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Archivio Genchi: grande mistificazione

Gioacchino Genchi: ''Tutti quei nomi eccellenti sono stati inseriti ad arte e non da me''

27 gennaio 2009

"Mai fatto intercettazioni in vita mia, compreso il periodo di attività che ho svolto nella polizia di Stato". E' quanto assicurato da Gioacchino Genchi, nel corso di un'intervista rilasciata a 'SkyTg24'. "Non ho mai effettuato neppure una intercettazione: né legale, né tanto meno illegale, che tra l'altro è punita dalla legge con l'aggravante per chi è pubblico ufficiale, per il quale è previsto l'arresto. Sfido chiunque a dimostrare il contrario", ha affermato."Se qualcuno sostiene che io abbia svolto intercettazioni, lo dica pure: così mi arrestano. Ma non esiste nessun archivio - ha ribadito - è in atto una grande mistificazione".

"Il mega archivio? Solo una mistificazione" ha affermato il consulente informatico che su incarico della Procura della Repubblica di Catanzaro conduceva le inchieste 'Why not' e 'Poseidone' allora dirette da Luigi De Magistris. "C'è stata una fuga di notizie, con nomi inseriti ad arte".
I nomi di Berlusconi, Prodi, De Gennaro, Spataro nell'archivio Genchi? "Questa fuga di notizie, in cui sono stati inseriti ad arte quei nomi, è l'aspetto più evidente della mistificazione, in cui poi a catena sono caduti i politici", ha replicato Genchi nel corso dell'intervista. "Perché quei nomi? - si chiede lui stesso - i tabulati, di cui De Magistris ha disposto l'acquisizione, risultano agli atti che saranno esaminati anche dal Copasir; e dunque si saprà quali sono le utenze telefoniche e i soggetti interessati - ha premesso - la cosa più grave è che sono stati inseriti, ripeto 'ad arte', una serie di nomi che non c'entravano nulla con l'indagine".
Ad esempio, ha spiegato ancora Genchi, "inserire in quell'elenco il nome del procuratore Armando Spataro significava schierare contro De Magistris i tre quarti della magistratura italiana, per la levatura e il peso carismatico che ha Spataro e la sua corrente, presso tutti gli altri magistrati, per il ruolo che ha avuto nel Csm e per quello attuale di magistrato di punta. Ma Spataro non c'azzecca nulla: il suo nome è stato inserito nell'elenco appositamente per tagliare i ponti a De Magistris. Questo, forse, l'Anm ancora non l'ha capito: cominciamo a spiegarglielo bene, così anziché gli anticorpi cominceranno a utilizzare gli antibiotici...".

Quanto a De Gennaro, "forse pensavano che, inserendo il suo nome, De Gennaro avrebbe poi fatto fuori Genchi. Ma siccome De Gennaro è una persona molto intelligente, che è stato capo della Polizia, ha capito che è una 'bufala' e che lui non c'entra assolutamente niente in questa indagine, né a titolo attivo, né a titolo passivo, né a titolo omissivo. Si sta parlando della acquisizione dei tabulati, della radiografia che si stava facendo sull'indagine, senza parlare di quello che c'è dentro i tabulati che sono stati acquisiti: come fare un processo alla tac del malato, senza considerare cosa ha il malato, che sta morendo".
"Dopo il trasferimento dei magistrati di Salerno che avevano svolto indagini sull'operato dei magistrati di Catanzaro, rimaneva un teste scomodo, un soggetto che non poteva essere trasferito dal Csm, che purtroppo giocoforza è depositario di un'attività di accertamenti, di acquisizioni, di risultanze, che potrebbero essere scomode per molti". E' questa la motivazione per la quale si sta puntando il dito contro di lui e il suo archivio, che ribadisce essere solo frutto di "una mistificazione, con nomi inseriti ad arte".

"Ci sono due vicende di una gravità inaudita: De Magistris, nell'ambito dell'indagine 'Why not', aveva ricevuto e stava lavorando su una denuncia del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e su un'attività che gli era stata sollecitata dal suo procuratore di Catanzaro fino all'ultimo giorno in cui è stato in servizio, che riguardava l'indagine Fortugno e la faida di San Luca. La fuga di notizie ha determinato che tutte le intercettazioni dei carabinieri saltassero, che le persone che si volevano arrestare si rendessero latitanti e che probabilmente si commettessero altri omicidi" ha denunciato Genchi parlando ancora con 'SkyTg24'.
Il consulente ha osservato che "mentre in altre realtà giudiziarie si sono potute fare le indagini e si sono potute verificare le condizioni di partenza, come ad esempio a Palermo per il processo ad Andreotti; invece a Catanzaro ci si è mossi appena si sono acquisiti i tabulati, ovvero l'atto più insignificante di un'indagine da cui si parte per verificare i presupposti minimi anche in favore degli stessi indagati. Il problema - ha sottolineato infine Genchi - è proprio la Calabria e le collusioni che dalla Calabria partono in tutte le direzioni nazionali: è il problema delle sue incrostazioni". [Adnkronos]

- "Se esce una sola intercettazione su di me lascio l'Italia" (Guidasicilia.it, 26/01/09)

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27 gennaio 2009
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