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Arrestati per favoreggiamento i due coniugi che ospitarono i Lo Piccolo a casa loro e un terzo uomo

04 marzo 2008

Sono stati arrestati ieri dalla Polizia tre favoreggiatori dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, tra cui i componenti di un nucleo familiare che ha dato la disponibilità degli ultimi due ultimi covi ai due latitanti. Gli investigatori hanno eseguito gli arresti dopo aver ricostruito la latitanza dei due boss negli ultimi tre anni, e hanno anche fatto luce su un omicidio che ha portato gli assassini a sciogliere il cadavere nell'acido.
I tre arrestati sono Angelo Targia, la moglie Angela Colombo e Damiano Mazzola. I primi due sono i coniugi che ospitarono nella loro villetta di Terrasini i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo nell'ultimo periodo della loro latitanza (leggi). Il terzo arrestato, titolare di un vivaio a Cinisi e dipendente dell'aeroporto, è l'uomo che avrebbe portato i capimafia di Tommaso Natale presso l'abitazione dei Targia.

Angela Colombo, interrogata nei giorni scorsi dalla procura di Palermo, ha raccontato di un nascondiglio scavato nel muro per nascondere qualcosa di prezioso, e poi nascosto da una presa elettrica, realizzato dal boss Sandro Lo Piccolo durante la sua permanenza con il padre nel covo di Terrasini. La Colombo vide il figlio di Totuccio Lo Piccolo, da lei chiamato "Giuseppe", scavare il buco personalmente. "Sandro Lo Piccolo - riferisce la donna - aveva di sua iniziativa realizzato una cassetta a muro che aveva coperto come se si trattasse di una presa di corrente. Non sono a conoscenza del contenuto di tale cassetta, Lo Piccolo non l'ha mai aperta in mia presenza".
I Lo Piccolo, pur vivendo nella stessa casa a stretto contatto con i loro ospiti, si comportavano in modo assai riservato e di quel nascondiglio non fecero mai cenno. "Ricordo - ha detto ancora Angela Colombo - che una volta i Lo Piccolo dimenticarono in giro un mazzo di chiavi, tra cui c'era una chiave particolare, tipica delle cassaforti o delle cassette di sicurezza. C'era anche un telecomando blu scuro con tre pulsanti neri".
Angelo Targia, agli inquirenti, ha fatto un racconto analogo: "Nei primi mesi del 2007 Sandro Lo Piccolo fece un piccolo scavo nel muro, lungo circa dieci centimetri, pari a una presa della luce, da utilizzare come cassetta di sicurezza".
Dopo l'arresto dei due boss, il 5 novembre 2007, il covo di Terrasini fu ripulito dall'altro figlio di Salvatore Lo Piccolo, Calogero, che portò via il computer e altri effetti personali dei boss. Calogero svuotò di certo anche la "cassetta di sicurezza" nel muro, perché quando il covo fu scoperto e perquisito, a fine gennaio scorso, gli investigatori non trovarono più nulla.    

Targia e la Colombo, accusati di favoreggiamento aggravato, hanno da sempre dichiarato di avere capito che si trattava dei due capimafia solo dopo il loro arresto.
Targia, proprietario di un negozio di tabacchi in contrada Magaggiari, insieme alla moglie ha sostenuto di avere accolto i Lo Piccolo per paura, in quanto aveva capito che si trattava di persone alle quali non era possibile opporre un rifiuto.
Secondo gli inquirenti, tre anni fa il boss Salvatore Lo Piccolo venne presentato da Damiano Mazzola, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Cinisi, vicino in particolare con il reggente della famiglia Gaspare Di Maggio, ad Angelo Targia affinché lo ospitasse per alcuni giorni. Secondo la ricostruzione della polizia, Lo Piccolo dopo poco tempo prese contatti direttamente con Targia, al quale si presentò insieme al figlio Sandro per chiedergli una casa più grande e bella.
La nuova abitazione dei due boss latitanti venne così trovata da Targia in via Nazionale a Terrasini. In questa villetta, nei giorni successivi all'arresto dei due latitanti, Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore, si è recato a prelevare effetti personali del padre e del fratello.
Damiano Mazzola, detto "il tappiatore" è accusato di associazione mafiosa.

E di Damiano Mazzola ha parlato anche il collaboratore di giustizia Gaspare Pulizzi, in riferimento ad un omicidio avvenuto otto anni fa nel Palermitano, al quale avrebbe preso parte anche Mazzola. Pulizzi ha parlato della lupara bianca con la quale è stato eliminato Giampiero Tocco, scomparso a Cinisi nel settembre del 2000, il cui cadavere, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato sciolto nell'acido. Le dichiarazioni di Pulizzi debbono essere ancora riscontrate.
Gaspare Pulizzi, che si occupò di sciogliere il cadavere nell'acido, ha raccontato ai magistrati che a uccidere Tocco fu Sandro Lo Piccolo che lo strangolò personalmente. Tocco era un amico di Peppone Di Maggio e la sua eliminazione fu decisa perché si venne a sapere che era stato proprio lui a tradirlo. Secondo le informazioni raccolte dai Lo Piccolo, infatti, Tocco aveva attirato Di Maggio in un tranello. Pulizzi ha raccontato che la pattuglia che entrò in azione per eliminare il "traditore" era composta da Damiano Mazzola, che guidava l'auto, dal boss Salvatore Lo Piccolo, che imbracciava un mitra, e da Sandro Lo Piccolo, che strangolò personalmente la vittima.
Pulizzi, che faceva da "battistrada", di sé ha riferito che partecipò "alla preparazione, all'esecuzione e allo scioglimento del cadavere". Il pentito ha inoltre sottolineato che all'epoca dell'omicidio né lui, né Damiano Mazzola erano uomini d'onore.

Prima condanna ai Lo Piccolo - Nei giorni scorsi il Tribunale di Palermo ha condannato a 12 anni di reclusione il boss Salvatore Lo Piccolo e a 10 anni suo figlio Sandro, entrambi accusati di associazione mafiosa. Nella sentenza, emessa dalla quarta sezione del tribunale di Palermo nei confronti di presunti appartenenti al clan di San Lorenzo, accusati a vario titolo di mafia, rapina favoreggiamento ed estorsioni, anche una pioggia di assoluzioni - 11 su 21 imputati - e 10 condanne.
Salvatore Lo Piccolo è stato assolto dall'accusa di intestazione fittizia della titolarità di una società, la Edison immobiliare, perché il fatto non sussiste. I pm Nico Gozzo, Anna Maria Picozzi e Gaetano Paci avevano chiesto la condanna a 20 anni per Salvatore e a 18 anni per Sandro Lo Piccolo. I due boss, collegati in videoconferenza, hanno assistito impassibili alla lettura del dispositivo.
Assolti Edoardo La Mattina e Sergio Messeri, Carmelo La Mattina, Andrea Marino, Andrea Bruno, Giulio Caporrimo, Emanuele Cimò, Andrea e Giovanni Cusimano, Giacinto Grimaldi e Fabio Scimò (l'unico per il quale i pm avevano chiesto l'assoluzione). Per Edoardo La Mattina, Andrea Marino e Sergio Messeri è stata disposta l'immediata scarcerazione.

La pena più pesante, oltre a quelle inflitte ai Lo Piccolo è toccata a Pietro Landolina, accusato di associazione mafiosa ed estorsioni, che è stato condannato a 10 anni di reclusione. Nove anni e 6 mesi a Vito Galatolo, accusato di rapina e Francesco Di Blasi, accusato di associazione ed estorsione; 7 anni e 2 mesi a Antonino La Mattina, accusato di estorsioni; 6 anni e 8 mesi a Giovanni Buscemi, accusato di estorsioni; 4 anni e 10 mesi a Carmelo Barone, accusato di rapina; 1 anno e 6 mesi a Giulio Abbate, accusato di rapina; la pena di 3 mesi, convertita in un'ammenda di 3.420 euro è stata inflitta ad Agostino Pirrone accusato di favoreggiamento.
I boss sono stati condannati a risarcire i danni alle parti civili: la Provincia di Palermo, Confcommercio, Confindustria e Sos Impresa.

[Informazioni tratte da: La Sicilia.it, la Repubblica/Palermo.it]

- "A Palermo apre il supermercato pizzo-free" di A. Bonanno e S. Papuzza

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04 marzo 2008
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