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Attentato a Milano

Un libico ha fatto esplodere un ordigno artigianale davanti la caserma santa barbara di Milano

12 ottobre 2009

Attentato questa mattina contro la caserma Santa Barbara in via Perucchetti, a Milano. Erano le 7.45 quando un uomo straniero è arrivato davanti alla porta carraia e, dopo aver gridato alcune frasi ha fatto esplodere una cassetta che teneva in mano.
L'uomo è rimasto gravemnete ferito nella deflagrazione mentre un militare di servizio in caserma che si trovava nelle vicinanze ha riportato delle escoriazioni alla testa. Il militare ha ricevuto le cure sul posto e vista la lieve entità delle ferite non è stato ricoverato.

E sono in piena fase di svolgimento, con i rilievi della Scientifica e degli artificieri, le operazioni di accertamento della dinamica dell'attentato. L'attentatore è Mohamed Game, 35 anni, libico. Sul posto, tra i numerosi funzionari dirigenti e ufficiali di Polizia, Carabinieri ed Esercito, oltre al procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, coordinatore del pool Antiterrorismo, il questore, Vincenzo Indolfi, il Comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, Colonnello Sergio Pascali e il Comandante della Polizia locale, Tullio Mastrangelo.
In particolare, oltre ai rilievi della Scientifica, gli uomini della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri, in collaborazione con i più alti ufficiali del presidio militare, stanno ricostruendo la dinamica e soprattutto sentendo le testimonianze del ferito e degli altri militari presenti al momento dello scoppio. La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta; a coordinare le indagini sarà il sostituto procuratore Armando Spataro.

L'esplosione è avvenuta alle 7.45 davanti alla caserma sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito di piazzale Giuseppe Perrucchetti, a Milano (zona Forze Armate). L'attentatore di nazionalità libica, Mohamed Game, con precedenti per ricettazione, è arrivato davanti alla porta carraia con un pacco che conteneva un ordigno rudimentale di bassa potenza, nascosto in una cassetta degli attrezzi. L'uomo ha cercato di approfittare dell'ingresso di un militare che stava entrando nella struttura a prendere servizio con la sua auto, una Fiat Punto. L'attentatore ha cercato di intrufolarsi, ma gli si sono parati davanti i militari di guardia che, per fortuna, erano a qualche metro di distanza e gli hanno spianato contro il fucile mitragliatore. È stato a quel punto che l'uomo ha fatto esplodere il rudimentale ordigno. Prima avrebbe urlato solo alcune parole in arabo. Il comandante della caserma Perrucchetti, il Colonnello Valentino De Simone, e fonti investigative hanno "smentito categoricamente" che il libico abbia proferito frasi inerenti ai nostri militari in Afghanistan, come inizialmente era stato riferito.
Dai documenti l'uomo risulta cittadino libico, nato in Libia il 17 ottobre nel 1974, in regola con il permesso di soggiorno. E' residente a Milano e padre di una figlia che ha avuto da una donna italiana, con la quale non risulta essere sposato. In tarda mattinata uomini della Digos si sono recati nella casa dove vive, pare da solo, in cerca di ulteriori elementi su di lui e sulle sue eventuali finalità terroristiche. La convivente italiana è sotto interrogatorio.

Nella cassetta degli attrezzi c’erano, a quanto sembra, circa due chili di esplosivo artigianale: fortunatamente solo una parte è esplosa, altrimenti la potenza dello scoppio sarebbe stata tale da far crollare l’ingresso della caserma.
Nello scoppio è rimasto ferito Guido La Veneziana, un caporale di 20 anni del primo regimento Trasmissioni, di servizio in quel momento in caserma; si è rialzato subito, ha rifiutato il ricovero e ha parlato con gli investigatori. Una scheggia lo avrebbe colpito di rimbalzo, procurandogli ferite lievi alla testa.
Grave invece il libico: il personale del 118, dopo averlo intubato e stabilizzato, lo ha portato all'ospedale Fatebenefratelli in codice rosso. L'uomo è ricoverato al Pronto soccorso, piantonato da un nutrito numero di poliziotti e carabinieri che presidiano l'ingresso su via Castelfidardo e gli ingressi e i corridoi del reparto. Avrebbe subito l'amputazione della mano e perso la vista da un occhio, oltre ad avere gravi ustioni sul volto.

L'attentatore "sembra fosse giunto a Milano da Napoli, in tasca gli investigatori gli hanno trovato un biglietto ferroviario»: lo ha riferito il consigliere provinciale Giovanni De Nicola parlando ai cronisti in piazzale Perrucchetti. Il politico parla di un "episodio molto, molto preoccupante, che dà l’idea di un piano organizzato e di una possibile base dell’attentatore a Milano".
Secondo quanto riferito dai vertici militari della caserma Santa Barbara di Milano, un reparto tra quelli di stanza nel complesso milanese dell'Esercito si trova attualmente in zona d'operazioni in Afghanistan. È una compagnia (quindi circa un centinaio di uomini) del primo Reggimento trasmissioni "Spluga", che condivide gli spazi della grande infrastruttura, l'ultima operativa rimasta a Milano, con il Reggimento artiglieria a cavallo, le famose "Voloire".

La caserma Santa Barbara era tra gli obiettivi di due presunti terroristi marocchini arrestati a Milano nel dicembre 2008, che progettavano una serie di attentati proprio nel capoluogo lombardo. Il nome della caserma venne fuori da una telefonata intercettata dalla Digos in cui i due marocchini indicavano anche altri obiettivi: l'Ufficio stranieri e la sede del terzo reparto mobile della Polizia in via Cagni, a Milano, la caserma dei carabinieri di Giussano e la sede della Compagnia dell'Arma a Desio, il parcheggio del supermercato Esselunga di Seregno. I due marocchini, Rachid Ilhami, di 31 anni predicatore del centro culturale "Pace" di Macherio, e Gafir Abdelkader, di 42, furono arrestati il 2 dicembre del 2008: di loro gli investigatori dissero che si trattava di "cani sciolti" pervasi però da forte radicalismo islamico. Dalle intercettazioni è emerso che il gruppo - oltre ai due arrestati l'indagine ha riguardato altre sette persone - dalla predicazione era passato a studiare gli effetti degli ordigni, le tecniche di autodifesa e come utilizzare sostanze comuni per creare ordigni. "Ci vuole qualcosa che rimanga nella storia, così avresti il riconoscimento di Dio e la grazia di Dio" diceva uno dei due arrestati in una conversazione intercettata a settembre 2008. E in un'altra: "Tu vai dentro, per esempio in una caserma dei carabinieri e ci sono 10, 15 militari, e se li terrorizzassimo?" commentavano.
Secondo gli investigatori si trattava di personaggi non inseriti in alcuna organizzazione e che, non essendo riusciti a trovare i contatti necessari per recarsi nelle zone di guerra, avevano deciso di combattere la propria battaglia in Italia. In Procura a Milano hanno comunque fatto sapere che l'attentato alla Perrucchetti sarebbe un caso isolato e non avrebbe nulla a che vedere con i progetti venuti a galla nell'inchiesta che riguarda i marocchini. Inchiesta nella quale non sono mai emersi contatti diretti con fondamentalisti di nazionalità libica.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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12 ottobre 2009
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