Arrestata a Teheran la sorella del premio Nobel Shirin Ebadi
''Arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro. Lei non è un'attivista e non ha mai partecipato alle proteste''
L'intelligence iraniana ha arrestato la sorella di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003. Lo ha annunciato la stessa Ebadi, spiegando che tre uomini e una donna si sono presentati ieri sera presso l'abitazione di sua sorella a Teheran. Dopo una perquisizione dell'edificio, hanno prelevato la donna, Nushin Ebadi, 47anni, e portato via il suo computer.
"L'hanno arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro", ha detto alla Cnn Shirin Ebadi, avvocatessa e attivista per i diritti umani di 62 anni. "Mia sorella, la dottoressa Nooshin Ebadi, non ha fatto nulla di male, non è coinvolta nelle mie attività per i diritti umani e non ha mai partecipato ad alcuna protesta", ha aggiunto (LEGGI). "Non so dove è detenuta e perché è stata arrestata. L'hanno arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro".
Shirin Ebadi, che si trova all'estero dalle elezioni presidenziali dello scorso giugno, ha continuato a criticare il regime. "L'arresto di mia sorella è un atto illegale. Il Paese ha bisogno ora di calma più che in qualsiasi altro momento e questo può essere ottenuto solo rispettando la legge. Ogni atto illegale avrà conseguenze negative".
Il sito web Rahesabz, vicino ai riformisti, ha inoltre riferito dell'arresto di tre giornalisti e di un'attivista dei diritti umani. Uno è Mashallah Shamsolvaezin, un importante giornalista riformista. "Sei uomini in borghese si sono presentati a casa sua ma lui ha opposto resistenza. Un'ora dopo però quattro uomini lo hanno raggiunto a casa minacciando di usare la forza se non fosse andato con loro", si legge sul sito. Morteza Kazemian, giornalista del quotidiano riformista Etemad e di altri siti web dell'opposizione, e l'attivista Mansoureh Shojai sono stati arrestati intorno alla mezzanotte, mentre un altro giornalista, Mohammad Javad Saberi, è stato arrestato nei pressi dell'università di Teheran in via Enghelab.
L'Iran ha confermato anche l'arresto di un giornalista di origine siriana che lavora per il gruppo editoriale Dubai Media Corporation e che risultava disperso dopo gli scontri dei giorni scorsi. A darne notizia è stato lo stesso gruppo per cui il 27enne Reza al Bacha lavora. Del giornalista, che lavora da un anno in Iran, non si avevano notizie da domenica scorsa.
Il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani ha chiesto in un discorso al parlamento "il massimo della pena" per chi ha causato i disordini degli ultimi due giorni a Teheran, precisando tuttavia che occorre fare una distinzione fra i "contro-rivoluzionari", che andrebbero processati con il massimo rigore, e l'opposizione riformatrice. Larijani non ha chiesto l'arresto dei responsabili dell'opposizione - al contrario di quanto hanno fatto ieri numerosi esponenti del regime - invitando "coloro che si sono lamentati delle elezioni (che hanno portato alla conferma del presidente Mahmoud Ahmedinejad, ndr) a non esprimersi con nuove dichiarazioni che rendano l'atmosfera ancora più tesa". [Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it, Corriere.it]
Chi è Shirin Ebadi - Avvocato e pacifista iraniana, il 10 dicembre 2003 le fu conferito il Premio Nobel per la pace. Fu la prima iraniana e la prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento.
Nata ad Hamadan nella parte nord-occidentale del paese, il padre, Mohammad Ali Ebadi, era docente di diritto commerciale. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Tehran. Dal 1965 studiò giurisprudenza presso l'università di Tehran e subito dopo la laurea partecipò agli esami per diventare magistrato. Cominciò la sua carriera nella primavera del 1969 proseguendo nel contempo gli studi fino ad ottenere, nel 1971, un dottorato in diritto privato. Dal 1975 al 1979 ricoprì la carica di presidente di una sezione del tribunale di Tehran.
Dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 fu costretta, come tutte le donne giudice, ad abbandonare la magistratura e solo dopo ampie proteste, le fu riconosciuta la possibilità di collaborazione al tribunale con il ruolo di "esperta di legge". Shirin Ebadi considerò la retrocessione intollerabile e per alcuni anni la sua attività fu limitata alla pubblicazione di numerosi libri e articoli. Solo nel 1992 ottenne l’autorizzazione a operare come avvocato e aprì uno studio proprio.
Nel 1994 fu una dei fondatori della "Society for Protecting the Child's Rights" un'associazione non-governativa della quale è tuttora dirigente. Nel 1997 ebbe un ruolo di rilievo nella campagna di sostegno del presidente riformista Mohammad Khatami.
Come avvocato è solita occuparsi di casi di liberali e dissidenti entrati in conflitto con il sistema giudiziario iraniano che resta uno dei bastioni dell’ala di governo più conservatrice. Spesso è parte civile in processi contro membri dei servizi segreti iraniani.
Nel 2000 fu accusata di disturbo alla quiete pubblica perché diffuse un video contenente la confessione di un militante di un gruppo di fondamentalisti islamici risultato segretamente ingaggiato dall’ala conservatrice del governo per spaventare i riformisti con delle spedizioni violente e intimidatorie e incursioni nelle assemblee e manifestazioni. Il processo si concluse con una condanna all’interdizione e la sospensione dall’attività di avvocato per cinque anni, la condanna fu in seguito ridotta.
Il 10 ottobre 2003 il comitato per il premio Nobel annunciò la decisione di conferirle il premio Nobel per la pace. Ha ricevuto nel 2007 il Premio Internazionale Vittorino Colombo, assegnatole dalla Fondazione Vittorino Colombo.
Nel novembre 2009 la polizia di Teheran ha fatto irruzione nel suo appartamento picchiando il marito e sequestrando il premio Nobel per la pace conferitole nel 2003. All'epoca dei fatti la Ebadi si trovava a Londra da giugno in una sorta di esilio autoimposto per sfuggire ad un mandato d'arresto per presunta evasione fiscale, che sarebbe potuto piombare su di lei al suo ritorno in patria. Ricevuta la notizia la donna ha dichiarato: "Nulla mi spaventa più, anche se minacciano di arrestarmi per evasione fiscale al mio rientro. Sostengono che debbo al governo 410 mila dollari in tasse arretrate per il Nobel: una fandonia visto che la legge fiscale iraniana stabilisce che i premi siano esentasse. Se trattano così una persona ad alto profilo come me, mi chiedo come si comportano di nascosto con uno studente o cittadino qualunque" e ha aggiunto: "Tornerò, sono stati i miei colleghi di Teheran a chiedermi di restare a Londra: 'Adesso ci sei più utile fuori', hanno detto". [Wikipedia]