Arrestato il tributarista Gianni Lapis
La mente che riciclò il tesoro di Ciancimino, era a capo di un'organizzazione che riciclava milioni di dollari di provenienza sospetta
L'avvocato tributarista Gianni Lapis, condannato insieme a Massimo Ciancimino per il riciclaggio del tesoro dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, è stato arrestato ieri insieme ad altre 5 persone dal Nucleo Polizia Valutaria della Finanza di Palermo. È accusato di riciclaggio.
L'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e dai Pm Lia Sava e Dario Scaletta ed ha portato alla scoperta di un'organizzazione che riciclava decine di milioni di dollari americani di provenienza sospetta. L'operazione ha interessato le province di Roma, Palermo, Taranto, Catania, L'Aquila e Benevento.
La mente dell'organizzazione criminale sarebbe stata il tributarista Gianni Lapis, accusato come gli altri 5 arrestati, di cui non sono stati resi noti i nomi, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro in divisa estera. In sostanza l'organizzazione, che poteva contare su 60 milioni di dollari ingente quantitativo di denaro in franchi svizzeri cambiava i soldi in euro praticando uno sconto del 15%, quindi ad un tasso molto favorevole. Tutto questo esercitando abusivamente la professione di intermediario finanziario, aggirando il circuito bancario ed eludendo le norme sulla tracciabilità delle operazioni finanziarie.
L'inchiesta, che ha potuto contare su intercettazioni telefoniche e ambientali, si è sviluppata anche grazie a un agente sotto copertura infiltrato nell'organizzazione criminale. Nell'indagine sono coinvolti anche altre nove persone per le quali non è stata disposta la misura cautelare.
"E' una delle prime volte che viene applicato in Italia lo strumento dell'agente sotto copertura, previsto dalla legge, per un'indagine antiriciclaggio - hanno detto gli inquirenti -. Abbiamo avuto la conferma che esistono strutture finanziarie illecite di servizio a disposizione delle organizzazioni criminali, che hanno bisogno di ripulire i profitti delle loro attività. Sospettiamo che quei soldi di cui si occupava Lapis provenissero da ambienti mafiosi".
Restano, comunque, molti i punti oscuri della vicenda come, ad esempio, la provenienza di tanto denaro contante e un traffico di oro, venuto fuori dalle intercettazioni. La Guardia di finanza ha scoperto che Lapis, attraverso i suoi uomini, aveva contattato il proprietario di una miniera di oro delle Filippine e che aveva intenzione di acquistarlo, trasformarlo in lingotti a Vicenza e organizzare un'attività di compravendita estero su estero. "Tali emergenze investigative - ha scritto il gip nell'ordinanza di arresto - dimostrano l'esistenza della struttura associativa stabile, contraddistinta da una congerie di scopi, tutti univocamente diretti alla realizzazione di operazioni finanziarie volte a celare la provenienza delittuosa dei capitali immessi nel circuito bancario".
Sempre ieri, Lapis è stato rinviato a giudizio dal Gup di Catania Fabio Di Giacomo per falso. La sua posizione era stata stralciata dall'inchiesta, archiviata il 1 giugno scorso dal Gup di Catania, Giuliana Sammartino, su 26 persone, fra imprenditori, avvocati, investigatori, giornalisti e magistrati palermitani, indagati, a vario titolo, per corruzione a pubblico ufficiale, falso giuramento, intestazione fittizia di beni e concorso esterno in associazione mafiosa.
Il tributarista era accusato di avere prodotto nel marzo 2007 un documento contraffatto al processo che lo vedeva imputato con Massimo Ciancimino. La prima udienza del processo si terrà davanti alla prima sezione penale del tribunale di Catania il 17 maggio del 2012.
L'inchiesta era collegata al processo per riciclaggio che si è concluso in primo grado a Palermo e nel quale erano imputati, fra gli altri, Massimo Ciancimino e Lapis, entrambi condannati.
Nell'ambito di questo procedimento palermitano, l'avvocatessa Giovanna Livreri aveva presentato una denuncia contro i magistrati di Palermo, che per competenza era trattata da Caltanissetta, ma che, dopo l'arrivo ai vertici della Procura nissena di Sergio Lari, che è tra gli indagati per rivelazione del segreto istruttorio, è passata a Catania. Gli indagati erano stati tutti prosciolti su richiesta del sostituto procuratore Antonino Fanara, che aveva invece stralciato la posizione di Lapis chiedendone il rinvio a giudizio, accolto ieri dal Gip Di Giacomo.
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Repubblica/Palermo.it]
- "Davamo soldi a tutti" (Guidasicilia.it, 19/10/11)