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Arriva l'Italia ''modello Las Vegas'', se non vi bastava la battuta ''vendiamo le spiagge italiane''

Quando l'azzardo, perché proposta, diventa leggittimità

06 giugno 2005

C'è chi pensa che nel momento in cui si tratta con l'economia uno degli atteggiamenti da prediligere è quello dell'azzardo. E' il coraggio di osare, di sembrare inopportuno ma sicuro di raccogliere i frutti di una lungimiranza. Nell'azzardo c'è l'ebrezza di precorrere i tempi.
E se le cose non vanno bene e il buon senso suggerisce atteggiamenti rivolti alla cautela e al profondo ragionamento?
Per chi sente la scommessa, la cautela è proprio l'elemento da rifuggire, perché l'azzardo si appropria totalmente del suo essere quando si passeggia sul ciglio del baratro: o la va o la spacca!

Giulio Tremonti, ex ministro dell'economia e attuale vicepresidente del Consiglio, l'azzardo c'è l'ha nel sangue e ogni qual volta da' fiato a qualche proposta, le voci contrarie si alzano puntualmente sia dal centro-sinistra che dal suo centro-destra. Il motivo, secondo Tremonti, è chiaro: visto che non c'è nessuno capace di fare proposte, appena qualcuno si azzarda a farne qualcuna subito viene buttato dalla torre.
Quindi, secondo Giulio Tremonti i suoi azzardi, comunque, non devono fare preoccupare nessuno, perché trattasi di proposte, a volte - ammette lui stesso - provocatorie proprio per smuovere delle reazioni e produrre dibattiti.
Niente di male sotto questa luce, solo che spesso, se non puntualmente, le ''battute'' di Tremonti diventano realtà. Azzardata proposta e in un batter d'occhio arriva l'azzardata esecuzione.

L'ultima, ce la ricorderemo tutti, era stata quella sulla vendita delle spiagge. Rimbrotti e sorrisi sono state le risposte da sinistra e da destra. Tremonti, senza mai arrossire, aveva spiegato che la suo era solo una proposta, invitava a prenderla in considerazione, ma sottolineava essenzialmente la sua intrinseca natura: una proposta, azzardata magari, ma semplicemente una proposta.
La questione sembra cadere l'ha senza possibilità di soluzione, ma ecco che l'esecutivo tira fuori dal cilindro l'azzardata proposta tremontiana e inserisce l'articolo 14 al decreto sulla competitività. L'articolo in questione si intitola ''Legge obiettivo per il turismo di qualità'', e prevede ''la realizzazione di insediamenti turistici di qualità, anche tramite concessioni di beni demaniali marittimi di durata massima di 90 anni''.
Nell'art. 14 c'è un comma ancora più insidioso, che permetterebbe al governo di scavalcare valori e voleri di Comuni, Sovrintendenze e altri garanti della natura e del paesaggio, è il comma 9: ''La stipula dell'accordo di programma - recita l'articolo - sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere comunque denominato e consente la realizzazione e l'esercizio di tutte le opere, prestazioni e attività previste dalla proposta approvata anche in deroga alla normativa vigente, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento e della normativa comunitaria, ivi compresa l'eventuale realizzazione di case da gioco''.
Insomma, si mettono in vendita le spiagge italiane, e sopra ci si costruisce maxi villaggi vacanze o casinò dove i nuovi ricchi possono andare a giocare e ad azzardare. E' l'Italia ''modello Las Vegas''!

''L'hanno chiamata legge obiettivo per il turismo di qualità', mentre sarebbe più appropriato definirle 'norme a favore della speculazione edilizia e per la devastazione del territorio' -  ha detto il diessino Fabrizio Vigni, capogruppo della commissione Ambiente della Camera - E' una follia: l'Italia non è Las Vegas, la nostra forza è nel turismo di qualità rispettoso del territorio e dei beni ambientali e culturali''.
Allarme anche dagli ambientalisti. Gaetano Benedetto, segretario aggiunto del WWF, spiega che le attuali concessioni delle spiagge durano tra i 20 e i 25 anni. ''Se adesso il governo vuole aumentarle a 90 anni, può avere due obiettivi: chiedere più soldi agli attuali gestori degli stabilimenti balneari, ma è un'ipotesi che reputo difficile perché spesso sono a gestione familiare. Oppure, ed è l'eventualità che ritengo più plausibile, vuole appaltare le coste ai grandi gruppi del turismo internazionale, che potranno costruire maxi villaggi vacanza e casinò''.

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06 giugno 2005
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