Arrestato il nipote di Bernardo Provenzano. E' il primo risultato investigativo dopo la scoperta degli ultimi “pizzini”
È stato arrestato dalla polizia il nipote del boss Bernardo Provenzano. Si tratta di Carmelo Gariffo, 47 anni, accusato di associazione mafiosa. Gli agenti della squadra mobile hanno notificato all'uomo un provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip Antonella Consiglio, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dei sostituti Marzia Sabella e Michele Prestipino.
Il nome di Gariffo è venuto fuori da alcuni dei "pizzini" trovati nel covo del boss Provenzano al momento del suo arresto.
Gli inquirenti hanno decrittato il numero dietro cui si nascondeva il nome di Carmelo Gariffo. Gli investigatori della Questura di Palermo sono riusciti a decrittarlo e a provare la responsabilità del nipote del padrino di Corleone su cui erano già state avviate indagini. L'uomo avrebbe svolto le funzioni di "segretario" del boss, gestendo appuntamenti, ricevendo "pizzini" dai vari gregari sparsi in tutta la Sicilia e organizzando anche i controlli medici a cui Provenzano si è sottoposto negli ultimi anni dopo l'intervento alla prostata fatto a Marsiglia.
Il riferimento numerico a Gariffo è stato trovato in molti "pizzini" in cui si fa cenno a pagamenti di tangenti o altri affari illegali di Cosa nostra. Dall'inchiesta emerge, in particolare, che in alcuni casi accanto al "codice" di Gariffo compare nei "pizzini" un altro numero che coprirebbe il nome di un medico. Si potrebbe trattare del professionista che "aveva in cura" il boss durante la latitanza.
Provenzano, al momento dell'arresto, aveva con sé molte medicine, gran parte delle quali si possono acquistare solo dietro prescrizione medica. Molte confezioni, però, sono risultate "campioni gratuiti", non in commercio, e che potrebbero provenire direttamente da un medico.
L'arresto di Gariffo, che vive a Corleone, è il primo risultato investigativo avviato subito dopo la scoperta delle lettere custodite nella masseria in cui viveva Provenzano.
Gariffo già in passato era stato arrestato per associazione mafiosa ed era rimasto in carcere fino a pochi anni fa scontando la condanna che gli era stata inflitta. L'uomo era tornato a Corleone ed aveva iniziato, secondo l'accusa, ad occuparsi della famiglia del boss e della sua latitanza.
La Polizia controllava le sue mosse, ma l'arresto è stato facilitato dalle prove trovate nel nascondiglio del boss.
Per il processo "Trash", Provenzano si è avvalso della facoltà di non rispondere
Bernardo Provenzano si è avvalso della facoltà di non rispondere nel processo denominato “Trash” che lo vede imputato, a Palermo, di associazione mafiosa e turbativa d'asta. Il boss era collegato con i giudici in videoconferenza dal carcere di Terni. Vestito come alla prima udienza pubblica a cui ha partecipato dopo l'arresto, Provenzano ha ripetuto ai magistrati di non volere neppure rendere dichiarazioni spontanee.
Il dibattimento è nella fase dell'esame dei testi della difesa. Il tribunale, accogliendo la richiesta del pm Ambrogio Cartosio, aveva chiesto al boss se voleva rendere interrogatorio.