Attentato in Libano contro i caschi blu italiani
Sei i soldati feriti. Tutti fuori pericolo. Una jeep del contingente italiano investita dall'esplosione di un ordigno sulla superstrada per Sidone
Fonti militari della Difesa hanno confermato ieri la notizia dell'attentato contro un'autocolonna di caschi blu italiani della missione Unifil in Libano e parlano di un morto e quattro feriti, uno dei quali però sarebbe in condizioni gravissime.
In precedenza Al Arabiya aveva riferito di due soldati italiani uccisi e altri cinque feriti a causa di un'esplosione verificatasi nella zona di Sidone. Secondo la tv libanese Future News, l'esplosione sarebbe avvenuta nei pressi del fiume Awwali. Stando a fonti della sicurezza libanese, contattate dall'agenzia di stampa Dpa, la deflagrazione è avvenuta vicino allo stadio di Sidone, a poco più di 40 chilometri a sud di Beirut. Secondo il sito di al-Manar, tv vicina al movimento sciita Hezbollah, nell'esplosione sarebbero rimasti feriti anche due civili libanesi.
"Mi giungono dal Libano notizie drammatiche, che suscitano grande dolore e sentimenti di profondo cordoglio - ha commentato a caldo il titolare della Farnesina, Franco Frattini -. Mi rivolgo ai familiari delle vittime, ai quali esprimo la mia vicinanza piu' sincera e la commossa ammirazione verso chi ha dato la vita per onorare il proprio Paese in una missione di pace, ed auguro pronta guarigione ai feriti". "Dobbiamo alla missione Unifil un contributo decisivo alla stabilità in una delle aree più sensibili della regione mediorientale - ha aggiunto Frattini - ed è per questo motivo che l'Italia è vicina ai suoi militari che danno prova di straordinaria professionalità e senso del dovere".
Dopo avere confermato la morte di un casco blu italiano, lo Stato Maggiore della Difesa ha aggiornato il bilancio dell'esplosione che ha investito un mezzo di Unifil II, la missione Onu in Libano, sulla superstrada che collega Beirut alla città portuale di Sidone (40 km a sud della capitale) nei pressi del fiume Awwali, lo stesso luogo in cui il 1 agosto 2008 fu compiuto un attentato dinamitardo contro i caschi blu irlandesi. Nella deflagrazione, ha dichiarato il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato Maggiore, nessun militare ha perso la vita, sono rimasti feriti sei soldati italiani, di cui due in gravi condizioni. Più tardi, il portavoce della missione Unifil Andrea Tenenti ha annunciato che "nessun ferito rischia la vita".
Le famiglie dei sei soldati sono state avvisate. In alcuni casi, sono stati gli stessi militari a tranquillizzare i propri cari telefonicamente. Si tratta di quattro militari campani del reggimento di manovra della brigata logistica di proiezione di Persano (Salerno) e di due militari di origine pugliese del decimo reggimento Trasporti di Bari. L'autocolonna investita dalla deflagrazione dell'ordigno stava tornando a Shama da Beirut.
Almeno per le prossime 24-48 ore, i feriti rimarranno all'ospedale di Sidone, "fino a quando non saranno stabilizzati e non saranno stati fatti tutti i necessari accertamenti", fa sapere il colonnello Felice Nunziata, ufficiale medico del contingente italiano. Uno scenario in ogni caso positivo, ripensando al rincorrersi di notizie drammatiche sulla sorte dei soldati italiani nei momenti immediatamente successivi all'attentato.
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha rivelato dettagli sulle condizioni dei due feriti più gravi: "Uno rischia di perdere un occhio, l'altro ha una lacerazione alla carotide ed è già stato operato". "L'attentato è avvenuto alle 15.55 ora italiana e ha colpito personale del Comando logistico del nostro contingente, in una zona normalmente tranquilla fuori dall'area delle operazioni - ha aggiunto il ministro della Difesa, sulla base delle prime informazioni a sua disposizione -. I soldati erano a un chilometro da Sidone, mentre il convoglio si stava muovendo da Beirut a Tiro". Il ministro ha inoltre comunicato che l'attacco è stato compiuto con un ordigno rudimentale e ha colpito una jeep, non un mezzo blindato. La Russa non ha reso note le generalità dei sei feriti, in attesa di avere la certezza che siano state avvisate le famiglie. "La notizia dell'attentato in Libano non ci ha colto di sorpresa - ha commentato ancora La Russa -. Da alcuni giorni c'era un accrescimento di tensione nell'area, forse anche in seguito agli scontri avvenuti in altre zone con le forze palestinesi. Nei giorni scorsi c'era stato il tentativo di lancio di un razzo".
"Sgomento e preoccupazione" del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Varsavia per partecipare al vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi Centro-europei. Ai cronisti il capo dello Stato ha detto di non avere "tutti gli elementi necessari per poter valutare", ma si è detto preoccupato dal fatto che "nel Libano, in un'area di estrema delicatezza per il Medio Oriente, possa scattare qualcosa che non è mai scattato fino ad ora, un attentato terroristico, se sarà confermato che di questo si tratta".
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha manifestato l'intenzione di "ridurre il contingente italiano in Libano, troveremo le modalità". Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, torna a chiedere invece il ritiro. "Continuo a ritenere che le missioni nelle quali siamo impegnati siano troppe e in troppi Paesi - ha dichiarato il ministro leghista -, in alcune realtà siamo addirittura più rappresentati degli Stati Uniti".
ALLA RICERCA DEL MOVENTO - Una rotta, l'autostrada per Sidone, a sud del Libano, particolarmente trafficata. Anche per questo un portavoce delle forze di pace parla espressamente di attentato: il mezzo militare era un obiettivo e l'esplosione è avvenuta in occasione della giornata che l'Onu ha dedicato alla commemorazione dei suoi peacekeeper morti in missione nel mondo. Il colonnello Lorenzo Cucciniello, rappresentate Unifil a Beirut, fa sapere che "al momento nessun gruppo ha rivendicato l'attentato" e che a tutti i contingenti presenti in Libano è stato trasmesso "un comunicato in cui si dispone di non lasciare le basi militari". L'ambasciatore italiano a Beirut, Giuseppe Morabito: "Attentato che stupisce, il contingente italiano, tutti mi dicono, è il più amato tra quelli del sud del Libano".
Secondo un esperto libanese, che preferisce restare anonimo, l'attentato potrebbe essere invece una risposta alla linea assunta dal vertice del G8 sul Medio Oriente e la Primavera araba. Al summit di Deauville i leader degli Otto hanno approvato un fondo per le nuove democrazie in Nordafrica e Medio Oriente e hanno esortato il presidente siriano, Bashar al-Assad, ad ascoltare "le legittime richieste di libertà" che vengono dal suo popolo. Nei confronti del regime di Damasco sono state minacciate "ulteriori misure" se non verranno avviate le riforme.
Nel sud del Libano è forte la presenza di Hezbollah, il movimento sciita libanese molto vicino al regime siriano che nei giorni scorsi ha esortato i siriani a sostenere Assad. Ma proprio Hezbollah, qualche ora dopo l'attentato, ha condannato l'agguato contro i militari italiani di Unifil con "sgomento, dolore e rabbia", come afferma all'Agi il ministro degli Esteri del movimento sciita, Ali Daghmush, e dal portavoce Ibrahim al Moussawi. Hezbollah ha fatto presente di non avere sotto controllo l'area nella quale è avvenuto l'attentato. L'Italia, hanno aggiunto gli esponenti del movimento, "ha contribuito alla pace e alla stabilità nel sud, e ha protetto i cittadini che vi vivono".
UN ORDIGNO CON COMANDO A DISTANZA - Future Tv, la prima a diffondere le immagini del luogo dell'attentato, racconta che l'ordigno era nascosto dietro la barriera di cemento armato che costeggia la superstrada. Il convoglio, secondo l'inviato dell'emittente, era composto da quattro veicoli e la deflagrazione ha colpito l'ultima auto, targata "Unifil-8377". Fonti della sicurezza libanesi precisano a un giornalista dell'Ansa sul luogo che il veicolo Unifil colpito dall'esplosione è una jeep VM-90, colpita nella parte anteriore. Le stesse fonti parlano di ordigno, con molta probabilità, azionato a distanza. Sul luogo stanno ora lavorando agenti della scientifica dell'Unifil coadiuvati da unità cinofile della stessa missione Onu.
LA CONDANNA DEL CONSIGLIO ONU - Dopo il segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, intervenuto sulla vicenda dall'Europa, dove si trovava per il G8, dal Palazzo di vetro di New York anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha condannato ieri sera "con la massima fermezza" l'attentato in cui nel pomeriggio in Libano sono rimasti feriti sei caschi blu italiani. "I membri del Consiglio di sicurezza riaffermano il loro pieno appoggio all'Unifil ed esprimono la loro gratitudine agli stati membri che forniscono i contingenti", aggiunge un comunicato di Gerard Araud, ambasciatore di Francia all'Onu e presidente del Consiglio di sicurezza, sottoscritto all'unanimità dai 15 paesi membri del Consiglio.
1780 MILITARI ITALIANI IMPEGNATI NELLA MISSIONE UNIFIL - La missione Unifil nasce in seguito alla Risoluzione 425, adottata il 19 marzo 1978, dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele, e prorogata con successive Risoluzioni. L'Italia partecipa alla missione internazionale con un contingente che conta, compresa la componente navale, 1.780 militari, denominato Operazione "Leonte". Il comando del contingente è stanziato nella base "Millevoi" presso Shama (sede anche del Comando del Settore Ovest di Unifil), mentre le unità di manovra e i supporti sono suddivisi tra le basi di Ma' Araka, Al Mansuri, Zibqin, Bayyadah, Hariss e Shama. Una componente dell'Aviazione dell'Esercito (Task Force "Italair"), costituita da elicotteri AB-212, con compiti d'evacuazione sanitaria, ricognizione, ricerca e soccorso e collegamento, è basata a Naqoura, alle dipendenze dal Comandante di Unifil. E' presente una componente navale, la TF448. L'impiego della TF448, nelle acque davanti le coste libanesi, e' finalizzata ad impedire il traffico di armi illegali dal mare verso il Libano ed alla sicurezza delle stesse.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it]