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Arresto eccellente in Sicilia. Con l'accusa di associazione mafiosa in manette il deputato regionale Giovanni Mercadante

11 luglio 2006

Le ipotesi d'accusa che i pm della Dda di Palermo hanno formulato nei confronti del medico 58enne, deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante, sono veramente pesanti.
... Curava gli interessi economici del boss dei boss Bernardo Provenzano e, qualche volta, anche la precaria salute dell'anziano capomafia. In cambio otteneva appoggio elettorale.
La cupola lo stipendiava con venti milioni di lire al mese: dicono così alcuni boss nelle telefonate intercettate dalla polizia. Antonino Giuffré, pentito credibile, lo ha definito ''totalmente a disposizione di Provenzano'', suo consigliere insieme al boss di Prizzi Tommaso Cannella, cugino del parlamentare.

Il provvedimento di custodia cautelare è stato firmato ieri mattina dal gip Maria Pino ed è stato richiesto dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai pm Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, Nino Di Matteo e Domenico Gozzo. Il politico è coinvolto nell'indagine che era stata avviata dalla procura sui favoreggiatori del boss Bernardo Provenzano, arrestato l'11 aprile scorso. Un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri determinerà la sospensione dalle funzioni del deputato regionale di Forza Italia.
Gli inquirenti hanno formulato nei confronti del politico un solo - ma lungo - capo d'imputazione in cui si afferma che ha fatto parte ''insieme ad altre numerose persone tra le quali Bernardo Provenzano, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè, Salvatore Lo Piccolo, Giuseppe Lipari, Tommaso Cannella, Antonino Cinà e Antonino Rotolo, dell'associazione mafiosa Cosa nostra''.
Secondo i pubblici ministeri, Mercadante sarebbe intervenuto ''sulle istituzioni e la pubblica amministrazione'' per conto dei boss e in particolare, avrebbe costituito ''un punto di riferimento per la cura degli interessi di Bernardo Provenzano, nel periodo della sua latitanza, per aver stretto rapporti con altri capimafia quali Tommaso Cannella, Antonino Cinà e Antonino Rotolo''. Per gli inquirenti il medico-politico arrestato avrebbe anche fornito ''il proprio ausilio e la disponibilità della struttura sanitaria della quale era socio per prestazioni sanitarie in favore degli associati, anche latitanti, e la redazione di documentazione sanitaria di favore, ricevendo l'appoggio elettorale di Cosa nostra in occasione delle elezioni regionali in cui era candidato''.

La sanità siciliana è dunque nuovamente al centro degli interessi dei boss mafiosi: è quanto emerge dall'inchiesta che ha portato all'arresto del deputato regionale rieletto lo scorso maggio. Dalle intercettazioni che riguardano le conversazioni fra il boss Nino Cinà e il politico, si evince l'interesse dei capimafia per la nomina di alcuni primari negli ospedali palermitani. I boss, secondo l'accusa, avrebbero utilizzato Mercadante come intermediario per contattare l'allora ministro Gianfranco Miccichè e il deputato di Forza Italia, Pippo Fallica. Le intercettazioni del capomafia Cinà, fanno spesso riferimento ai due esponenti ''azzurri'' per ottenere la nomina di un primario all'Ospedale Civico.

Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso si è detto sicuro che i pm palermitani hanno prove convincenti contro il deputato regionale: ''In due precedenti indagini i magistrati avevano dovuto prendere atto dell'insufficienza degli indizi, ma questa volta gli elementi sono stati suffragati da altre prove e la procura non ha dimostra alcuna sudditanza''.
Il nome di Giovanni Mercadante, primario radiologo all'ospedale oncologico Maurizio Ascoli di Palermo, entrato in politica già nel 1990 con la Democrazia cristiana, compare in alcune delle intercettazioni telefoniche allegate all'indagine che il 20 giugno scorso ha sgominato la 'triade' che aveva sostituito Provenzano al vertice dell'organizzazione (leggi).
Il parlamentare forzista avrebbe incontrato almeno due dei tre boss che avevano preso in mano le redini dell'organizzazione criminale: Nino Cinà e Franco Bonura. In alcune conversazioni, ignari di essere intercettati, i boss parlavano di aver aiutato Mercadante a diventare deputato alla Regione. Francesco Bonura, in un'altra conversazione ascoltata dagli investigatori, diceva di darsi del tu con ''Giovanni''. Sembra addirittura che il deputato si fosse mostrato disponibile a candidare nelle liste di Forza Italia al comune di Palermo un disoccupato sponsorizzato dalla 'triade', successivamente arrestato per appoggio alla mafia.

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11 luglio 2006
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