Annullata la condanna all'ergastolo per il boss Tagliavia
La Cassazione ha disposto un appello bis per la strage di via dei Georgofili. Del tutto prosciolto per gli attentati di Milano e Roma
Nell’ottobre del 2011 la corte d'assise di Firenze ha condannato all'ergastolo il boss Francesco Tagliavia, 57 anni, accusato di aver svolto un ruolo nell'organizzazione degli attentati mafiosi del '93 a Roma, Firenze e Milano. Gaspare Spatuzza e Pietro Romeo fra i principali accusatori di Tagliavia.
Accusato di avere commesso diversi omicidi con il gruppo di fuoco del boss Riina, l’uomo era stato condannato per il ruolo che avrebbe avuto in tutte le stragi: l'attentato a Maurizio Costanzo a Roma, il 14 maggio del '93, la strage dei Georgofili a Firenze del 27 maggio del '93, e gli attentati a Milano del 27 maggio del '93, a Roma del 28 maggio del '93, e di quelli falliti allo stadio Olimpico, il 23 gennaio del '94 e a Formello il 14 aprile del '94 (LEGGI).
Dopo tre anni la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna all'ergastolo per Francesco Tagliavia disponendo un appello bis per la strage di via dei Georgofili. I supremi giudici, invece, lo hanno del tutto prosciolto per gli attentati stragisti di Milano (via Palestro) e Roma (via Fauro, Velabro e stadio Olimpico). Il verdetto è stato emesso dalla VI sezione penale che ha accolto il ricorso della difesa.
In particolare, la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna di Tagliavia per la strage di via dei Georgofili a Firenze dell'11 maggio 1993 in relazione alle accuse di strage, devastazione, porto di esplosivo e furto di una macchina.
Nell'attentato mafioso morirono cinque persone e tra loro due bambine, ci furono 48 feriti e vennero danneggiate 148 opere d'arte.
Nel ricorso in Cassazione la difesa di Tagliavia ha sostenuto il vuoto probatorio a carico del boss di corso Dei Mille. Secondo la difesa, inoltre, non ci sono prove che Tagliavia partecipò - come invece sostenuto da Spatuzza - alla fase ideativa della strage avvenuta nella villa di Santa Flavia.
Senza successo, invece, la Procura della Cassazione, rappresenta da Luigi Riello, che aveva chiesto la conferma della condanna di Tagliavia emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze il 10 ottobre del 2013. Secondo il pg la sentenza di condanna non era "lacunosa ma svolgeva una valutazione attenta e un ragionamento probatorio stringente" sul coinvolgimento di Tagliavia nelle stragi. Il boss aveva "un ruolo di cerniera tra la 'base operativa' e i fratelli Graviano" ed inoltre contro di lui non ci sono solo i riscontri "di Spatuzza ma anche numerose altre testimonianze" dei pentiti.
Quelle di Spatuzza, su Tagliavia, sono state delle dichiarazioni "tardive" ha ricordato lo stesso Riello ma non per questo "non credibili".
Il collegio della Sesta sezione penale era presieduto da Franco Ippolito, il consigliere relatore Leo Guglielmo, e i consiglieri Anna Petruzzellis, Gaetano De Amicis e Giorgio Fidelbo. La Regione Toscana e il Comune di Firenze si sono costituiti parte civile anche in Cassazione e sono stati rappresentati dall'avvocato Danilo Ammannato che difendeva anche venti famigliari delle vittime. All'udienza in Cassazione è stata presente anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime di via dei Georgofili.