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Anticipo della primavera afghana

Strage di civili in Afghanistan. Americani e talebani preparano il terreno per la nuova e preannunciata guerra?

05 marzo 2007

Diciannove morti , o forse di più, tra i civili afghani in soli due giorni. Nella notte tra domenica e lunedì un attacco aereo, avvenuto durante uno scontro a fuoco tra soldati Isaf (forza internazionale di assistenza alla sicurezza) e militanti taleban, ha causato la morte di nove persone.
Secondo la ricostruzione dei fatti i ribelli nella notte hanno preso di mira una base Nato proprio nella provincia, appena a nord di Kabul: quando i militari hanno risposto al fuoco, ha spiegato il governatore della regione, un raid aereo ha colpito una casa civile e ha ucciso un uomo, tre ragazzi e cinque donne.
Ma quello della notte è stato solo l'ennesimo ''incidente'' che ha provocato la morte di donne e bambini. Domenica, sempre nel corso di un'imboscata a un convoglio americano nella provincia orientale di Nangarhar, i marines hanno risposto aprendo il fuoco in direzione della folla.
Risultato: almeno 10 vittime tra i civili.

''Viaggiavamo tranquilli. Di colpo, sparavano dappertutto. Abbiamo bloccato la macchina, gli americani ci hanno superato e hanno cominciato a sparare addosso anche a noi. Erano tre Humvee e sparavano tutt'e tre''. [Testimonianza di Mohammad Isaq, 15 anni, ferito al braccio sinistro e all'orecchio destro].
''Correvano e tiravano. Hanno aperto il fuoco su 14 o 15 macchine che stavano passando. Accostavano e tiravano su chiunque, fosse in auto o a piedi''. [Testimonianza di Tur Gul, 38 anni, colpito due volte alla mano destra].
''Dal primo blindato americano hanno sparato per fermarci. Ci siamo fermati, così il mitragliere del primo mezzo in colonna ha smesso. Ma è spuntato il mezzo dietro ed è stato lui a spararci contro. Invertivano il senso di marcia e sparavano da una parte, poi giravano di nuovo e sparavano da un'altra. Ho anche visto che colpivano un contadino''. [Testimonianza di Ahmed Najib, 23 anni, preso al fianco destro].

La versione americana, diffusa in un comunicato, dice che le truppe americane hanno risposto al fuoco per difendersi, ma non chiarisce come siano stati uccisi e feriti i civili. Di certo, l'esplosione che ha preso di mira il convoglio non ha fatto vittime tra i soldati stranieri.
Ecco la descrizione di una missione di pace che ogni giorno spara. In Afghanistan tira una brutta aria e la tensione è altissima. Ciò che è successo sembra un tragico anticipo di quello che potrà succedere in primavera, quando le truppe americane sferreranno il loro nuovo attacco nei confronti dei Taliban. E non è detto che questa primavera sia già cominciata.
In Afghanistan la paura di assalti suicida e di imboscate è sempre più grande, e la ''licenza d'uccidere'' dei troppi soldati allo stremo, tira una fune ormai troppo tesa.
Legittima difesa o rappresaglia? Secondo il governatore di Nangarhar Mohammad Khan Katawazi, la colpa è da attribuire agli americani ''che hanno perso la testa''. Ma gli americani non ci stanno: ''E' stata una vera imboscata - ha detto il tenente colonnello David Accetta -. Un lungo scambio a fuoco, i tiri venivano da più direzioni. Siamo dispiaciuti per la morte di innocenti cittadini, ma questo è il prodotto d'un atto vigliacco compiuto da estremisti talebani''.

''I civili ammazzati sono colpa della risposta esagerata degli americani'', ha detto Abdul Ghafur, della polizia locale. A ripeterlo Zemeri Bashary, del ministero dell'Interno: ''La maggior parte delle vittime è colpa dei militari''. Questa è anche la certezza delle centinaia di persone furiose che dopo la strage si sono buttate in strada, a lanciare sassi e a gridare ''morte all'America!'', ''morte a Karzai!''.
La dinamica dei fatti rimane ancora incerta, e nessuna fonte ufficiale afghana ha confermato la versione dei marines.
Un reporter dell'Afp ha raccontato d'aver visto almeno sette-otto auto completamente traforate di proiettili, mentre il direttore dell'ospedale di Nangarhar, Ajmel Pardus, ha riferito che ''alcuni feriti sono stati colpiti anche da più pallottole''.
Inoltre, un episodio grave accaduto a due giornalisti dell'Ap, sembra spiegare che i soldati Usa dovevano nascondere qualcosa: infatti ai due giornalisti i marines hanno strappato di mano le macchine fotografiche e telecamera. ''Avevo ripreso un'auto con sopra quattro cadaveri - ha raccontato Rahmat Gul, uno dei due giornalisti -, un soldato mi ha minacciato con un pugno di mollargli il materiale. Gli ho risposto che ero stato autorizzato da un ufficiale. Niente: l'ha preso e l'ha cancellato''.

Il ministero dell'Interno e la presidenza dell'Afghanistan hanno fissato il bilancio della sparatoria in 10 civili uccisi mentre gli americani avevano parlato di 8 morti. La presidenza ha poi diramato una dura nota in cui si legge che ''Karzai ha condannato con forza l'incidente innescato da un attacco suicida che ha indotto le forze della coalizione a sparare sui civili causando la morte di 10 persone''.
La Nato e il governo di Kabul hanno promesso un'inchiesta, ma in passato le inchieste su incidenti analoghi si sono sempre risolte con la semplice constatazione che le vittime erano civili.

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05 marzo 2007
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