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Angelo D'Arrigo, l'uomo che vola sopra le vette più alte del mondo, in Italia dopo ''Aconcagua Flight Xplorer 05''

24 gennaio 2006

Angelo D'Arrigo, 44 anni, pilota siciliano di volo libero (cioè il volo senza motore), noto per aver scavalcato l'Everest in deltaplano nel 2004, è rientrato in Italia dall'Argentina dove ha sorvolato l'Aconcagua (6962 m), la vetta regina della Cordigliera delle Ande, la seconda catena più alta al mondo.
D'Arrigo è da tempo protagonista di imprese ispirate, ora dal mondo degli uccelli migratori, ora da quello dei rapaci, quali il Condor delle Ande, il veleggiatore più avanzato della specie, avvistato perfino a quote prossime ai 10000 m.
La partenza della spedizione italiana, denominata ''Aconcagua Flight Xplorer 05'' e composta da 12 persone, era avvenuta il 6 dicembre. Raggiunta Puente del Inca, cittadina a circa 20 km dalla frontiera con il Cile, sono iniziate le complesse operazioni di ambientazione e preparazione del sorvolo dell'Aconcagua, o ''Sentinella di Pietra'', la montagna sacra degli Incas, effettuato poi in due ore. Successivamente, per le pessime previsioni meteo in questa regione, D'Arrigo si è spostato nella zona di Rivadavia, dove si erge il vulcano Tupungato; qui ha stabilito un nuovo primato di quota toccando i 9100 m.

Il deltaplano di D'Arrigo è decollato al traino di un ultraleggero pilotato dal britannico Richard Meredith, uno specialista di questi mezzi a motore. Dopo lo sgancio, ha proseguito i voli, sfruttando la gigantesca onda meteorologica generata dallo scontro dei venti dell'Oceano Pacifico con le pareti delle Ande, prima di planare a terra.
Estreme le condizioni ambientali: temperature intorno a -50°, rarefazione dell'aria e conseguente rischio letale d'ipossia, cioè la mancanza d'ossigeno nel sangue, forti turbolenze e pressione atmosferica ridotta del 75%.
Contrariamente a quanto fece sull'Everest nel 2004, contro l'ipossia D'Arrigo non ha usato il respiratore, ma una tecnica yoga denominata ''pranayama''. La preparazione del pilota è stata seguita dal Centro Sperimentale Volo dell'Aeronautica Militare Italiana. Hanno collaborato il Centro Ricerche Fiat-Elasis, la Fiat Auto di Torino e l'Università di Venezia.
Sull'impresa sarà realizzato un documentario per il National Geographic Channel.

Gustavo Vitali
Federazione Italiana Volo Libero

www.fivl.it

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24 gennaio 2006
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