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Attentato alla Dia per vendicare Riina

Il pentito Gaspare Spatuzza: ''Nell'estate del '93 l'obbiettivo di Cosa nostra erano i carabinieri''

07 novembre 2009

Subito dopo la strage di via dei Georgofili, a Firenze, nel 1993, Cosa nostra aveva intenzione di colpire la sede Direzione Investigativa Antimafia di Palermo utilizzando un mezzo dei Vigili del fuoco carico di esplosivo. Terrorismo, puro terrorismo.
Un attentato che poi, fortunatamente, non venne portato a termine anche perchè Cosa nostra decise di organizzare un altro attentato per colpire i carabinieri allo Stadio Olimpico di Roma. Anche quell’attentato, però, non venne mai effettuato, solo perché non funzionò l'innesco che avrebbe dovutio fare esplodere l'automobile imbottita di esplosivo.

Sono queste le ultime rivelazioni di Gaspare Spatuzza, che il Procuratore generale, Antonino Gatto, ha depositato ieri mattina alla prima sezione della Corte d'appello di Palermo, nel processo al senatore Marcello Dell'Utri.
Spatuzza, imbianchino di professione soprannominato "U Ziu", oppure "U Tignusu", ha raccontato ai pm di Palermo che nell'estate del 1993 l'obiettivo della mafia era quello di colpire i carabinieri della Dia. "Il primo ordine era arrivato da Giuseppe Graviano e ci dice di progettare un attentato alle torri di viale del Fante", di fronte allo stadio Barbera, dove ha sede la Dia. L’obiettivo era "un capitano dei carabinieri". Nel suo racconto Spatuzza ha spiegato che dovevano utilizzare "un finto mezzo dei vigili del fuoco carico di esplosivo da portare fino alla sbarra di accesso". Gli attentatori avrebbero dovuto poi abbandonare l'area, racconta Spatuzza, superando una delle recinzioni attorno all'edificio e finendo in una via attigua, e al sicuro farlo saltare in aria. "Graviano mi disse - ha poi specificato Spatuzza - che lo scopo primario era di colpire lo Stato, poteva essere anche la polizia, ma per ora c'è l'obiettivo diretto carabinieri. Il capitano che doveva essere l'obiettivo aveva avuto un ruolo nella cattura di Riina e camminava a bordo di una spider di colore rosso, era un certo Miranda. Per tre volte abbiamo cercato la macchina nel parcheggio vicino alla sede della Dia, ma non l'abbiamo trovata".

L'attentato alle "torri di viale del fante", il residence trasformato in caserma dopo le stragi del 1992, doveva essere solo una tappa di una strategia di morte contro i carabinieri e quindi lo Stato. Spatuzza ha svelato, infatti, che c'era Cosa nostra dietro il duplice omicidio degli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, trucidati nei pressi di Scilla, nel gennaio 1994. Le dichiarazioni di Spatuzza hanno fatto riaprire l'indagine, alla Procura di Reggio Calabria.
Ma come faceva Cosa nostra a sapere di quel capitano che aveva lavorato alla cattura di Riina? Spatuzza ha risposto dicendo che Giuseppe Graviano aveva informazioni attraverso "suoi canali". In realtà, l'obiettivo finito nel mirino di Cosa nostra sarebbe stato un maresciallo, in servizio al Gruppo Monreale dei carabinieri, che accompagnò il pentito Balduccio Di Maggio a Palermo, per identificare il luogo esatto dove Riina si nascondeva.

Il pentito ha raccontato anche che dopo l'estate '93 Giuseppe Graviano gli disse di "mettere ordine nel mandamento di Porta Nuova che era infestato dalla microcriminalità ed era retto da Vittorio Mangano"
. Spatuzza ha puntualizzato di non avere mai comunque conosciuto Mangano. "Era strano per noi di Brancaccio - ha detto Spatuzza ai pm di Palermo - di occuparci di un mandamento così lontano per mettere ordine senza assistenza sul posto. Mi recai lì diverse volte ma mi parve che si trattava di una cosa complicata e rinunciai".

Come abbiamo accennato all'inizio, queste rivelazioni messe a verbale dai magistrati palermitani sono state depositate ieri mattina dal pg Gatto nel processo al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Il pg non ha potuto però presentare anche le trascrizioni integrali rese ai magistrati di Caltanissetta e ha prodotto solo i verbali riassuntivi. Per questo motivo la corte ha deciso di rinviare il processo al 20 novembre, quando verrà deciso il calendario delle audizioni del pentito. Era stata la difesa di Dell'Utri a chiedere la acquisizione di tutti i verbali degli interrogatori di Spatuzza. I giudici decideranno solo dopo aver sentito il pentito se citare sul banco dei testimoni i capi mafia Filippo e Giuseppe Graviano e Cosimo Lo Nigro, così come era stato richiesto dal pg.
Dell'Utri, che deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato condannato in primo grado a nove anni di reclusione. Il procuratore generale ha chiesto la riapertura del processo, giunto ormai alla fase finale, proprio per ascoltare il pentito Gaspare Spatuzza.

[Informazioni tratte da La Stampa.it, La Siciliaweb.it, Ansa.it, Repubblica/Palermo.it]

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07 novembre 2009
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