ARRESTO PREVENTIVO
Mercoledì il ddl Gelmini in Senato: a Roma è alta la preoccupazione per possibili scontri e dalla politica arrivano proposte discutibili
L'approvazione definitiva del ddl di riforma dell'Università, prevista per mercoledì prossimo al Senato, preoccupa molto perché potrebbe rappresentare la 'miccia' per nuovi scontri nella Capitale dopo i gravissimi disordini nel giorno della fiducia al governo. Per questo motivo gli apparati di sicurezza, a livello centrale e provinciale, e l'intelligence monitorano la situazione con l'obiettivo di evitare nuove giornate di caos, per di più in pieno clima da shopping pre-natalizio e con Roma affollata di turisti per le festività di fine anno.
Il principale pensiero degli apparati di prevenzione è in queste ore rivolto alla possibilità, da non escludere, che nei cortei di mercoledì indetti da studenti medi, universitari e ricercatori possano infiltrarsi nuovamente i 'black bloc' e i gruppi dell'ala più radicale dell'antagonismo protagonisti degli scontri del 14 dicembre, con l'obiettivo di mischiarsi alla folla per far degenerare le manifestazioni.
Sotto il profilo del 'modus operandi', hanno sottolineato all'Adnkronos fonti investigative, è stata notata una certa tendenza alla ricerca dello scontro fisico con le forze dell'ordine, una novità così diversa dal lancio delle molotov 'mordi e fuggi' in voga negli anni '70. Anche per questo motivo si cercherà di evitare una contrapposizione frontale di blindati con i manifestanti per privilegiare assetti più agili e mobili, in grado di controllare in tempo reale gli itinerari dei cortei e prevenire il rischio che gruppi procedano in direzioni non programmate per dare vita a disordini in punti diversi.
Non è escluso che lo stesso percorso della manifestazione - presumibilmente in partenza dall'università La Sapienza di Roma - sia modificato rispetto a quello di martedì scorso per evitare contatti ravvicinati con le sedi istituzionali e le vie del centro storico della capitale, ritenute molto più difficili da presidiare a causa del reticolo di strette strade che si intersecano favorendo chi vuole mettere in atto azioni improvvise sfuggendo ai controlli.
Dalle assemblee studentesche che in questi giorni stanno facendo il punto sulle prossime iniziative emerge un orientamento di massima ad organizzare per martedì un sit-in e per mercoledì manifestazioni e cortei non solo nella capitale ma anche nelle altre città italiane.
Gli apparati di sicurezza mantengono "la massima attenzione" sia sullo scenario generale che sulle nuove dinamiche emerse nell'ultima manifestazione del 14 dicembre. In particolare, vengono analizzate le tecniche e le iniziative adottate dai manifestanti nella fase più cruenta degli scontri, che a molti hanno fatto pensare a una vera e propria 'guerriglia urbana' organizzata.
Nel corso di alcune riunioni tecniche in questi giorni si sta ulteriormente affinando il dispositivo generale di prevenzione per adattarlo alla situazione. L'obiettivo è assicurare il diritto a manifestare evitando al massimo il rischio delle degenerazioni che hanno funestato il corteo di martedì scorso. Sullo sfondo, avverte l'intelligence nei documenti prodotti in seguito alla manifestazione di martedì scorso, si ravvisa una "progettualità che punta ad avviare un confronto tra le diverse anime del panorama estremista e del mondo del lavoro che porti ad unire istanze tradizionalmente care al mondo operaio ad interessi tipici del movimento antagonista sotto il comune denominatore della radicalizzazione delle lotte nell'attuale periodo di crisi". Ecco perché in questi giorni sarà ulteriormente innalzato il livello di guardia.
A garanzia della sicurezza il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ha avanzato una sua proposta ossia quella di "estendere il Daspo (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive, misura introdotta con la legge 13 dicembre 1989 n. 401, al fine di contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio, ndr) alle manifestazioni pubbliche, con tutti gli adattamenti del caso". "Al di là dei doverosi accertamenti disposti dal ministro della Giustizia - ha spiegato Mantovano - sulla puntale applicazione delle norme in vigore, le decisioni dell'autorità giudiziaria sugli scontri di martedì inducono a una riflessione di sistema. I giudici di Roma hanno convalidato gli arresti, e con ciò hanno riconosciuto la correttezza dell'operato delle forze di polizia e, allo stato, la responsabilità degli arrestati per i reati loro contestati. Dunque, non è in discussione che, salvi gli accertamenti successivi, a carico dei 23 fermati esistono i gravi indizi di colpevolezza". "Rimettendoli in libertà, i giudici hanno negato l'esistenza delle esigenze cautelari - ha aggiunto - e su questo si è incentrato il dibattito. E' noto che le esigenze cautelari rispondono a un duplice criterio di prevenzione: nel processo, per la parte che chiama in causa il rischio di inquinamento della prova e il pericolo di fuga; fuori dal processo, per la parte riguardante il rischio di reiterazione dei reati. Per quest'ultimo aspetto, l'immediata liberazione degli arrestati crea un deficit di prevenzione". "Dire questo - ha aggiunto - non significa invadere le autonome valutazioni della magistratura; significa porsi il problema di come evitare che gli scarcerati tornino a usare violenza alla prossima manifestazione, e, più in generale, che altri, prendendo spunto dal tratto giudiziario permissivo, siano indotti a fare altrettanto. Una parte della magistratura è responsabile di questo deficit e viene avallata politicamente dall'Anm: ma il problema in sé resta in piedi, ed è grosso come una casa". "Una ipotesi di lavoro per colmare questa obiettiva lacuna - ha sottolineato ancora il sottosegretario all'Interno - è quella di estendere alle manifestazioni pubbliche, con tutti gli adattamenti del caso, un istituto che sta dando ottima prova di sé per le manifestazioni sportive: il cosiddetto daspo. La sua applicazione nel corso degli anni ha permesso di ridurre fortemente l'ingresso negli stadi di centinaia di violenti, e quindi di circoscrivere, come attestano i dati, gli incidenti in occasione delle gare". "L'estensione del Daspo alle manifestazioni di piazza - ha concluso - permette da un lato di contare su uno strumento in più sul piano della prevenzione quando il processo si è risolto in una presa in giro; quindi di avere un di più sul piano della repressione, allorché si accerti il daspo è stato violato; in generale, permette di conoscere preventivamente, e non sulla base di mere informative, i soggetti da tenere distanti dalla piazza, nell'interesse stesso dei manifestanti con intenzioni pacifiche".
Dopo un incontro alla Questura di Roma con il prefetto, Giuseppe Pecoraro e il questore, Francesco Tagliente, riguardante proprio le manifestazioni previste questa settimana, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha comunicato che: "Da lunedì a mercoledì saranno giornate critiche durante le quali si potrebbero riproporre immagini simili a quelle del corteo di martedì scorso. Facciamo di nuovo appello alle forze politiche e ai promotori della protesta affinché vengano isolati i violenti". "L'invito - ha proseguito Alemanno - è quello di organizzare manifestazioni autorizzate con percorsi predefiniti. Tutti devono sapere che altrimenti, si commette reato, anche senza violenza. La questura e il prefetto mi hanno garantito massima attenzione affinché il centro storico non venga più investito da incidenti o disordini". "Predisporranno - ha sottolineato il sindaco - tutte le misure di ordine pubblico necessarie per tenere lontani dal centro le manifestazioni. Il centro storico era già zona rossa e lo diventerà ancor di più, con la massima mobilitazione delle Forze dell'Ordine".
Quanto al Daspo di cui ha parlato Mantovano, il sindaco dice di aver avuto con lui una conversazione telefonica in cui il sottosegretario ha chiarito i contenuti della sua proposta. "Non si tratta di una schedatura ma semplicemente di applicare il divieto di partecipare a manifestazioni politiche per tutti coloro che si sono macchiati di violenze in un medesimo contesto di manifestazioni" ha spiegato Alemanno. "In questo modo - aggiunge - si può evitare che anche persone denunciate e rimesse in libertà, come i 22 manifestanti di martedì scorso, pur non rimanendo in carcere, tornino ad essere protagonisti pericolosi di nuove manifestazioni. Con questi chiarimenti la proposta di Mantovano mi sembra una idea valida che può aiutare a isolare i violenti senza costringere la magistratura ad eccedere in misure cautelari. Credo quindi che a gennaio questa proposta possa essere positivamente esaminata per venire tradotta in legge".
Dopo il Daspo per i cortei del sottosegretario Mantovano, il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri ha lanciato la sua 'ricetta' per evitare un altro 14 dicembre: "Invece delle sciocchezze che vanno dicendo i vari Cascini e Palamara, qui ci vuole un Sette aprile".
Serve un "sette aprile", ha detto Gasparri riferendosi "a quel giorno del 1978 (1979 ndr) in cui furono arrestati tanti capi dell'estrema sinistra collusi con il terrorismo". Una data ribattezzata 'teorema Calogero', dal nome del sostituto procuratore di Padova che fece arrestare o imputò tutti i capi dell’Autonomia padovana (Toni Negri, Franco Piperno, Luciano Ferrari Bravo, Emilio Vesce, Oreste Scalzone).
Per il senatore Gasparri "qui serve una vasta e decisa azione preventiva. Si sa chi c'è dietro la violenza scoppiata a Roma. Tutti i centri sociali i cui nomi sono ben noti città per città. La sinistra, per coprire i violenti, ha mentito parlando di infiltrati. Bugie. Per non far vivere all'Italia nuove stagioni di terrore occorre agire con immediatezza. Chi protesta in modo pacifico e democratico va diviso dai vasti gruppi di violenti criminali che costellano l'area della sinistra. Solo un deciso intervento può difendere l'Italia".
La nota di Gasparri ha scatenato immediatamente un vespaio di polemiche. "E' un irresponsabile che gioca con il fuoco", ha affermato Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd. "A fronte di un malessere sociale che necessiterebbe risposte politiche, la destra sa offrire assurde ricette poliziesche. La proposta di Gasparri, a parte il trascurabile fatto che è contraria alla nostra Costituzione come il 'garantista' (per Dell'Utri e Cosentino) Gasparri dovrebbe sapere, avrà come effetto quello di far diventare agli occhi di un'intera generazione degli eroi, vittime della repressione, gli esponenti delle frange violente". Secco il leader di Sel Nichi Vendola, ospite ieri di 'In mezz'ora' di Lucia Annunziata: "Con la consueta finezza argomentativa, Gasparri propone una riesumazione. Penso che l'arresto preventivo sia un annuncio di fascismo".
Butta acqua sul fuoco il ministro della Difesa Ignazio la Russa. "Penso che Gasparri voglia dire che se ci sono delle responsabilità penali, non bisogna avere tolleranza per nessuno. Non credo proprio che invochi leggi speciali, lo conosco bene a Gasparri". Anche perché, ha sottolineato il ministro, "bastano le leggi che ci sono, basta solo farle rispettare". Secondo La Russa "va creata una situazione di isolamento: i delinquenti sono solo il 10 per cento". "Chi trasporta oggetti contundenti, organizza piani di violenza e prepara scudi tutti uguali - ha continuato - commette reati non so se da arresto, ma da denuncia. Denunciandoli gli si impedisce di essere in piazza a fare danni". Per il ministro tuttavia "non sarò mai io a dire che bisogna impedire i cortei, guai a parlare di limitare il diritto alla protesta". Per questo ha lanciato un appello agli studenti: "Non rimanete in posizione agnostica o, peggio, non collaborate anche solo passivamente con chi mette a ferro e fuoco le città".
Gasparri, dopo le polemiche sollevate, prosegue sulla sua linea e ai microfoni di Agorà su Rai Tre, ha lanciato questo appello: "Voglio fare un appello: genitori, dite ai vostri figli di stare a casa. Quelle manifestazioni sono frequentate da potenziali assassini. Vanno evitate".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]
- LA SCHEDA: Sette aprile 1979, scatta la repressione contro l’Autonomia (Adnkronos)