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Aspettando i risultati di Mirafiori...

A Torino alta la partecipazione dei lavoratori Fiat al referendum sull'accordo separato del 23 dicembre

14 gennaio 2011

Finora al referendum di Mirafiori, dalle 8.45 di questa mattina fino alle 12, hanno già votato circa 2.500 lavoratori, tra operai (sono circa 2.500 in totale quelli del primo turno) e impiegati (circa 450 quelli entrati alle 8 del turno intermedio) su un totale quindi di circa 3mila lavoratori presenti questa mattina. Toccherà poi al turno del pomeriggio, che completerà il voto, i cui risultati finali sono attesi per la tarda serata. Nel frattempo Sergio Marchionne è arrivato nella Sede del lingotto questa mattina presto e ne uscirà solo a tarda notte quando sarà reso noto l'esito del referendum.

Secondo fonti sindacali ha votato "la grandissima maggioranza" del turno di notte, "circa il 97,7% degli aventi diritto". Secondo quanto si apprende sono andati alle urne 384 lavoratori su 393 presenti. Nel turno di notte hanno lavorato più persone rispetto alle stime iniziali, in quanto la produzione leggermente aumentata ha richiesto un numero maggiore di addetti.
Secondo il responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo, "un'affluenza così elevata era inevitabile, del resto è la Fiat che sta organizzando il voto, dunque non ci stupisce". Airaudi ha poi aggiunto: "Discutere di percentuali non mi appassiona in modo particolare in questo caso perchè penso che questo voto non sia nè libero nè legittimo. I lavoratori hanno dimostrato molto coraggio ora voteranno secondo le loro possibilità".
Chi ha già votato, sia che abbia detto sì sia che si sia espresso per il no all'accordo, parla di una "scelta molto difficile". Ma chi si è detto contrario appare, all'uscita dei cancelli, più convinto nel rispondere della propria scelta. "Non possiamo cancellare con le nostre mani decine di anni di conquiste e di diritti, sanciti dalle leggi e anche dalla Costituzione", dice un giovane operaio della catena di montaggio.
Ma c'è anche chi motiva con decisione il proprio 'si': "Solo così, cambiando, possiamo attirare investimenti a Mirafiori e in Italia", commenta un operaio prendendo l'autobus che lo riporta a casa.

Ieri, dal programma 'Mattino Cinque', il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha detto: "Per me, questo referendum è illegittimo perché in un referendum si deve poter essere liberi di scegliere tra il sì e il no; invece, come sta dicendo da una settimana l'ad della Fiat, se i lavoratori dovessero dire di no lui chiuderebbe la fabbrica e non farebbe l'investimento; è evidente che il lavoratore non sia libero di scegliere perché gli viene detto che se accetta ciò che gli viene detto bene, altrimenti viene licenziato". "Mi sembra - ha sottolineato - che si tratti più di un ricatto che di un referendum, e che rischi di diventare un plebiscito in cui si può solamente dire ciò che chi comanda vuole che si dica. Noi vogliamo che continuino ad esserci gli investimenti a Torino perché vogliamo lavorare, ma vorrei precisare che non è vero che per fare gli investimenti a Torino ci sia bisogno di cancellare il contratto nazionale, di cancellare i diritti, di cancellare i sindacati". Per fortuna, in Italia, ha rilevato Landini, "ci sono tante altre imprese che investono senza bisogno di arrivare a cose di questo genere, e tante imprese che in Europa fanno auto e vanno meglio della Fiat, non hanno mai determinato condizioni di questa natura perché è un errore, non solo perché si cancellano dei diritti ai lavoratori, ma perché non è questa la strada per uscire dalla crisi. Insisto nel dire che noi vogliamo gli investimenti e vogliamo continuare a lavorare, ma vogliamo anche la dignità delle persone che lavorano negli stabilimenti".
Per il segretario della Fiom, "non è vero che l'unico modo per investire e far funzionare la fabbrica è quello che vuole la Fiat". "La Fiat - ha ricordato - ha fatto una proposta in cui si cancella il contratto nazionale, i lavoratori non potranno più eleggere i loro delegati perché questi saranno nominati e decisi dai sindacati che hanno aderito a quell'accordo, ha cancellato le pause, dice che se un lavoratore si opera può essere licenziato, che in caso di malattia non si viene pagati, e quindi la contrattazione aziendale non è più possibile".
Noi, ha aggiunto il sindacalista, "abbiamo detto che eravamo disponibili ad aumentare i turni di lavoro, eravamo pronti a costruire delle procedure che prevenissero il conflitto per fare una discussione sulla condizione di lavoro. Avevamo avanzato una proposta diversa di utilizzo delle pause in modo tale che i lavoratori mantenessero i 40 minuti, ma senza mai fermare le linee di produzione e aumentando il numero di macchine da produrre, ma di tutto ciò la Fiat non ha mai voluto discutere, quindi siamo di fronte a un ricatto e a una non volontà da parte della Fiat di discutere". "Tutto ciò ritengo sia preoccupante, perché fino ad oggi in Italia nessuna impresa ha cancellato il contratto nazionale e il rischio concreto è che se passa questa idea salta un sistema molto importante", ha concluso Landini.

L'accordo separato in pillole
La clausola e le sanzioni - La clausola di responsabilità individuale considera come parte integrante del contratto di assunzione l'intero accordo Fiat-sindacati. Qualsiasi infrazione è motivo di sanzioni fino al licenziamento.
Straordinari: 3600 euro in più - L'azienda potrà fare ricorso allo straordinario per 120 ore annue pro capite. Con i turni di notte e gli straordinari i lavoratori porteranno a casa in media 3600 euro lordi in più all'anno.
Pause ridotte a 10 minuti - Previsto su alcune linee un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, nell'arco del turno di lavoro, che sostituiscono le attuali tre pause di cui due da 15 minuti e una da 10 minuti.
Malattia e assenteismo - In caso di precedenti ripetute assenza per malattia pre o post festività non verrà poi riconosciuto per il 1° giorno di assenza nei periodi vicini alle festività alcun trattamento economico a carico dell'azienda.
La commissione paritetica - La regola anti-assenteismo non si applica per i dipendenti con gravi patologie. Verrà poi istituita una commissione paritetica tra sindacati e azienda per monitorare l'assenteismo.
I corsi di formazione - Sono previsti "importanti investimenti in formazione". I corsi saranno tenuti con i lavoratori in Cig e la frequenza sarà obbligatoria. Il rifiuto immotivato a partecipare sarà disciplinarmente perseguibile.

Attendendo i risultati del referendum di Mirafiori, tra le "tute blu" di Termini Imerese si respira un clima di rassegnazione - Mentre gli operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori trattengono il fiato in attesa di conoscere il loro futuro che Marchionne ha legato all'esito del referendum sull'accordo separato del 23 dicembre, tra le "tute blu" di Termini Imerese il clima che si respira é quello rassegnazione. La fabbrica siciliana, dove lavorano 1.600 persone e altre 600 nell'indotto appena rientrati dalla cassa integrazione, è infatti destinata a chiudere a fine anno, con gli operai che attendono gli sviluppi delle trattative tra il ministero per lo Sviluppo e i gruppi imprenditoriali che hanno presentato offerte per rilevare porzioni di stabilimento. Al vaglio c'è la formulazione degli accordi di programma, il passo successivo sarà la presentazione dei piani industriali delle singole società interessate al sito industriale che potrebbe essere spezzettato: si andrebbe dalla produzione di auto di lusso (De Tomaso-Rossignolo), all'energia alternativa (Ciccolella), dagli studios cinematografici (Med Studios) alle biomasse (Biogen).
E mentre si spera nell'arrivo di nuovi imprenditori, i sindacati si dividono su quanto sta avvenendo, ricalcando le posizioni emerse su scala nazionale. Se la Fiat avesse proposto per Termini Imerese un accordo sul modello di Mirafiori o Pomigliano d'Arco la Fiom l'avrebbe respinto mentre Fim e Uilm avrebbero firmato. "Avremmo preferito trovarci nelle condizioni in cui si trovano i lavoratori degli altri due stabilimenti", dice il segretario siciliano della Fim, Salvatore Picciurro, secondo cui "gli accordi a Pomigliano e Mirafiori sono una pietra miliare per il rilancio del settore auto in Italia". Invece, "l'antagonismo demagogico e d'avanspettacolo messo in atto dalla Fiom - accusa - ci ha fatto perdere un anno prezioso". Irremovibile la Fiom. "Non avremmo votato quella proposta neanche a Termini Imerese", afferma il segretario dei metalmeccanici della Cgil di Palermo, Roberto Mastrosimone. "Quello per Mirafiori è un accordo illegittimo e incondivisibile - aggiunge - che mette in discussione diritti indisponibili dal diritto di sciopero a quello alla salute". Opposta la posizione della Uilm. "Abbiamo sottoscritto l'accordo per Mirafiori e personalmente lo avrei votato non una ma 12 volte, se fosse stato presentato per Termini Imerese", assicura il segretario di Palermo, Vincenzo Comella. Poi allarga le braccia: "La proposta è seria e un po' d'invidia c'é, anche perché la situazione per Termini Imerese è tutta in alto mare e credo che questa fase di incertezza si protrarrà anche dopo la sigla degli accordi di programma".

[Informazioni tratte da Rainews24, Repubblica.it, Adnkronos/Ing, Ansa]

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14 gennaio 2011
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