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Arrivano i Cinesi!

Il governatore siciliano interessato allo scalo che una holding cinese vuole realizzare nell'Ennese

24 febbraio 2009

"Siamo interessati a un progetto comune che realizzi, in Sicilia, un approdo per uomini e merci dalla Cina. Le condizioni della nostra regione, la geografia, i fondi strutturali, l'autonomia speciale di cui godiamo possono candidare l'Isola a svolgere un ruolo importante [...] La Regione siciliana è pronta ad avviare un progetto di compartecipazione con la holding cinese Hna".
Queste le parole del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, al termine di un incontro con una delegazione della Hna, una società cinese che vuole investire 300 milioni di euro a Centuripe, in provincia di Enna, per realizzare un grande aeroporto internazionale, con una pista lunga cinque chilometri, come quella milanese di Malpensa.

La Hna è una società partecipata della ex compagnia aerea Haynan Airlines, ora incorporata nella Grand China Air. La delegazione ha incontrato Lombardo nei giorni scorsi al termine di una visita di quattro giorni in Sicilia. Il progetto prevederebbe anche l'allargamento del porto di Augusta (SR), per l'approdo della navi container, e il collegamento con l'interporto di Catania.

"Gli incontri di questi giorni con i vertici della holding cinese - ha spiegato il governatore siciliano - sono stati preceduti da un fitto scambio di informazioni e valutazioni con l'Università Kore di Enna, con docenti, esperti, imprenditori ed anche dirigenti regionali. A questa verifica siamo interessati sino al punto di essere pronti ad avviare una collaborazione ed una partnership perché si realizzi questa idea di un approdo per uomini e merci che dalla Cina, passando per la Sicilia, possano arrivare in Europa e nel Mediterraneo". "Nella realizzazione di questo progetto - ha concluso Lombardo - la posizione geografica strategica della nostra terra, la  disponibilità economica derivante dai fondi strutturali, l'autonomia speciale di cui godiamo possono candidare la Sicilia a un ruolo importante". [Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing] 

I CINESI INVESTONO IN SICILIA
di Enzo Coniglio (SiciliaInformazioni.com, 22 febbraio 2009)

Il Presidente Lombardo ha reso noto che la Regione Sicilia è pronta ad avviare le discussioni su un progetto di compartecipazione con la holding cinese HNA su un tema strategico: la creazione di una infrastruttura aeroportuale e marittima, non inferiore per importanza allo stesso ponte sullo stretto.
Per molti sarà stato un lampo a ciel sereno. Perchè mai i Cinesi dovrebbero interessarsi tanto alla nostra Isola?
Vediamo quindi di offrire alcune informazioni utili  a capire il contesto all'interno della quale è maturata la proposta cinese.
1. Pochissimi sanno che l'area emergente del mondo che attrae maggiori investimenti dall'estero, subito dopo la Cina, è la costa sud del Mediterraneo. Negli ultimi sette anni gli investimenti esteri nell'area sono aumentati di sei volte: il doppio di quanto investito in America Latina. Nel 2006 sono ammontati a 60 miliardi di dollari; un poco meno di quanto investito nella stessa Cina (70 miliardi). Dall'inizio del secolo, la crescita media annua del PIL del "Club Med-Sud" è stata del 4,4%.

2. E' interessante rilevare che tali investimenti provengono in gran parte dai dragoni asiatici: Cina, India, Corea  che posseggono molti capitali, eccellenti imprenditori e una strategia internazionale di primo piano. Nella sponda sud del Mediterraneo, stanno creando aziende soprattutto automobilistiche, informatiche, farmaceutiche e alberghiere.

3. A questi investimenti asiatici altamente oculati e qualificati, si aggiungono i Fondi Sovrani dei Paesi del Golfo Persico, alimentati dalle rendite petrolifere. Si tratta di scelte lungimiranti basate su alcune considerazioni elementari: una per tutte. Malgrado lo sviluppo economico ricordato, il PIL dei Paesi della sponda Sud è di US$ 6.200 pro-capite: 12 volte inferiore a quello della costa nord. E' simile a quello dell'Europa occidentale negli anni '50. Esistono quindi dei margini eccezionali di crescita e la Cina, dopo aver svolto il ruolo di locomotiva dello sviluppo dell'estremo oriente, vuole ripeterlo, insieme alle consorelle asiatiche, nell'area mediterranea.

4. Il Sud del Mediterraneo, grazie a questi investimenti, potrebbe emulare il miracolo asiatico e ne ha tutte le condizioni. Vorrei a tal proposito ricordare che nel Mediterraneo transita oggi un terzo del traffico marittimo mondiale! E' qui che transitano i porta-container asiatici diretti sia verso l'Europa occidentale che verso la costa orientale degli Stati Uniti. Per gestirlo al meglio, è stato creato a Tangeri un nuovo porto che in pochi anni supererà in capacità sia Rotterdam che Long Beach (Los Angeles) con 8,5 milioni di containers: il famoso "Tanger Med" che dovrebbe diventare una zona esentasse per la trasformazione dei prodotti trasportati dai containers. Nell'area di Tangeri troveranno collocazione molte imprese di trasformazione.
In questo contesto, non possiamo non ricordare la visita ufficiale che il 14 novembre scorso il Ministro del Marocco, Mohammed Ameur ha compiuto alla Regione Sicilia. In questa occasione ha dichiarato che: "Il Marocco intende cooperare con gli altri stati e regioni dell'area mediterranea per sviluppare un partenariato e una cooperazione ancora più ampia, che contribuisca a migliorare le relazioni tra nord e sud".

5. Aggiungiamo anche la considerazione demografica. La sponda nord invecchia e vede ridursi la sua popolazione, mentre la sponda sud, incluso il golfo Persico, avrà nel 2030 il doppio di popolazione: 400 milioni contro i nostri 200.

6. Noi continuiamo a piangerci addosso e a non voler vedere la sfida e le opportunità che ci si presentano alle porte di casa nostra. I problemi posti dagli immigrati clandestini e le minacce del fondamentalismo islamico, pur reali, non dovrebbero impedirci di capire il contesto geo-politico e geo-economico e definire una strategia di sviluppo globale sostenibile.

7. Attualmente soltanto il 10% delle esportazioni italiane è destinato a quest'area. Una cifra molto bassa se pensiamo alle potenzialità ricordate. Possiamo e dobbiamo crescere.

Ho visto le belle riprese del Presidente Raffaele Lombardo felice, circondato dagli imperscrutabili volti cinesi. Conoscendoli, mi son fatto anch'io una bella risata catartica e preoccupata insieme.
Con i Cinesi non si celebra, si discute a fondo, per ore, per giorni, per settimane: non è mai abbastanza. Sono assolutamente seri e determinati. Abbiamo un'idea errata dei cinesi quando li associamo a prodotti di scarsa qualità e alle sofisticazioni alimentari e chimiche. E' il prezzo di uno sviluppo troppo rapido e incontrollato che ha i giorni contati. I Cinesi sono però anche quelli che stanno investendo pesantemente nei settori scientifici e tecnologici con risultati eccellenti. Si stanno ad esempio, preparando ad operare in Italia inviando nelle nostre università oltre 3.000 studenti universitari di cui 950 in ingegneria e altrettanti in economia! 
Mi dicono che il Presidente si sarebbe già consultato con l'Università di Enna; francamente non sapevo che ci fosse colà un centro di studi strategici specializzato nella collaborazione strategica cino-euromediterraneo. Mi complimento e spero di avere l'opportunità di vistarlo presto.
Immagino che il Presidente si stia anche consultando con gli organismi nazionali ed internazionali preposti a questo tipo di cooperazione, trovandoci di fronte ad una strategia molto articolata e complessa, che tocca interessi strategici geo-politici e geo-economici non solo della nostra Isola ma anche dell'Italia e dell'Europa Mediterranea che, non a caso, ha deciso di creare un unico mercato Euromediterraneo nel 2010 e, all'interno del quale, la Sicilia è chiamata a giocare un ruolo importante anche attraverso il nuovo costituendo Politecnico del Mediteraneo.
Mettiamo al bando chi si ostina ancora ad affermare che la Sicilia è un'isola! Curiamo gli interessi locali della Sicilia in un quadro internazionale, coerente con una visione glocalista del pianeta e con la sua vocazione geo-politica e geo-economica che non possiamo in alcun modo barattare.

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24 febbraio 2009
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