ATTENTATO! Polemiche, accuse ed esagerazioni dopo l'ematoma all'orecchio di Silvio Berlusconi
Polemiche e accuse della maggioranza all'opposizione, dopo la scarcerazione dell'aggressore di Berlusconi
E' successo la sera del 31 dicembre. Un muratore 28enne di Mantova ha lanciato il treppiedi della propria macchina fotografica contro Silvio Berlusconi che stava passeggiando a piedi per la piazza invasa da turisti e bancarelle di dolciumi.
Il premier ha subito una leggera contusione tra l'orecchio destro ed il collo che gli ha provocato un piccolo ematoma retroauricolare. Insomma il colpo gli ha fatto un livido dietro l'orecchio.
L'aggressore, incensurato, è stato arrestato dagli agenti della scorta e trasferito in questura per essere interrogato dalla Digos.
"L'ho fatto perchè lo odio", ha detto Roberto Del Bosco, così si chiama l'aggressore, ai poliziotti. Gli investigatori hanno perquisito la stanza dell'albergo dove soggiornava il giovane turista, a Roma da alcuni giorni. Man mano che l'interrogatorio andava avanti, l'ipotesi di un gesto politico è sfumata, per lasciare il posto ad una motivazione assolutamente "personale". Il muratore, con alle spalle una vita tranquilla, avrebbe sottolineato più volte che l'unico motivo alla base del suo "gesto di impeto, è l'odio per il premier".
E' stato poi arrestato e trasferito nel carcere di Regina Coeli con l'accusa di lesioni, ingiuria aggravate perchè "rivolte ad un corpo politico".
Solidarietà a Berlusconi è stata espressa da tutti gli esponenti dei partiti politici. I commenti di alcuni esponenti della maggioranza però, hanno raggiunto dei toni forse un po troppo esagerati.
Per il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri (An): "Romano Prodi, Nanni Moretti, Magistratura Democratica, Repubblica vomitano insulti nei confronti del presidente Berlusconi e il turista mantovano esegue gli ordini violenti della sinistra italiana".
"L'aggressione al premier Berlusconi è frutto dell'odio. Spero che tutti siano solidali con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi". Questo è quanto dichiarato da Francesco Storace, presidente della Regione Lazio.
Ma le polemiche non si sono fermate certo a queste dichiarazioni, né tantomeno con il rammarico dimostrato da Emilio Fede che ha parlato dell'incidente avvenuto al presidente del Consiglio per tre giorni di fila, usando toni carichi di sdegno e di una amarezza incontenibile.
Infatti, dopo una notte passata al fresco Roberto Dal Bosco è tornato in libertà e ciò ha scatenato ulteriori vespai.
Il gip Maria Callari al termine dell'interrogatorio di garanzia per convalidare il fermo avvenuto a Regina Coeli, ha deciso per Dal Bosco l'obbligo di dimora e di firma dai carabinieri di Marmirolo (Mantova) paese dove risiede.
Il gip, secondo quanto riferito dall'avvocato Giovanni Tripodi, difensore del muratore mantovano, ha convalidato le misure restrittive per Dal Bosco limitatamente all'accusa di lesioni aggravate e non anche per quella di violenza ad un corpo politico. In questo modo cade la misura della custodia cautelare. Il Pm Andrea Mosca aveva sollecitato la convalida dell'arresto e l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare presso il domicilio. Secondo l'avvocato Tripodi, la vicenda è ormai definita e a breve potrebbe concludersi con una citazione diretta a giudizio solo per lesioni aggravate.
Roberto Dal Bosco dovrebbe così evitare una pena da uno a sette anni di reclusione, come stabilisce l'articolo 338 del codice penale che punisce chi usa "violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario".
All'uscita dal carcere, visibilmente frastornato, Dal Bosco ha detto: "Ho fatto una stupidaggine, ho già molti problemi e non voglio che per me soffrano i miei familiari, ora voglio solo tornare a casa".
La scarcerazione del giovane ha suscitato la reazione appassionata del ministro per le Riforme. In una nota, il leghista Roberto Calderoli ha invitato il compagno di partito Roberto Castelli, ministro della Giustizia, ad aprire un'indagine sul comportamento del magistrato: "La mancata convalida dell'arresto, rischia di far passare una vicenda gravissima come una semplice bravata, e di far pensare ai meno equilibrati che aggredire un capo di Stato sia una cosa non tanto grave, visto che il giorno dopo si è già fuori. Non mi sembra un messaggio molto educativo quello che si è fatto passare. Se fossi in Castelli, una visitina degli ispettori ministeriali al Tribunale di Roma la farei fare".
Il ministro Calderoli ha proseguito bacchettando la sinistra a suo dire colpevole di fomentare un clima di scontro tra le fazioni politiche: "Non so se sia o meno Romano Prodi il leader della sinistra - ha avvertito con una punta di sarcasmo il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega - ma quello che è certo è che non c'è più nessuno in grado di controllarne le ali estreme. Non è più accettabile che la sinistra cosiddetta democratica continui a flirtare con la sinistra radicale, per conquistarne i voti". "Prodi o chi per lui - ha concluso Calderoli - si faccia sentire, non solo per condannare il gesto del muratore, ma anche contro i cori dei suoi ammiratori: altrimenti saremo costretti a pensare che chi si somiglia si piglia".
Insomma, per scrivere una possibile pagina di storia sfiorata: Nel dicembre del 2004 un agitatore colpì il Cavaliere Silvio Berlusconi, regnante d'Italia. Di li a poco l'Italia si divise in fazioni belligeranti che si dichirarono guerra . Il sistema delle alleanze trascinò ben presto le maggiori potenze europee nella crisi. La coalizione della Nato ordinò la mobilitazione generale per andare in aiuto della Casa delle Libertà e la Germania dichiarò guerra alla Coalizione insieme alla Francia, sua alleata. Per entrare in Francia, truppe tedesche invasero il Belgio sede del parlamento europeo e neutrale.
La Gran Bretagna, indignata, dichiarò guerra alla Germania e alla Francia.
La guerra si estese rapidamente alle colonie europee in tutto il mondo...