Appaloosa
Il western è morto, viva il western! Ed Harris ha scritto, diretto e interpretato un western classico
Noi vi segnaliamo...
APPALOOSA
di Ed Harris
Territori del New Mexico, 1882. Lo sceriffo Virgil Cole ed il suo vice Everett Hitch vengono assoldati dalla comunità di minatori di Appaloosa, una cittadina senza legge, che deve difendersi dai soprusi di Randall Bragg, proprietario terriero e uomo senza scrupoli. Tuttavia, l'arrivo di un'attraente vedova, Allison French, scombussolerà i piani dei due amici...
Anno 2008
Nazione USA
Produzione Ed Harris, Robert Knott e Ginger Sledge per Axon Films, Groundswell Productions, New Line Cinema
Distribuzione 01 Distribution
Durata 116'
Regia Ed Harris
Sceneggiatura Robert Knott, Ed Harris
Tratto dal romanzo omonimo di Robert B. Parker
Con Ed Harris, Viggo Mortensen, Renée Zellweger, Jeremy Irons
Genere Western
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"Ogni cinque o sei anni salta fuori una rinascita del western; che poi si smorza in fretta, fino alla resurrezione successiva. Ciò non toglie che, anche dopo il declino di quello battezzato da André Bazin "il genere americano per eccellenza", di tanto in tanto arrivi sugli schermi un nuovo film sulla Frontiera di buona, e anche ottima, qualità: grazie soprattutto, negli ultimi decenni, a Clint Eastwood e Kevin Costner. La scena si è riprodotta di recente: con il remake di "Quel treno per Yuma", profetizzato come capofila di un ennesimo revival e, invece, riuscito maluccio. Decisamente migliore il risultato di Ed Harris: alla seconda regia dopo il biopic su Pollock, l'attore s'è innamorato di un romanzo di Robert B. Parker ambientato in una cittadina del New Mexico nel 1880 e ne ha fatto un film. Vi ha coinvolto il collega Viggo Mortensen, realizzando la promessa reciproca di tornare a lavorare insieme dopo "A history of violence". La storia riassume i caratteri più tipici del genere con villaggi oppressi dai fuorilegge, giustizieri senza paura, amicizie virili, vendette e "gunfight", i duelli al sole che rappresentano il clou del paradigma drammatico del vecchio West.
Randall Bragg (Jeremy Irons), proprietario terriero e spietato capobanda, ammazza lo sceriffo e i suoi aiutanti onde spadroneggiare a suo piacimento nel territorio. A mettergli i bastoni tra le ruote arrivano due tutori della legge dai modi sbrigativi: Virgil Cole (lo stesso Harris), che s'impegna a difendere la città in cambio dei pieni poteri, e il suo braccio destro Everett Hitch (Mortensen). Il binomio maschile è la risorsa migliore di Appaloosa: uniti da una complicità consolidata nel pericolo, i due interagiscono alla perfezione senza far spreco di parole, secondo quella legge non scritta del western che predilige gli eroi laconici e di molta azione. Gradualmente, però, gli avvenimenti sparigliano le premesse. Se l'aiutante (apparentemente figura di secondo piano, in realtà la parte solida del duo) è il più degno erede del suo socio, il mentore interpretato da Harris si rivela un uomo stanco del ruolo di giustiziere, affaticato del proprio mito e percorso da una violenza interiore che ne mina l'equilibrio. A far precipitare la situazione, il duro Virgil s'innamora di Allison French (Renée Zellweger), vedovella enigmatica e freddamente calcolatrice. Nell'importanza attribuita al personaggio femminile risiede un punto di debolezza del film (il western, si sa, è piuttosto refrattario alle donne); che se da una parte mostra un rispetto quasi deferente per il mito, dall'altra scambia a tratti l'epica con la commedia, scontando qualche squilibrio di tono narrativo. In complesso, però, la missione di Harris è abbondantemente riuscita. Come regista, Ed conserva un sicuro controllo della macchina da presa, percorre i paesaggi desertici con solenni panoramiche, riprende i pistoleros a figura intera o in piano americano (l'inquadratura "ad altezza di colt"). Soprattutto, va al sodo; senza fronzoli e senza perder tempo. Come un vero eroe del West."
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
"Equamente diviso fra azione e introspezione, per quanto la parola possa adattarsi a un western, servito da un uso brillante dei dialoghi, sia quando i protagonisti parlano pochissimo (quasi sempre), sia quando invece cercano di analizzare i loro sentimenti e i comportamenti non proprio leali della vedova French, 'Appaloosa' è una specie di 'Jules e Jim' della frontiera (Truffaut ci perdoni) che usa tutti i cliché del genere, a partire dalla classica amicizia virile, per smontare con sottigliezza e humour i pregiudizi dei personaggi. E degli spettatori, naturalmente. L'accostamento fra stile classico e sensibilità moderna disturberà i puristi. Noi, strano a dirsi, abbiamo capito qualcosa in più delle donne dopo due ore di paesaggi, cavalli e sparatorie. Anche il West non è più quello di una volta."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
"Una ventata d'aria pura. Un soprassalto del cuore. Ci voleva la proiezione speciale di 'Appaloosa' per fare viaggiare all'indietro nel tempo e ritornare a quando gli schermi delle sale sapevano incendiare la fantasia e i film, puntata dopo puntata, potevano inciderci la loro moderna versione dell'epica. La grande magia è avvenuta grazie al talento e alla passione di Ed Harris, attore super già cimentatosi con la regia ('Pollock'), che traspone nel nitore anticato della fotografia di Dean Semler un romanzo ambientato nel selvaggio West di fine Ottocento. (...) L'accoppiata Harris-Mortensen funziona a mille, sia nelle ariose e avvincenti sequenze di cavalcate, agguati e sparatorie, sia negli intermezzi attraversati da una tagliente ironia debitrice della revisione mitografica di Sergio Leone. Ma quello che conquista è lo spirito del racconto, baldanzoso e brutale, romantico e malinconico: la mano di Harris è quella tipica del 'raccontatore di storie', asciutta e sicura, in grado di trarre emozioni dagli stereotipi del genere."
Valerio Caprara, 'Il Mattino'
"Il western è morto, viva il western. Dato periodicamente per spacciato e puntualmente risorto ecco un genere che non si decide a sparire dalla storia del cinema. Ma finché ci saranno film come 'Appaloosa' il western godrà di lunga e felice vita. Prendete infatti tutte le situazioni più caratteristiche del filone - una cittadina vessata dai banditi, i notabili che assoldano uno sceriffo per difenderla, una donna che sopraggiunge a romperne gli equilibri - aggiungetevi tutte le atmosfere tipiche - l'amicizia virile, il romanticismo dei paesaggi, il fascino dei silenzi - e avrete 'Appaloosa'. Ovvero un western assolutamente classico."
Giacomo Vailatti, 'Avvenire'
"'Appaloosa' è un western ultraclassico che però non dimentica di interrogarsi sulla storia del genere e su quella del suo Paese. Raccontando la storia di Virgil e Everett (...), il film da una parte si riallaccia alla grande tradizione western (lo spunto ricorda 'Ultima notte a Warlock' ma anche 'Sfida infernale') e dall'altra riprende il tema che Harris aveva esplorato nel suo esordio da regista ('Pollock): la forza di una vocazione e l'impegno a essere coerente con se stesso fino in fondo. (...) In questo modo la riflessione sui compiti dell'uomo e su quello cui si deve rinunciare per essere coerenti si lega a un'appassionata rivisitazione delle radici storiche dell'America e del suo genere cinematografico per eccellenza."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'
"In una storia classica, in cui ci sono i buoni e i cattivi con la faccia da duri, si inserisce una vedova un po' 'allegra' (Renée Zellweger), di cui Virgil si innamora. Un racconto che si ispira ai grandi classici del western americano, ma che è originale per quanto riguarda l'ironia sottile nei dialoghi scritti e recitati magnificamente e anche nell'irrisolto, per un western, ritratto fatto del ruolo femminile."
Giampiero De Chiara, 'Libero'
"La carta vincente di Ed Harris, regista che come Tommy Lee Jones sa mettere in campo (e fuori) la sua esperienza d'attore, è l'umorismo intelligente con cui maneggia il genere, le citazioni e i piccoli omaggi senza che questi però divengano mai post. La sua 'Appaloosa', anche se vi ritroviamo tutte le figure del Mito americano, vive comunque una dimensione assolutamente contemporanea. Non postmoderna ma forse di smarrimento, esercitato anch'esso con grazia lieve, nella recitazione, nel tono sospeso di frasi e battute, in quei lampi di autoironia che illuminano anche le frasi più cattive, o quel maschismo ostentato in realtà fragile di facilissima seduzione. Alla fine 'Appaloosa' e i suoi irresistibili eroi vivono fuori dal tempo, anzi appartengono al presente, e lì in quel confine remoto, l'America oggi non è troppo lontana."
Cristina Piccino, 'Il Manifesto'
Note - Proiezione speciale al Festival Internazionale del Film di Roma (III edizione, 2008)