Arrestati 7 presunti boss del Palermitano per estorsione. In carcere anche un ex responsabile dell'Udc
I Carabinieri del nucleo provinciale di Palermo hanno arrestato sette presunti esponenti delle famiglie mafiose dell'Acquasanta e Villabate (PA), con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione.
L'indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Giuseppe Pignatone e dai pm della Dda Maurizio De Lucia, Nino Di Matteo e Michele Prestipino, si è avvalsa delle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate che falsificò la carta d'identità a Provenzano per i suoi viaggi a Marsiglia.
Le estorsioni accertate riguardano attività che fanno riferimento alla grande distribuzione commerciale, inoltre, dall'indagine è emerso che alcuni dei boss arrestati avrebbero imposto ai partiti politici i candidati da inserire nelle liste per le elezioni regionali del 2001.
Fra le persone arrestate vi è Nicola Notaro, l'ex responsabile dell'Udc di Villabate, accusato di far parte della cosca mafiosa della cittadina e in affari con la famiglia di Mandalà. Secondo gli inquirenti Notaro avrebbe ricoperto il ruolo di ''trait d'union'' con esponenti politici di spicco, ''ed in particolare - si legge nel provvedimento dei magistrati - con l'onorevole Saverio Romano (Udc)'', ex sottosegretario al Lavoro. Notaro avrebbe mantenuto questi collegamenti, secondo l'accusa, per conto di Antonino e Nicola Mandalà, padre e figlio, entrambi detenuti, nel periodo delle elezioni regionali del 2001. Uno dei sette provvedimenti cautelari è stato notificato stamani anche ad Antonino Mandalà.
Ieri invece, Mario Cusimano, pentito di mafia sentito nell'ambito del processo che si è tenuto davanti ai giudici della terza Corte d'Assise di Palermo, in trasferta a Milano nell'aula bunker di piazza Filangeri, ha raccontato il viaggio, ''tutto compiuto via terra'', con cui Bernardo Provenzano, nell'autunno del 2003 si recò a Marsiglia per un intervento chirurgico alla prostata. Un viaggio, a detta di Cusimano, con qualche peripezia: ''Provenzano era in camion con Michele Rubino, seguito da Ezio Fontana, Nino Mandalà e Gioacchino Badagliacca, su due auto diverse''. Il camion però, ''si ruppe e dovettero continuare il viaggio in auto''.
Per il collaboratore di giustizia, ''tutto il viaggio fu organizzato da Salvatore Troia, amico intimo di Mandalà: si occupò del viaggio, di dove dormire e dei documenti'' fatti avere da Francesco Campanella. A detta di Cusimano fu poi lo stesso Mandalà a ''riportare indietro'' Provenzano.
Mandalà, imputato insieme a Ezio Fontana e Damiano Rizzo nell'attuale processo, in cui i tre sono accusati dell'omicidio dell'imprenditore Salvatore Geraci, avvenuto a Palermo il 5 ottobre 2004, era colui che, secondo Cusimano, aveva ''la gestione dei pizzini'' di Provenzano. ''Nel 2004 - ha riferito - aveva lui lo smistamento''. Poi l'incarico passò a Nicola Rizzo, fratello del Damiano imputato nell'attuale processo. ''Una volta lo incontrai in un bar e aveva le tasche piene di questi pizzini'', ha proseguito Cusimano.
Il collaboratore di giustizia ha poi raccontato di una serie di incontri, che avvenivano con la frequenza di ''10-15 giorni'' e fino all'agosto del 2004, tra Provenzano, Mandalà, Fontana, Rubino e Francesco Pastoia, un altro favoreggiatore del boss, che dopo l'arresto si suicidò in carcere. Le riunioni avvenivano ''sempre di mattina presto'' in un magazzino a circa 100 metri da una villa di proprietà di Mandalà e dello stesso Cusimano, nel territorio di Ficarazzi (PA), oppure al minigolf dello stesso paese.