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Archiviazione per i fratelli Lombardo

La Procura di catania ha chiesto l'archiviazione per Raffaele e Angelo Lombardo, indagati per concorso esterno in associazione mafiosa

13 marzo 2012

Si è conclusa ieri davanti al gip Luigi Barone la seconda udienza camerale sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Catania nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa, indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il governatore, come già avvenuto altre volte, non si è presentato in aula. Al centro dell'udienza la sollecitazione del giudice a Procura e a difensori dei due indagati di svolgere accertamenti su alcuni punti contenuti nella richiesta di archiviazione. Il gip ha chiesto in particolare di chiarire alcuni aspetti riguardanti la caratterizzazione di presunti rapporti, nel periodo elettorale, tra l'onorevole Raffaele Lombardo ed esponenti della cosche mafiose.
La posizione di Raffaele e Angelo Lombardo è stata stralciata dall'inchiesta Iblis nata da indagini di carabinieri del Ros su presunti rapporti tra mafia, affari e politica. Per i fratelli Lombardo la Procura ha invece disposto la citazione a giudizio per reato elettorale dal giudice monocratico di Catania.

Ebbene, ci sono prove su rapporti con esponenti di Cosa nostra, ma non esistono i presupposti giuridici per contestare il concorso esterno all'associazione mafiosa. Questa la valutazione ribadita dalla Procura di Catania, sostenuta dai procuratori aggiunti Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro.
Il tema giuridico portante, che non ha fatto cambiare idea ai magistrati, è la sentenza di assoluzione da parte della Cassazione per lo stesso reato di Calogero Mannino, citata anche nel caso del senatore Marcello Dell'Utri.
E' stato il capo della Procura, Giovanni Salvi, a spiegare che la decisione di tornare a chiedere l'archiviazione del fascicolo è legata all'attuale norma di legge sul concorso esterno all'associazione mafiosa. Secondo la Procura, infatti, vi sarebbero "elementi di prova su rapporti tra gli onorevoli Raffale e Angelo Lombardo ed esponenti di Cosa nostra, finalizzati a ottenere il sostegno dell'organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali". Ma, sottolinea il procuratore di Catania, "non vi sono invece elementi di prova sufficienti a ritenere che l'accordo si sia sostanziato in promesse concrete dei politici o in fatti che abbiano avuto efficacia causale sulla vita dell'associazione criminale, e cioè che l'abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Corte suprema di Cassazione a sezioni unite". Ovvero la famosa sentenza Mannino. Per questo adesso la Procura di Catania, che ha consegnato al gip gli atti delle varie inchieste Iblis, "attende serenamente la decisione del giudice su una complessa questione di diritto, che non intacca gli elementi di fatto, ma soltanto la loro valutazione in termini giuridici".

Diversa la posizione della difesa del presidente Lombardo: "Abbiamo ribadito - ha detto l'avvocato Guido Ziccone - che non risulta provata neppure la richiesta del voto da parte del presidente Raffaele Lombardo, perché è emerso che le persone alle quali erano stati dati i voti erano candidati non del Movimento per l'autonomia (Mpa) ma di altro partito".
Il gip Barone ha sollecitato un'ulteriore integrazione chiedendo l'acquisizione delle testimonianze dei tre pentiti, Francesco Ercole Iacona, Maurizio Di Gati e Maurizio La Rosa, che sono stati sentiti in videoconferenza il 6 marzo scorso dal tribunale monocratico davanti al quale si celebra il processo per reato elettorale ai due fratelli Lombardo.
L'udienza camerale davanti al gip Luigi Barone è stata aggiornata al prossimo 28 marzo con l'intervento del collegio di difesa di Angelo Lombardo.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

- "Avevamo l'ordine di votare Mpa" (Guidasicilia.it, 07/03/12)

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13 marzo 2012
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