Art 18: questione chiusa!
In dirttura d'arrivo la riforma del mercato del lavoro. Duro scontro tra la Cgil e l'esecutivo
Domani, giovedì 22 marzo, si terrà l'incontro finale tra governo e parti sociali, ma la giornata di ieri è stata sostanzialmente decisiva per la riforma del mercato del lavoro. E si è conclusa con un duro scontro tra la Cgil e l'esecutivo. Con il premier, Mario Monti che alla fine ha detto: "Nessuno ha potere di veto, la riforma è ampiamente condivisa: sull'articolo 18 è contraria solo la Cgil". E Susanna Camusso che ha risposto: "E' una proposta squilibrata, che contrasteremo in ogni modo. Gli unici che subiscono il provvedimento sono i lavoratori".
Già prima di iniziare il negoziato, il premier Mario Monti aveva annunciato che le posizioni di accordo e disaccordo sarebbero state messe a verbale per poi essere portate in Parlamento "l'interlocutore principale del governo", dove avverrà la discussione. E toccato poi a Elsa Fornero illustrare nel dettaglio il piano dell'esecutivo. Ha parlato di contratti ("quello a tempo indeterminato diverrà dominante") e ha affrontato il nodo dell'articolo 18 ("reintegro solo per i licenziamenti discriminatori").
SU ART. 18 QUESTIONE CHIUSA - Il Governo va avanti, anche senza il consenso della Cgil. Dopo giorni di trattative serrate, la proposta che il premier Mario Monti e il ministro del lavoro Elsa Fornero mettono sul tavolo, nel vertice a Palazzo Chigi, prevede una consistente manutenzione dell'articolo 18: il reintegro resta solo per i licenziamenti discriminatori, diventa un'alternativa all'indennizzo, per i casi più gravi, per quelli disciplinari e sparisce per i licenziamenti economici. Il contratto a tempo indeterminato diventa 'dominante' e quello a tempo determinato 'bandito' dopo 36 mesi. La riforma segna quindi una profonda discontinuità, andando a toccare proprio alcune delle pregiudiziali poste dal sindacato guidato da Susanna Camusso.
A fare la sintesi, alla fine del confronto, è il premier Mario Monti in conferenza stampa: "Abbiamo accertato con scrupolo la posizione di ciascuna delle parti sociali che ci ha portato a concludere che tutte le parti acconsentono all'articolo 18 nella nuova formulazione ad eccezione della Cgil che ha manifestato una posizione negativa". Ora, scandisce, la questione sull'articolo 18 "è chiusa". Perché c'è "rispetto" per le parti sociali ma "a nessuno è concesso potere di veto". L'auspicio del premier è che la riforma possa contribuire a far ripartire la crescita. "Confidiamo che una riforma così strutturale in linea con le raccomandazioni dell'Unione Europea e dell'Ocse possa contribuire a dare una prospettiva di sviluppo all'economia del Paese e a vantaggio dei giovani", evidenzia Monti. Che si dice sicuro di un primo effetto cruciale: "Il mercato del lavoro non sarà più un ostacolo per gli investimenti".
Sul piano dei contenuti, la sintesi spetta al ministro Elsa Fornero. Il contratto a tempo indeterminato è quello che "domina sugli altri" ma non sarà più "blindato", evidenzia. E, sottolinea, "non sarà più blindato, come lo era ora dall'articolo 18, nel bene e nel male". Una soluzione che, assicura, "riflette equilibrio". E, ancora: "Dispiace il no della Cgil", ma la riforma "non è contro i lavoratori", e ha sottolineato come gli obiettivi finali della riforma siano "più occupazione in primo luogo di giovani e donne, meno disoccupazione strutturale e miglioramento della qualità dell'occupazione". Toccando l'articolo 18 "non si vogliono smantellare delle tutele ma rendere meno blindato quel contratto subordinato a tempo indeterminato. E, con la riforma, l'articolo sui licenziamenti si applicherà alla totalità dei lavoratori". L'obiettivo, ha assicurato il ministro, "è tenere la flessibilità buona e contrastare quella cattiva". Il ministro è poi tornato sulla questione dei tempi: "Per l'approvazione della riforma - ha detto - i tempi sono fondamentali. Se potessimo usare una delega già ottenuta la useremo, se questo non fosse possibile vedremo quale altra soluzione". "Il dialogo - ha aggiunto Fornero - non finisce oggi ma continua per la scrittura delle norme".
LA CGIL ALL'ATTACCO - Sui risultati raggiunti pesa il veto della Cgil. "Faremo tutto ciò che serve per contrastare la riforma del mercato del lavoro. Faremo le mobilitazioni necessarie, non sarà una cosa di breve periodo", ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, spiegando che con le modifiche all'articolo 18 proposte dal Governo si avvierà un periodo di tensioni sociali. "Il governo sul tema dei licenziamenti - ha attaccato la leader della Cgil - non ha prodotto alcuno spostamento nè mediazioni. E l'unica certezza che era davvero necessaria, quella dei tempi di giudizio, è rinviata alla riforma della giustizia". Quanto alla spaccatura con Bonanni e Angeletti, Camusso ha detto: "Il fatto che i miei colleghi di Cisl e Uil abbiano condiviso fino a ieri sera un'ipotesi comune e che l'abbiano abbandonata questa mattina è un problema".
CISL E UIL - Il leader della Cisl Raffaele Bonanni ha dato invece un giudizio positivo sulle linee guida presentate dal governo: "Possiamo lavorare intensamente fino a fine settimana per migliorare la riforma", ha detto. Sull'articolo 18, aggiunge, "apprezziamo la direzione del governo per una mediazione fondata sul sistema dei nuovi ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori che escono dal mercato". Per Bonanni "su abusi e discriminazioni" addirittura "si rafforza la protezione anche per i lavoratori" di aziende con meno di 15 dipendenti, e "al giudice si dirà che dovrà utilizzare le norme contrattuali, che i sindacati liberamente costruiscono con le imprese". Quanto alla rottura dell'unità sindacale appena ritrovata, ha detto: "Ogni tanto c'è qualche intoppo, non voglio commentare quest'intoppo". Meno netto - sulla riforma - Luigi Angeletti della Uil: "Per dare un giudizio positivo sulla riforma del mercato del lavoro servono modifiche. La nostra direzione di domani è chiamata a dare un giudizio".
LA FIOM NON CI STA - "Una follia che cancella l'art.18 e per questo la Fiom è pronta a tutto". E' prevedibilmente durissima la reazione del leader delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini dopo l'annuncio della riforma del lavoro presentata dal governo. Una riforma che, per la Fiom, "non riduce la precarietà, non estende gli ammortizzatori ma rende più facili i licenziamenti". Una riforma che "sarà contrastata con ogni mezzo e con ogni forma di protesta democratica nelle fabbriche e nel Paese". Si parte con una manifestazione indetta per il 31 marzo a Milano.
EMMA MARCEGAGLIA: "ADESIONE COMPLESSIVA" - "Per quanto riguarda il fronte delle imprese abbiamo accolto la richiesta del presidente della Repubblica Napolitano, dimostrando senso di reponsabilità. Esprimiamo adesione complessiva all'architettura della riforma ma rimane del lavoro da fare sul alcuni punti che non ci vedono d'accordo", ha detto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, dopo l'incontro con il governo. Poi la leader di Confindustria ha chiamato in causa Susanna Camusso: "Avremmo auspicato l'adesione della Cgil però ci aspettiamo che un grande sindacato come la Cgil dimostri senso responsabilità in un momento come questo".
I COMMENTI POLITICI - Davanti al rischio di un naufragio della trattativa, ieri pomeriggio Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, aveva chiamato in causa il governo, dicendo: "Spero che si trovi un punto di sintesi e credo che il governo abbia tutti gli elementi per capire le distanze da colmare e trovare possibili punti di caduta". In serata, dopo la conferenza stampa di Monti e la rottura con la Cgil, il segretario del Pd ha aggiunto solo: "Ora dovrà pronunciarsi il Parlamento". Ma per il partito democratico indubbiamento lo strappo con la Cgil rappresenta un problema. "Quando Monti in conferenza stampa ha parlato di accordo di tutti, tranne che della Cgil, mi è parso di risentire Sacconi" ha detto Stefano Fassina, responsabile economia del Pd. La riformulazione dell'art. 18 in particolare "non va bene - ha aggiunto - perchè rischia di rimanere un guscio vuoto con un notevole allargamento delle possibilità di licenziamento". In ogni caso nella riforma "ci sono punti positivi che vanno sottolineati e ci sono buchi enormi".
Il vicesegretario Enrico Letta, che fa parte del gruppo filomontiano del Pd, dice: "Lavoreremo ancora fino alla fine per soluzioni più condivise, ma il nostro voto favorevole, pur con tanti distinguo, non può essere messo in discussione".
Bocciatura netta della riforma da parte dell'Italia dei Valori. "Sull'articolo 18 si sta riversando il solito e pericoloso accanimento ideologico - haanno detto in una nota congiunta il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, e il responsabile del lavoro Maurizio Zipponi - ricordiamo, infatti, ai signori del governo che si tratta di una norma di civiltà che prevede il reintegro sul posto di lavoro per coloro che sono ingiustamente licenziati e che lavorano in aziende con più di 15 dipendenti. Stiamo parlando di circa cinquanta casi all'anno in tutta Italia. E' evidente, quindi, che il governo non ha un soldo da investire sui giovani e su un nuovo welfare veramente europeo e preferisce colpire l'articolo 18, ben sapendo che anche se questo fosse modificato o abrogato, come vuole la destra estrema del Paese, non vi sarebbe nessuna crescita. Insomma l'esecutivo rimanda ad epoca lontana i nuovi ammortizzatori sociali, ma interviene da subito sull'art.18, trasformandolo in una specie di scalpo da consegnare alla Bce".
Esulta il Pdl che dichiara "chiusa" la stagione della concertazione. "Questo appare, al momento, il merito maggiore del governo" ha affermato Osvaldo Napoli.
LE PROPOSTE DEL GOVERNO
Queste le proposte del governo sulla riforma del mercato del lavoro. Proposte su cui non c'è l'accordo di tutte le parti, ma che il governo considera abbastanza definita.
Articolo 18 - Sul nodo dell'articolo 18, il governo propone di lasciare il reintegro per i soli licenziamenti discriminatori, che si estende però a tutte le imprese, anche quelle sotto i 15 dipendenti, attualmente escluse salvo che per i licenziamenti discriminatori. Sui quelli disciplinari, la proposta del ministro Fornero alle parti sociali è che sia previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro "nei casi gravi" o l'indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell'anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l'indennizzo, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all'ultima retribuzione.
L'assicurazione sociale per l'impiego - L'Aspi sostituirà l'odierno sussidio di disoccupazione. Sarà versata per 12 mesi (a regime 18 per gli over 55) e con importi lordi massimi - per il primo semestre, poi destinati a ridursi del 15% ogni sei mesi - di 1.119 euro al mese. Il suo arrivo graduale (si comincia dall'anno prossimo) abolirà la mobilità. "Ci diranno - ha detto la Fornero - che riduciamo le tutele: è vero se pensiamo che l'Aspi durerà un anno, ma noi vogliamo portare l'Aspi a una platea di 12 milioni".
Vincoli sui contratti a termine - Il contratto di lavoro a tempo indeterminato "diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese", spiega Fornero. Vincoli "stringenti ed efficaci" saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto, rassicura ancora il ministro. Sarà prevista una maggiorazione dell'1,4% sui contratti a termine, ma in caso di assunzione definitiva parte di questo costo sarà restituito all'azienda. Inoltre dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato scatterà l'assunzione a tempo indeterminato.
Spazio ai contratti di apprendistato - Il governo punta poi a rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro. Fornero aggiunge che bisogna investire nella formazione e non usare l'apprendistato come flessibilità. Sarà "un apprendistato serio che forma il lavoratore, non un para-apprendistato interpretato solo come una modalità per avere un'entrata flessibile". Nel caso in cui il lavoratore non fosse poi confermato "vogliamo - continua la Fornero - che quel periodo gli valga qualcosa. Si potrebbe pensare a una certificazione delle competenze professionali che ha acquisito, in modo che se non è confermato possa spenderle altrove".
Contrasto secco alle finte partite Iva - Via libera alla lotta contro i contratti dipendenti 'mascherati' da partite Iva. "Le associazioni datoriali hanno accettato - ha detto la Fornero - che il contrasto sarà secco e severo".
Ammortizzatori a regime dal 2017 - Per quel che riguarda i nuovi ammortizzatori sociali, il ministro Fornero dice alle parti sociali che partiranno dal 2017, dunque, sarà ancora in transizione nel 2016. Durante la trattativa, il governo aveva fatto riferimento al 2015 come anno per l'entrata a regime dei nuovi ammortizzatori.
Basta stage gratuiti dopo i dottorati - Non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, "ad esempio dopo il dottorato". E' ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: "Se vai in un'azienda a lavorare non lo fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare".
Stop alle dimissioni in bianco - Una misura - prevista nel capitolo sulla maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, ma ovviamente varrà anche per gli uomini - dovrebbe bloccare questo fenomeno "nel solco delle norme già esistenti".
Altri interventi da prevedere. La riforma prevede anche delle fasi successive relative alla riduzione della durata dei processi del lavoro e le strutture per l'inserimento nell'impiego, che dovranno essere decise d'accordo con la Regioni.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]