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Ancora sul cedimento del viadotto sulla Ss Caltanissetta-Gela

L'Anas: ''Potrebbe essere stata una frana sotterranea a causare il cedimento del pilone''

23 maggio 2009

Quanto è successo lungo il viadotto sulla SS 626 Caltanissetta-Gela, poteva essere una vera e propria strage, e per Monia Greco rischia di diventare una personalissima tragedia.
Monia Greco, 32 anni, è una delle due persone rimaste ferite l'altro ieri sul viadotto 'Geremia II': l'auto sulla quale viaggiava insieme ai suoi due figli (rimasti entrambi illesi) si è schiantata contro il gradino di una quarantina di centimetri formatosi su un giunto della carreggiata, per l'improvviso cedimento di un pilone, nel viadotto. Le condizioni della signora Monia, che ha subito la frattura di due vertebre dorsali, restano stazionarie, ma rischia la paralisi degli arti inferiori. I medici del Vittorio Emanuele di Gela non si sbilanciano. Migliorano invece le condizioni dell' l'altro ferito, Gaetano Curasì, l'agente della polizia stradale che in un identico incidente con la moto di servizio, avvenuto quasi contemporaneamente a quello della Greco, ha subito la frattura del braccio destro e che è ricoverato al Sant'Elia di Caltanissetta, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. (LEGGI)

LE CAUSE - Potrebbe essere stata una frana sotterranea a causare il cedimento di un pilone di sostegno lungo un viadotto della statale 626 Caltanissetta-Gela. E' la ricostruzione dell'Anas, basata sui "primi rilievi della commissione nominata dal presidente Pietro Ciucci". Dai rilievi risulta che la pila interessata dal movimento è dotata di una fondazione del tipo a "pozzo", formata da una corona perimetrale di 30 pali trivellati della lunghezza di 20 metri ciascuno, con un pozzo di diametro interno di 9 metri, assolutamente adeguata ad affrontare ogni tipo di sollecitazione.
Gli accertamenti finora compiuti, ancora da completare, sembrano dunque imputare la causa del movimento a un movimento franoso sotterraneo, e come tale del tutto imprevedibile, provocato dai numerosi episodi eccezionali dal punto di vista meteorologico verificatisi nella zona tra febbraio ed aprile, per i quali le istituzioni locali hanno richiesto lo stato di calamità naturale.

L'Anas ha sottolineato infine che l'idoneità dei materiali impiegati nella costruzione del viadotto "è comprovata dai certificati ufficiali attestanti le prove di laboratorio. In particolare sono state eseguite all'epoca prove relative ai calcestruzzi e agli acciai presso i laboratori dell'Istituto di Costruzioni Stradali e di Scienze delle Costruzioni della Facoltà di Ingegneria e presso l'Istituto di Chimica Industriale dell'Università di Palermo, presso il laboratorio sperimentale per le esperienze dei materiali dell'Università di Pisa, presso il laboratorio sperimentale per le Resistenze dei Materiali dell'Istituto di Scienze delle Costruzioni dell'Università di Bologna e presso il Centro Sperimentale Stradale Anas di Cesano".

Il viadotto Geremia II, lungo 1.487 metri e costituito da 35 campate, è stato progettato negli anni Settanta e realizzato negli anni Ottanta. Il progetto esecutivo è stato realizzato nel 1978 dallo Studio Corona di Torino e i lavori da parte dell'impresa Rizzi Spa di Rovigo sono iniziati nel 1985 e ultimati nel 1990. In corso d'opera - tra il 1987 e il 1990 - sono state eseguite le prove di carico sui pali di fondazione e sugli impalcati. Il collaudo del viadotto è stato rilasciato il 18 maggio 1990, mentre il collaudo complessivo del lotto è del 12 marzo 1993. Il viadotto Geremia è stato inaugurato solo sedici anni dopo, il 14 febbraio 2006, nell’ambito dell'apertura al traffico di un tratto di 14 km dell'itinerario Caltanissetta-Gela, in quanto il lotto in cui è compreso (lotto 5, II stralcio) non era collegato ai lotti successivi e mancava di un vero collegamento con la viabilità minore.
Parallelamente alle analisi dell'Anas proseguono le indagini delle Procure di Caltanissetta e Gela, che hanno aperto due inchieste.
La Ss 626 è ancora chiusa da Gela al bivio di Butera, con il traffico deviato sulla vecchia e tortuosa strada provinciale 83.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Corriere.it]

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23 maggio 2009
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