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Attentato al giudice Giacomo Montalbano

In servizio alla Corte d'appello di Caltanissetta, da Gip di Palermo ha seguito tutto il filone d'inchiesta sulle ''talpe alla Dda''

10 settembre 2008

Un attentato incendiario è stato messo a segno ai danni del giudice Giacomo Montalbano, attualmente in servizio alla Corte d'appello di Caltanissetta e fino a tre anni fa gip a Palermo. Il magistrato si è sempre occupato di processi di mafia e a politici e imprenditori collusi con Cosa nostra.

L'attentato incendiario è stato messo a segno la notte fra venerdì e sabato nella casa di campagna del magistrato, a San Nicola l'Arena, a una decina di chilometri da Palermo.
Qualcuno è arrivato a bordo di un fuoristrada e dopo aver effettuato un buco nella rete di recinzione è entrato nell'appezzamento di terreno di Montalbano appiccando il fuoco ad una pineta che circonda lla villetta. I rumori dell'auto che si allontanava velocemente e il crepitio delle fiamme hanno svegliato Montalbano che è corso fuori dalla casa e si è trovato davanti le fiamme alte più di due metri. L'arrivo dei pompieri ha evitato che l'incendio si propagasse.
Dell'attentato incendiario al giudice Montalbano sono stati informati gli uffici giudiziari di Palermo e Caltanissetta. La notizia, fino a ieri, era rimasta segreta.

Giacomo Montalbano è stato presidente del collegio del tribunale delle misure di prevenzione che ha ordinato lo scorso mese la confisca di beni per 240 milioni di euro all'imprenditore Pietro Di Vincenzo di Caltanissetta. Prima di lasciare gli uffici del gip di Palermo, Montalbano ha ordinato gli arresti dei favoreggiatori di Bernardo Provenzano, nell'operazione "Grande mandamento". Sempre come gip nel Capoluogo siciliano, si è occupato di tutto il filone d'inchista sulle "talpe in Procura" e sono sue le ordinanze di custodia cautelare che hanno portato in carcere l'ex assessore comunale Mimmo Miceli, il medico Salvo Aragona (che poi si è pentito), l'ingegnere bagherese Michele Aiello, i marescialli della Dia e del Ros Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo.
Inoltre ha firmato gli arresti dell'altro maresciallo dei carabinieri - poi sceso in politica con l'Udc - Antonio Borzacchelli e del radiologo universitario Aldo Carcione. Parole molto pesanti furono usate da Montalbano, in particolare, contro Ciuro, Riolo e Borzacchelli, definiti traditori dello Stato e indegni di vestire la divisa. Tutti e tre sono stati poi condannati.

Tra la fine del 2004 e il marzo 2005, Montalbano definì il procedimento sulla distruzione delle intercettazioni delle conversazioni tra politici di vari partiti e Totò Cuffaro, e in particolare sulla registrazione di una telefonata tra l'ex presidente della Regione Sicilia e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: il gip ordinò la distruzione dei nastri, poi confermata da un altro gip (nel luglio scorso) nonostante il ripensamento della Procura. Prima di lasciare Palermo, ancora lo stesso gip archiviò l'indagine per mafia nei confronti di Cuffaro (poi condannato a 5 anni, e costretto alle dimissioni, per favoreggiamento di singoli mafiosi e rivelazione di segreti d'ufficio) e del parlamentare nazionale dell'Udc Saverio Romano. Entrambe le inchieste sono state poi riaperte dai pm di Palermo, con l'autorizzazione di un altro giudice delle indagini preliminari, sulla base di nuovi elementi raccolti dalla Procura.

[Informazioni tratte da ANSA, AGI]

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10 settembre 2008
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