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Aspettando il verdetto sul Cavaliere...

La sentenza per la frode fiscale sui diritti Mediaset potrebbe arrivare domani, oppure giovedì

30 luglio 2013

Non dovrebbe arrivare oggi in Cassazione la sentenza per la frode fiscale sui diritti Mediaset per la quale Silvio Berlusconi è stato condannato l'8 maggio scorso dalla Corte d'Appello di Milano a quattro anni di reclusione (di cui tre condonati dall'indulto del 2006) e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria - quest'ultima - che lo farebbe decadere da parlamentare e gli impedirebbe di ricandidarsi (LEGGI).
Niente di ufficiale, ma è praticamente impossibile - vista la complessità del processo e gli altri ricorsi al ruolo - che il collegio feriale della Suprema Corte possa chiudere l'udienza e riunirsi in camera di consiglio prima del termine della giornata, per leggere poi il dispositivo entro la mezzanotte. È probabile che il verdetto arrivi domani o, addirittura, nelle prime ore di giovedì.
Il presidente Antonio Esposito, il relatore Amedeo Franco e i consiglieri Ercole Aprile, Giuseppe De Marzo e Claudio D'Isa hanno tre strade aperte dopo aver ascoltato le richieste del sostituto procuratore generale Antonio Mura e le arringhe degli avvocati: la conferma della condanna per il leader del centrodestra, l'assoluzione, un nuovo processo di secondo grado davanti a una diversa sezione della Corte d'Appello del capoluogo lombardo. Più la scelta di rinviare tutto, ipotesi questa che appare la meno gettonata.

Sono sette gli avvocati che discuteranno al Palazzaccio di piazza Cavour: il professor Franco Coppi e Niccolò Ghedini nominati da Berlusconi, Roberto Pisano (difensore del produttore Frank Agrama, condannato a tre anni di carcere in appello), Luca Mucci e Luigi Fenizia (assistono l'ex consulente Mediaset Daniele Lorenzano, che ha avuto tre anni e otto mesi di reclusione) e Filippo Dinacci e Nicola Mazzacuva (incaricati dalla manager Gabriella Galetto, per lei un anno e due mesi di carcere). Nessuno di loro - almeno fino alla tarda serata di ieri - era intenzionato a puntare a un rinvio della discussione.
Una decisione che nascerebbe anche dalla consapevolezza di riuscire a ottenere - tutt'al più - uno slittamento di qualche giorno. Non è ancora stato stabilito definitivamente quando scatterebbe la prescrizione di una parte delle accuse. La decisione (dopo approfondito calcolo) spetta al collegio che poi emetterà la sentenza. Si oscilla tra il primo agosto e il 14-15 settembre, comunque prima della scadenza del periodo feriale, almeno a sentire le indiscrezioni dal Palazzaccio.

Insomma, cresce l'attesa per la sentenza e con l'attesa crescono anche le fibrillazioni nella maggioranza. Il Pd ha già ripetuto più volte che le sentenze vanno rispettate, concetto ribadito anche dal capogruppo al Senato Luigi Zanda in un'intervista che, in merito all'eventuale voto in Giunta sulla decadenza, ha detto: "non dovrebbe esserci materia di discussione, almeno per noi del Pd. Dobbiamo prendere atto e rendere operativa una sentenza della magistratura". Una presa di posizione ribadita anche da Vannino Chiti: "Se la Cassazione confermasse la sentenza di condanna e l'interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi, il Parlamento si troverebbe semplicemente di fronte a una presa d'atto della sua decadenza dalla carica di senatore. Il Pd non potrebbe che votare favorevolmente".

Quanto basta per rendere la vigilia incandescente. Anche se, come già detto, il verdetto potrebbe slittare a mercoledì o anche a giovedì. Prova delle fibrillazioni che percorrono il Pdl anche lo scontro con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che alla cerimonia del Ventaglio ha detto: "Credo che singoli casi giudiziari non debbano interferire nella vita delle istituzioni. Qualunque sia la decisione della Cassazione", sulla sentenza Mediaset, "essa non dovrà avere ripercussioni sulle attività parlamentari".
Affermazioni contro cui c'è stata una levata di scudi del Pdl. Prima ad attaccare Daniela Santanchè: "Altro che singoli casi giudiziari! Qui si tratta di 10milioni di italiani che in caso di condanna di Berlusconi rischiano di non avere più rappresentanza politica".

Le ha fatto eco Stefania Prestigiacomo: "Il 30 non si decideranno le sorti di un solo uomo, ma di un terzo dell'Italia. La sentenza verso Silvio Berlusconi, infatti, sarà inevitabilmente una sentenza verso tutto il partito e tutti i milioni di elettori che al Pdl e a Berlusconi hanno dato la loro fiducia".
Per Maria Stella Gelmini "tentare di sminuire una situazione grave che è sotto gli occhi di tutti non modifica la realtà dei fatti. La presidente Boldrini dovrebbe ben saperlo. Far finta di non comprendere il peso della vicenda Berlusconi e derubricare il tutto a 'singoli casi giudiziari' suona come una provocazione più inutile che politica".

In tutto questo il premier Enrico Letta cerca di gettare acqua sul fuoco e da Atene ha detto di non temere per l'esito delle sentenza. Di fronte alle tensioni che attraversano la maggioranza in vista della sentenza Mediaset, il premier Letta si è mostrato sereno e ha detto che non ci saranno i terremoti che vengono evocati da chi spera, evidentemente, nei terremoti evocati. Per il presidente del Consiglio la situazione è molto più stabile di come viene presentata. Proprio per questo Letta ha spiegato di continuare a lavorare sul programma del prossimo anno, convinto che sarà confermata la stabilità.

[Informazioni tratte da Corriere.it, Adnkronos/Ign]

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30 luglio 2013
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