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Andarsene via da un carcere sovraffollato

C'è chi evade e chi si toglie la vita. Negli ultimi giorni, nel carcere di Rebibbia, i protagonisti sono stati siciliani

15 aprile 2010

Alberto Ernandez Maggiore, di Palermo, e Cesare Genova, di Caltanissetta, due detenuti siciliani condannati all'ergastolo per omicidio, risultano evasi dal carcere romano di Rebibbia, dove non hanno fatto rientro domenica scorsa, giorno conclusivo di un permesso premio di dieci giorni che - secondo quanto si è appreso - era stato loro concesso dal Tribunale di sorveglianza di Roma per il periodo delle festività pasquali.
Dopo la fuga di Genova e di Maggiore, una lettera della compagna di uno dei due sarebbe stata trovata in cella e in essa si farebbe riferimento a un piano di evasione, anche se il particolare non è stato confermato dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (Dap). Uno dei due evasi - secondo quanto si è appreso -, nell'ambito del programma di trattamento carcerario, aveva saltuariamente e fino al dicembre 2009 svolto attività di pulizia presso la Scuola di polizia penitenziaria di Via di Brava, a Roma. Il Tribunale di sorveglianza di Roma avrebbe dato il via libera al permesso premio per le festività pasquali dopo un parere favorevole della direzione del carcere. Il Dap ha confermato, in una nota, che i due ergastolani non hanno fatto rientro in carcere dopo la fruizione di permessi regolarmente concessi dalla magistratura di sorveglianza in occasione delle festività pasquali.

"Deve indubbiamente far riflettere il fatto che due detenuti condannati all'ergastolo per omicidio risultano evasi dal carcere romano di Rebibbia, dove non hanno fatto rientro domenica scorsa, giorno conclusivo di un permesso premio dieci giorni che sarebbe stato loro concesso dal Tribunale di sorveglianza di Roma per il periodo delle festività pasquali. Sia chiaro: le misure alternative alla detenzione servono nel percorso di reinserimento sociale non deviante, anche nei confronti di quei (pochi) soggetti con numerose esperienze penitenziarie che riescono a ottenere l'applicazione di una forma di esecuzione della pena di carattere extra-carcerario''. Questo è quanto affermato da Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
"Ma non si faccia di tutta l'erba un fascio: le evasioni sono percentualmente minime rispetto all'alto numero di soggetti detenuti che godono di benefici penitenziari - ha continuato - Altrettanto vero è che alla Polizia Penitenziaria deve essere affidato un ruolo di maggiore importanza ai fini dell'istruttoria relativa alla concessione o meno di benefici penitenziari in relazione all'importante e fondamentale attività di osservazione, raccolta e analisi dei dati riguardanti i detenuti che potrebbero accedere alle misure stesse. Certo, anche il pesante sovraffollamento non agevola questo prezioso e importante compito".

Martedì sera, sempre nel carcere di Rebibbia, un altro detenuto siciliano si è tolto la vita: Daniele Bellante, di 31 anni, si è impiccato annodando una striscia di tessuto alla finestra della cella. Originario di Vittoria (RG), Bellante, secondo quanto si é appreso al momento, era un pluripregiudicato, fino al 2009 sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Per essersi allontanato da Vittoria, violando così le restrizioni delle misure di prevenzione, era stato arrestato nell’ottobre dello scorso anno.
Bellante è il ventesimo detenuto che si è tolto la vita dall’inizio dell’anno nelle sovraffollate carceri italiane.

[Informazioni tratte da GdS.it, Adnkronos/Ing, LiveSicilia.it]

- E' allarme suicidi nelle carceri italiane (Guidasicilia.it, 12/04/10)

 

 

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15 aprile 2010
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