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Aspettando il via libera del Consiglio dei Ministri sulla legge contro le violenze sulle donne

26 ottobre 2006

Le violenze che, purtroppo, si usano quotidianamente sulle donne, non sono soltanto quelle degli stupri, che catturano la fetta più grande dell'attenzione pubblica. Il fenomeno è più ampio, più strisciante, molto più preoccupante di quello che si può immaginare.
Alla fine di settembre, Telefono Rosa insieme alla Publica Res-Swg di Trieste ha realizzato un'indagine sul modo in cui l'opinione pubblica percepisce la violenza sulle donne. I dati ricavati dalla ricerca richiedono una riflessione accurata sul problema, che vada oltre le notizie pubblicate dai media sui casi di stupro.

Mentre i fatti di cronaca enfatizzano la violenza fatta alle donne da sconosciuti e riconducono i reati a situazioni di emarginazione e di criminalità comune, a monte c'è ''un problema di violenza quotidiana, casalinga ed istituzionale''. Il punto, insomma, non è fermare gli stupri, ma educare la società a vedere la donna in modo diverso.
Dai dettagli dell'indagine è sostanzialmente emerso che la paura di subire una violenza è molto alta e che molte donne in seguito al timore hanno modificato i loro comportamenti.
I dati più rilevanti emersi dall'indagine riguardano le cause delle violenze. Secondo gli intervistati due sono le possibili origini: il 46% indica i disturbi psicologici gravi, il 31% (più uomini che donne) la crescita in un ambiente violento. I più giovani, inoltre, riconoscono nella violenza un tentativo da parte dell'uomo di affermare la propria superiorità sulla donna, mentre chi ha una scolarità più bassa e le donne con un età superiore ai 54 anni, indicano anche nella cattiveria una delle probabili cause.
E' molto alta la percentuale di chi ritiene che ci vogliano pene più severe per chi commette una violenza, il 34%, e un ulteriore 17%, tra i quali molti giovani, è ancora più radicale e chiede la castrazione chimica dei recidivi. Su questo punto esiste una divergenza di opinioni. C'è infatti chi sostiene che innalzare le pene per i reati di violenza contro le donne è controproducente, chi invece chiede pene più severe nei casi specifici di violenza sessuale, pur dicendosi d'accordo che esistono episodi più subdoli da affrontare attraverso un approccio più ampio.

E giusto domani, dopo l'approvazione della legge sulla violenza sessuale, il ''pacchetto'' di provvedimenti, messo a punto dal ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini e dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, finirà sul tavolo di Palazzo Chigi, pronto per il via libera del governo.
Il disegno di legge prevede una piccola rivoluzione in materia all'interno del codice penale. Ci saranno pene più severe per tutti i reati a sfondo sessuale: in caso di stupro saranno innalzate le pene minime, in molti casi saranno soppresse le attenuanti generiche.
Ma non solo: nel codice penale verranno introdotti i nuovi reati di molestie e di minacce persecutorie (dall'inglese: stalking). Si rischieranno da due a quattro anni di carcere. E questo contro i 51 euro di multa dell'unico reato oggi previsto dal nostro codice, quello di minaccia semplice. Che soltanto se molto grave può arrivare a un anno di reclusione. Ancora tutti da definire i dettagli di questi due nuovi reati: spetterà ai tecnici dei ministeri di Giustizia e Pari opportunità stabilire come definire una persecuzione. Quante telefonate, email o sms possono diventarla. In generale sarà il magistrato volta per volta a stabilirlo, ma il criterio sarà uno: la minaccia o la molestia dovrà avere il carattere dell'ossessività.

Il disegno di legge del governo ha previsto molte sedute del tavolo tecnico per mettere a punto dettagli che nel pacchetto prevedono anche di cambiare alcune procedure. Questo succederà per i casi più gravi, ovvero quando si parla di stupri, ma anche di violenza in genere e in particolare di violenza domestica. Ecco quindi che verrà accorciata la durata del processo: si prevede il ricorso al giudizio immediato che diventerà obbligatorio. Ma si eviterà alla vittima anche il trauma di dover raccontare la propria esperienza durante il dibattimento: il pm, infatti, potrà chiedere l'esame della persona offesa soltanto in sede di incidente probatorio.
È un pacchetto che farà sospirare di sollievo un po' tutte le donne, almeno a giudicare dai dati Istat che nel 2004 segnalavano che oltre il 55% delle donne italiane tra i 14 e i 59 anni ha subito nella vita almeno una molestia sessuale.

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26 ottobre 2006
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