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Angelino Alfano non ritira il 'ddl intercettazioni'

Il Guardasigilli: ''Di ritirare quel disegno di legge non se ne parla nemmeno''

26 novembre 2009

"E' incoerente che vengano propugnate politiche sulla sicurezza e poi vengano tolti, ai magistrati e alle forze di polizia, gli strumenti di contrasto contro il crimine organizzato, come la normativa che limita le intercettazioni di fatto rendendo inutile il ricorso a questo mezzo di indagine".
Queste le parole che il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso ha detto l'altro ieri davanti alla Commissione giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, sul ddl intercettazioni (LEGGI).
Disegno di legge che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, non ha la minima intenzione di ritirare, così come da lui stesso affermato ieri, all'uscita dalla sua audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti. "Abbiamo proposto al Parlamento 15 mesi fa un disegno di legge - ha spiegato Alfano - che è stato già approvato dalla Camera dei deputati con una maggioranza a scrutinio segreto più ampia di quella che sostiene il governo Berlusconi" (LEGGI). Quindi, ha continuato il ministro, "è una valutazione del Parlamento molto solida, irrobustita non solo dal voto finale a scrutinio segreto, ma anche da tutti i voti precedenti che sono stati operati presso la Camera, molti dei quali anche loro a scrutinio segreto".
"Adesso - ha proseguito il Guardasigilli - il tutto è alla valutazione del Senato, quindi di ritirare quel disegno di legge non se ne parla nemmeno". Alfano si è augurato poi che "l'impianto di fondo del disegno di legge resti inalterato perché noi vogliamo aumentare la privacy dei nostri concittadini, fare sì che non ci siano più abusi delle intercettazioni ed evitare che vi sia una spesa fuori controllo". Dunque, ha sottolineato ancora il ministro, "non intendiamo, e non lo faremo mai, tagliare le unghie ai magistrati, ma intendiamo rafforzare i diritti dei cittadini a cominciare da quello sulla privacy".

Ritornando sul 'processo breve', il ministro ha detto che la valutazione "intorno all'1%" dell'impatto che la sua introduzione avrebbe sui procedimenti aperti in Italia, è "una valutazione fondata su numeri certi". Comunque il Guardasigilli ha spiegato che non ha "alcuna intenzione", e così il governo, "di attivare una guerra di cifre". Alfano ha quindi aggiunto: "Le nostre non sono valutazioni sondaggistiche, né a campione, sono tratte dalle rilevazioni trimestrali che giungono dagli uffici giudiziari del nostro paese". Quanto alle "altre cifre che oscillano dal 10 al 50-60%", il Guardasigilli ha detto che tutti coloro che le hanno date almeno "le portino con un minimo di attendibilità scientifico-statistica all'attenzione del Parlamento, così come abbiamo chiesto di fare noi del governo" (LEGGI).
Parlando del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, il ministro ha sottolineato che non esiste alcuna ipotesi di variazione. "Quello che risulta - ha aggiunto Alfano - è invece che il ministro Maroni ed il sottoscritto, presieduti dal presidente Berlusconi, faranno l'esatto contrario", ha spiegato il Guardasigilli con riferimento alla presentazione del "Piano straordinario di lotta alla mafia che è stato già annunciato e sul quale stiamo già lavorando". Il ministro ha poi ricordato come siano state già approvate "numerose norme che hanno prodotto una straordinaria quantità di sequestri e di confisca di beni immobili e di denaro liquido, già fluite nel Fondo Unico Giustizia e a queste norme ne aggiungeremo altre".
Quanto ai reati contro l'ambiente sono allo studio norme più severe. Parola di Alfano che insieme al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, sta lavorando al progetto di adeguare la normativa penale. "Stiamo svolgendo una attività di forte contrasto alla criminalità organizzata - ha detto Alfano - e lo faremo anche per quanto riguarda i crimini ambientali". Il Guardasigilli ha spiegato che, "il tema di fondo che oggi è all'attenzione del governo nazionale è quello di adeguare la normativa penale di contrasto ai delinquenti che si occupano di ambiente dal punto di vista dell'introduzione di norme penali più severe, dal Codice penale alle leggi speciali, e lo faremo con forza". Quanto ai tempi Alfano ha spiegato che: "Alcune norme noi prevediamo di inserirle già nel percorso della legge comunitaria per il 2009 che è all'esame del Senato, ne ho già fatto cenno al ministro Ronchi - ha aggiunto - e pensiamo quindi che una prima parte possa trovare allocazione immediata lì". [Adnkronos/Ing]

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26 novembre 2009
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