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Aspettando una totale intesa tra l'Italia e la Romania, un altro balordo attacco xenofobo contro i romeni

06 novembre 2007

E' atteso per domani, mercoledì 7 novembre, l'incontro tra il presidente del Consiglio Romano Prodi e il premier rumeno Calin Popescu Tariceanu che si terrà a Roma, per mettere a punto strategie comuni bilaterali e dare un segnale politico di collaborazione. E' uno dei risultati di un colloquio telefonico tra Prodi e Tariceanu dopo le polemiche seguìte alla morte di Giovanna Reggiani e all'aggressione ai danni di tre immigrati romeni a Roma.
Un clima di distenzione sul quale si innesta, però, la bocciatura, da parte di Bucarest, del decreto sulle espulsioni: ''Misure improvvisate, che generano paura e risvegliano l'odio, possono essere inique e causare altri effetti rispetto a quelli sperati'', ha detto il presidente romeno, Traian Basescu. ''In qualità di capo dello Stato romeno'' Basescu condanna ''ogni violazione della legge commessa da un cittadino romeno in Romania, così come all'estero. Ma anche ogni atto di violenza contro cittadini romeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti civili dei romeni, senza riguardo a dove si trovino nell'Unione europea''.

Il presidente Prodi e il suo omologo romeno si dicono d'accordo sulla necessità di lavorare insieme affinché i rapporti fra i due Paesi ''non degenerino e non siano inquinati'' dagli episodi recenti che purtroppo si sono ripetuti ieri. Sì perché ieri un nuovo, grave gesto di intolleranza è stato scagliato contro i cittadini romeni in Italia. E' successo a Monterotondo, piccolo comune in provincia di Roma, dove un'esplosione ha fatto tremare i vetri dei palazzi e gettato nel panico gli abitanti del paesino: la xenofobia questa volta ha preso di mira un negozio di prodotti alimentari tipici romeni. Fortunatamente è stata tanta la paura e la preoccupazione ma pochi i danni arrecati.

L'ordigno, un razzo da segnalazione marittima modificato, lungo circa 20 centimetri e collegato a una miccia lunga, ha fatto saltare parte della serranda e la vetrata d'ingresso del negozio ''Dmd Transilvania Alimentari Tipici Rumeni'' di proprietà di Daniel Dana Catalin, e la moglie Diana Steluca Mailat (che, per combinazione, si chiama come l'assassino di Giovanna Reggiani, la donna uccisa a Tor di Quinto) una coppia di ventottenni, con una figlia di 2 anni e mezzo, che abitano a Mentana da 5 anni e si sono perfettamente integrati. L'intenzione degli attentatori era di bruciare tutto ma la tanica piena di benzina lasciata sul posto, fortunatamente, non ha preso fuoco. Sul muro, una croce celtica e una scritta: ''Ve bucamo la testa''.
A Monterotondo la stragrande maggioranza del paese ha espresso, fin dalle prime ore, solidarietà e simpatia per la coppia che ammette di avere paura ma di non avere assolutamente intenzione di scappare via: ''Mi hanno avvertito subito e sono corso qui - ha detto ai giornalisti, in tono quasi rassegnato, il giovane titolare - mia moglie è spaventatissima... Che ci vuoi fare? Di gente così ce n'è dappertutto. Noi viviamo qui da cinque anni e non abbiamo mai avuto il minimo problema. Mai un insulto, un commento odioso, un gesto di intolleranza. Certo, abbiamo letto di quella signora, è una cosa orribile ma che c'entriamo noi?''.

Insomma, quello che può diventare vero e proprio ''allarme razzismo'' sembra si vada avvicinando sempre di più, e se andava fatta qualcosa per regolare, e anche inasprire, le misure di espulsione per tutti quei cittadini comunitari riconosciuti come pericolosi per la società, adesso la stessa fermezza il governo la deve avere per eliminare sul nascere quello che il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha chiamato la ''belva feroce del razzismo''.

Intanto in Sicilia... - Se da un lato il fenomeno xenofobo rischia di diventare un problema serio in Italia, da un altro lato rappresentazioni di quotidiana convivenza civile e di solidarietà fanno ben sperare che questo si risolva al più presto. E' il caso della scelta fatta dal marito di Lidiea Racu, 38enne romena morta a causa dell'assunzione di alcol con metanolo, che ha concesso l'espianto degli organi della moglie, che sono stati trapianti in Sicilia: il fegato è andato al centro Ismett di Palermo e i due reni al Centro trapianti del Policlinico universitario di Catania. La coppia, che hanno lasciato tre figli piccoli in Romania, lavoravano come braccianti agricoli a Vittoria (RG). Gli esami tossicologici sulla donna hanno dimostrato la presenza della sostanza letale nel sangue ma la funzionalità di fegato e reni non sarebbe stata però compromessa. A quel punto il marito di Lidiea ha deciso per la donazione.

- ''Clima anti-italiano in Romania'' di Marco Imarisio

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06 novembre 2007
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