Attentato in Iran, decine di morti
Assassinato generale dei Pasdaran: il capo dei Guardiani della Rivoluzione accusa Usa e Israele e annuncia rappresaglie
Un generale dei Pasdaran iraniani, Nurali Shushtari, comandante del battaglione Al Qods, è stato assassinato in un attentato in Iran avvenuto ieri nella provincia di Sistan-Balouchistan, nel sud-est del Paese. Nell'attacco, ad opera di un commando di uomini armati, sono stati uccisi anche altri quattro alti ufficiali dei guardiani della Rivoluzione. Quarantadue le vittime in totale. Secondo Press TV, un'emittente in lingua inglese, i feriti sono decine. Confermato che tra le vittime, oltre ad alti gradi dei guardiani della rivoluzione, ci sono civili e capi tribù.
Il capo dei Pasdaran iraniani, generale Mohammad Ali Jafari, ha detto che dietro all'attentato vi sono gli Usa e Israele e che "devono essere prese misure di rappresaglia".
Il Pakistan ha ufficialmente negato le accuse, avanzate ieri dal presidente iraniano, secondo cui "alcuni agenti pachistani" avessero cooperato con gli attentatori. "Il Pakistan non è coinvolto in attività terroristiche. Noi ci battiamo per sradicare questa minaccia", ha reso noto il ministero degli Esteri. Il Pakistan ha in passato appoggiato i militanti musulmani sunniti, soprattutto negli anni 80 in Afghanistan, quando fu al fianco dei gruppi che si battevano contro l'occupazione sovietica. E ha anche dato appoggio ai combattenti impegnati nella disputa contro l'India per la contesa regione del Kashmir.
Ieri le autorità iraniane hanno di nuovo puntato l'indice contro il Pakistan - come già in passato - accusando Islamabad di ospitare i campi di Jundullah, il gruppo sunnita ritenuto responsabile dell'attentato. Teheran, per bocca del generale Mohammad Pakpur, comandante delle forze di terra dei Pasdaran, ha indicato ieri che il gruppo è addestrato dai servizi segreti di Usa e Gran Bretagna, accusa rilanciata negli anni scorsi anche dai media occidentali.
Iran proseguirà arricchimento uranio - L'Iran ha annunciato che proseguirà ugualmente l'arricchimento dell'uranio anche se lo dovesse ricevere già arricchito dall'estero. Lo ha riferito Ali Shirzadian, portavoce dell'organizzazione iraniana per l'energia atomica.
Intanto sono ripresi stamane a Vienna alla sede dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) i colloqui sul programma nucleare di Teheran. Le accuse lanciate domenica dall'Iran a Stati Uniti e Gran Bretagna di sostenere i ribelli sunniti di Jundallah, autori del sanguinoso attentato (42 morti e decine di feriti, chiesta al Pakistan l'estradizione di Abdolmalek Righi, capo del gruppo terrorista) contro i vertici dei pasdaran, hanno alzato la tensione. I negoziati dovrebbero portare a un accordo per far arricchire in un'altra nazione (probabilmente la Russia) l'uranio necessario al programma nucleare civile iraniano, ma la dichiarazione di Shirzadian rende difficile l'accordo. In precedenza le parole del presidente Mahmoud Ahmadinejad lasciavano vedere una soluzione: "Non credo che vi saranno problemi ai prossimi negoziati. Se qualcuno vorrà crearli, non ci riuscirà, e se ci riuscirà ne subirà le conseguenze", ma l'attentato ha fatto irrigidire le posizioni.
Chi sono i Pasdaran - I Pasdaran, obiettivo dell'attentato suicida avvenuto ieri nel Sud dell'Iran, sono circa 125.000, fra esercito di terra, marina, aeronautica, forze speciali e intelligence. Il loro comandante in capo è Mohammad Ali Jafari. Si stima che controllino circa un terzo dell'economia iraniana, fra trust e sub-holding. Il settore ingegneristico, Khatam-Ol-Anbia, ha ottenuto diversi contratti multimilionari, per esempio la gestione dell'aeroporto internazionale Imam Khomeini di Teheran. Controllano inoltre diversi laboratori universitari, compagnie di produzione di armi e anche una azienda automobilistica.
I corpi delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc) - o Pasdaran - furono creati poco dopo la rivoluzione islamica del 1979 per difendere i precetti della religione e fare da contrappeso alle forze armate regolari. Da allora sono divenute una enorme forza militare, politica ed economica, strettamente legata oggi al leader supremo, l'ayatollah ali Khamenei, e ad Ahmadinejad, che un tempo era membro delle guardie.
Dai Pasdaran dipendono la forza di resistenza basji, gruppo paramilitare, e i potenti bonyad, le istituzioni di beneficenza che controllano buona parte dell'economia iraniana. L'influenza delle guardie è tale che il governo degli Stati Uniti le ha definite "forza proliferatrice di armi di distruzione di massa", e ha definito "sostenitore del terrorismo" la Qods, il braccio operativo d'elite all'estero: un settore che conta 15.000 uomini ed è accusato di fornire armi ai ribelli iracheni.
Prima della rivoluzione del 1979, lo Scià si affidava all'esercito per mantenere la sicurezza nazionale e il suo potere. L'ayatollah Khomeini ebbe bisogno di una forza contrapposta che gli fosse fedele. A fianco dell'esercito regolare (Artesh, a cui resta il compito di controllare i confini e mantenere l'ordine interno) furono quindi creati i Pasdaran, con la missione esplicita di proteggere il sistema islamico. In pratica però i due ruoli spesso si sovrappongono. Le guardie e le loro elite mantengono anche l'ordine pubblico e pattugliano i confini. Nel marzo 2007 furono le guardie della rivoluzione a scatenare un incidente diplomatico con la Gran Bretagna, arrestando 15 marinai britannici. Sono stati i basji, le forze d'elite, a scendere in strada per reprimere le manifestazioni dopo la contestata rielezione di Ahmadinejad.
Si ritiene che i pasdaran abbiano uomini in tutte le ambasciate iraniane nel mondo. Dato il loro ruolo, sono anche una forza molto potente dal punto di vista politico. Insomma, al momento sono il bersaglio ideale per chi voglia colpire, simbolicamente e materialmente, il potere del leader supremo.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]