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Aspettando la liberazione del Chiaraluna...

La preoccupazione dell'armatore: ''Temo che questo sequestro non interessi a nessuno''

27 agosto 2009

Sono ore di attesa per la liberazione del peschereccio 'Chiaraluna' di Mazara del Vallo (TPi), con a bordo sette uomini di equipaggio, sequestrato due giorni fa da una motovedetta tunisina. Non si sono mai interrotti i contatti diplomatici tra la Farnesina e le autorità tunisine per fare tornare in Italia il peschereccio bloccato al porto di Sfax.
L'ambasciatore d'Italia a Tunisi, che segue da vicino l'evolversi della situazione, ieri mattina si è messo in contatto telefonico con l'armatore del motopesca, Francesco Campo, che a sua volta ha detto di essersi messo in comunicazione con il suo equipaggio: "Ho parlato con l'Ambasciata italiana a Tunisi e non ha maggiori notizie di quante ne abbia io. Mi auguro solo che questa vicenda possa risolversi al più presto". "Ho parlato con il capitano del peschereccio (Angelo Giacalone, ndr) - ha detto Campo - e mi ha detto che l'equipaggio sta bene, che hanno mangiare a sufficienza e che dal Chiaraluna i marinai non si muovono per loro scelta in quanto non è stato imposto loro di stare a bordo. I militari tunisini sono andati a bordo in mattinata e hanno fatto firmare un verbale in cui si contesta che il peschereccio si trovava in acque profonde 40 metri. Posso affermare che è un falso perchè nella zona del Mammellone non esiste quella profondità che lì è compresa fra i 48 e gli oltre 50 metri". L'armatore ha poi aggiunto che "con la Tunisia negli ultimi anni c'era collaborazione, non pensavo che un sequestro di un natante mazarese potesse verificarsi nuovamente. A maggior ragione non capisco come possa essere stato fermato il Chiaraluna che nel momento in cui è stato bloccato non aveva neppure le reti calate in mare".

Secondo Francesco Campo, dunque, il fermo sarebbe stato disposto dalle autorità tunisine senza una ragione valida e soltanto perché l'imbarcazione è italiana. "Ci sono tante barche egiziane attorno al Mammellone - ha spiegato l'armatore del Chiaraluna - ma quelle non vengono toccate, mentre viene fermato proprio uno degli appena tre pescherecci mazaresi che sono in attività in questo periodo. Il sequestro è stato eseguito soltanto perché i tunisini si sono svegliati, constatando i rapporti diplomatici che sono stati avviati tra l'Italia e la Libia negli ultimi tempi". "Temo che questo sequestro non interessi a nessuno - ha poi aggiunto Campo - e mi appello perciò ai politici, a tutti i livelli, affinchè prendano a cuore la mia situazione. Il peschereccio è fermo. L'equipaggio è a bordo e non ci sono notizie su un eventuale rilascio. Ho telefonato alla Farnesina, avrei voluto parlare con il ministro degli Esteri Franco Frattini, ma il ministro non c'era, ho parlato con la segreteria. Al Ministro avrei voluto dirgli di interessarsi di questo sequestro anomalo del mio peschereccio: perchè sequestrano un natante in navigazione? E il Chiaraluna lo era quando è stato bloccato dai tunisini che parlavano un perfetto italiano".
Infine Francesco Campo ha voluto ricordare un altro drammatico episodio, accaduto 16 anni fa. "I tunisini - ha raccontato - presero un altro mio peschereccio, il 'Gaspare Campo', sempre nella stessa zona. Una motovedetta di militari tunisini stava abbordando il natante ma quella volta in zona c'era una nave della Marina italiana. I tunisini per fuggire fecero una brusca manovra, speronando il Gaspare Campo. Per fortuna la nave italiana prese a bordo l'equipaggio, ma il mio peschereccio, benchè speronato, fu sequestrato dai tunisini e per il suo rilascio aspettai venti giorni, pagando un'ammenda di dieci milioni delle vecchie lire. Altri 200 milioni spesi per ripararlo. Sono cose che non si possono dimenticare".

Il "Chiarluna" era stato già sequestrato dalla Libia il 4 marzo scorso e rilasciato dopo cinque giorni. Oltre al comandante Angelo Giacalone, 45 anni, sono a bordo del "Chiaraluna" i mazaresi Francesco Pernici, 51 anni, direttore di macchina, e Salvatore Asaro, 56 anni, nostromo, e i tunisini Abdel Karim Amara, 27 anni, Rachem Rettani, 38 anni, entrambi marinai, Youfef Ben Oun, 47 anni, e Said Doumi, 50 anni, addetti alle macchine.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, AGI]

[Foto d'archivio]

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27 agosto 2009
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