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Arrestate subito Raffaele Lombardo!

La Procura della Repubblica di Catania smentisce seccamente la notizia diffusa oggi dalla stampa

12 maggio 2010

Secondo un articolo di oggi del quotidiano la Repubblica, firmato dai cronisti Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, il procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, insieme all'aggiunto della Dda Giuseppe Gennaro e i sostituti procuratori Agata Santonocito, Iole Boscarino e Antonino Fanara, avrebbero inviato al Giudice delle indagini preliminari una richiesta di arresto per Raffaele Lombardo e suo fratello, il deputato dell'MpA Angelo Lombardo. "Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato, devono essere arrestati", è scritto nell'articolo, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sempre secondo l'articolo la richiesta d’arresto è stata accelerata dalle fughe di notizie sull’inchiesta della Procura di Catania, inchiesta che la Repubblica rivelò in marzo. Il provvedimento viene ritenuto urgente anche perché magistrati e carabinieri del Ros temono inquinamento delle prove e tentativi di fuga. Infatti, da quando è diventata di dominio pubblico la notizia che il presidente della Regione ed il fratello deputato erano sotto inchiesta, gli indagati avrebbero preso delle "precauzioni", cercando di procurarsi pezze d’appoggio per potersi difendere dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Insieme ai fratelli Lombardo, si legge ancora nell'articolo, dovrebbero essere arrestati altri tre politici: due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell’Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all’area che si riconosce in Gianfranco Micciché e che appoggia il governo regionale di Lombardo), e il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, anche lui dell’Mpa.

C'è da dire subito che questa mattina la procura di Catania ha smentito seccamente la notizia di una richiesta d'arresto nei confronti del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, diffusa oggi dalla stampa. "Con riferimento alle notizie pubblicate sull'edizione odierna del quotidiano La Repubblica - dicono i magistrati etnei - al fine di evitare inopportune strumentalizzazioni dell'attività dell'ufficio in vista di finalità che le sono assolutamente estranee e alle quali non intende prestarsi, la procura distrettuale precisa che l'ufficio non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del governatore Lombardo o di altri politici, ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa, e a qualunque personaggio politico riferita, è pertanto del tutto priva di ogni fondamento". Conclude la procura: "Allo scopo, infine di evitare che attraverso iniziative mediatiche, anche dal doveroso riserbo dell'ufficio si tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni del medesimo, la  procura non interoquirà più in alcun modo sull'argomento".

Raffaele Lombardo ha deciso di rispondere prestissimo alle accuse contenute nella notizia, e già per stamane ha convocato una conferenza stampa convocata a Palazzo d’Orleans.
Intanto sul blog del governatore è stato pubblicata una video intervista in cui Raffaele Lombardo cita un fatto: "La mia giunta ha fatto saltare il più grande affare che la mafia si apprestava a fare, quello collegato al sistema dei rifiuti". "La mafia reagisce come può. Talvolta può fare pervenire alle persone giuste le informazioni sbagliate o quelle che le convengono. Credo che magistrati e cittadini debbano guardare ai fatti. Ne cito uno: la mia giunta ha fatto saltare il più grande affare che la mafia si apprestava a fare, quello collegato al sistema dei rifiuti". "Come ha detto Scarpinato nella sua relazione alla commissione per la lotta alla criminalità - incalza Lombardo - Cosa nostra aveva precisi interessi e puntava a infilarsi nel sistema dei rifiuti che gli avrebbe consentito di lucrare 5-7 miliardi di euro e una rendita annua di centinaia di milioni di euro per i prossimi 20-30 anni, e forse più, tutti sulla pelle e sul sangue dei siciliani". Lo stop imposto da suo governo, conclude, "è stato un colpo abbastanza forte, anche perché a fronte dei vantaggi ci sono state più che aspettative, forse anche spese anticipate. Noi abbiamo avuto il coraggio, l'onestà, il senso del dovere per bloccare questa porcheria. Il resto sono solo chiacchiere, fandonie, infamie". Lombardo ha poi commentato la notizia dicendo: "Sono tutte voci infondate, una serie di sciocchezze, a meno che non sia il modo di comunicarmi qualcosa. Mi auguro che qualcuno mi contatti e che non debba ricevere per mezzo stampa le contestazioni".

E c'é anche l'assessore al Turismo della Regione Siciliana, Nino Strano, tra gli indagati dell'inchiesta scaturita dalle indagini del Ros di Catania su presunti rapporti tra mafia e politica. L'indiscrezione, riportata questa volta dal Corriere della Sera, è confermata in maniera informale da più fonti che sottolineano però come la sua posizione non sia stata ancora vagliata dai magistrati che stanno compiendo accertamenti e verifiche sul rapporto di 5mila pagine dei carabinieri.
Di Nino Strano, ex deputato di An confluito nel Pdl, e considerato un 'finiano', le cronache parlamentari si sono occupate anche per avere festeggiato, il 24 gennaio del 2008, la caduta del governo Prodi mangiando mortadella nell'aula del Senato mentre il suo collega Domenico Gramazio stappava una bottiglia di spumante. In passato è stato anche assessore regionale al Turismo e lo stesso incarico ha avuto al Comune di Catania. Con la giunta dell'allora sindaco Umberto Scapagnini è stato condannato a 2 anni 2 mesi di reclusione per violazione della legge elettorale per contributi previdenziali concessi dall'amministrazione ai suoi dipendenti per i danni da 'cenere nera' dell'Etna tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005. Sempre con l'ex Giunta Scapagnini è stato rinviato a giudizio per falso ideologico nell'inchiesta sul 'buco in bilancio' al Comune.
"Prendiamo atto dello stato in cui versa un settore della Procura della Repubblica di Catania che, secondo alcune interpretazioni giornalistiche, sembra essere in stato di crisi proprio a causa di questa indagine", ha affermato l'avvocato Francesco Strano Tagliareni in una dichiarazione sull'iscrizione nel registro degli indagati dell'assessore regionale Nino Strano, suo assistito. "E' vergognoso - aggiunge il penalista - che la stampa possa pubblicare notizie coperte da segreto d'indagine riportando giudizi sulla gravità, maggiore o minore come nella fattispecie, della posizione di un indagato che non possono non provenire dagli uffici della stessa Procura o da suoi collaboratori. Tale pubblicazione è un reato, ma è facile prevedere che le indagini, semmai saranno fatte, non approderanno ad alcunché". "L'assessore Nino Strano, come tutti sanno, tranne chi guarda la società dal proprio ufficio attraverso lenti deformanti - afferma l'avvocato - è estraneo a qualsiasi ipotesi di contatti o affari illeciti con chicchessia. E' indegno di un Paese civile e di una magistratura che nella quasi totalità è serena e onesta che tali notizie possano passare alla stampa senza che l'interessato si possa difendere non essendovi nulla da smentire o confutare. E' ora di finirla con questo gioco al massacro, teso solo a infangare chi opera in piena onestà per il bene della Sicilia". "Sfidiamo la Procura di Catania a fare indagini patrimoniali e bancarie sull'assessore Nino Strano e sui suoi familiari e parenti - aggiunge il legale - e si scoprirà che dopo 40 anni di attività politica in tutti gli organi elettivi (Comune, Regione, Camera e Senato) e importanti incarichi da assessore il senatore Nino Strano entrato benestante e proprietario di beni in politica, oggi vive in una casa in affitto e non possiede alcunché. Mi rendo conto - conclude la nota dell'avvocato Francesco Strano Tagliareni - che tale attività possa essere più faticosa di quella di passare notizie alla stampa ma forse sarebbe più consona ai doveri d'ufficio".

Il presidente Lombardo sul coinvolgimento di Strano nell'inchiesta ha detto: "Ho sentito al telefono l'assessore Nino Strano che ha confermato quello che ho sempre sostenuto: le accuse a lui rivolte sono solo illazioni". In relazione a presunti accertamenti patrimoniali riguardanti sua moglie, che comunque non è indagata, circa la realizzazione di un impianto fotovoltaico che doveva realizzarsi a Ramacca, il governatore ha ribadito: "Ha rinunciato al progetto che ci avrebbe reso 150 mila euro l'anno, pagando il prestito, più della mia indennità al netto delle spese. Ho detto al quotidiano di intervistarmi, se no sarò costretto a rivalermi sul piano civile e penale".

Quell'aggressione ad Angelo Lombardo... - Come è ormai chiarissimo l'attenzione della procura di Catania non è concentrata solo su Raffaele Lombardo, ma anche sul fratello Angelo che nel 2008 sarebbe stato vittima di un vero e proprio pestaggio. E' quanto viene fuori nell'ambito dell'indagine per mafia in cui sono coinvolti il presidente della Regione, suo fratello, e altri politici. L'aggressione, che non è stata nemmeno denunciata, e tenuta sotto silenzio per quasi due anni, salta fuori ora grazie a intercettazioni e interrogatori di collaboratori di giustizia, così come riporta il Giornale di Sicilia. In sostanza, il pestaggio avrebbe avuto come scopo dare un segnale al governatore per la sua chiusura totale nei confronti delle cosche, una volta nominato presidente della Regione.

- "Il governatore ora inquina le prove" di F. Viviano e A. Ziniti (Repubblica.it)

- "Dai politici alle imprese ecco la rete di Lombardo" di Alessandra Ziniti (Repubblica/Palermo.it)

 

 

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12 maggio 2010
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