Attenti all'utilizzo del redditometro
Il monito della Corte dei Conti: "No ad un uso disinvolto di dati non verificati"
Occorre evitare un "uso disinvolto di informazioni disallineate o non verificate". Il monito viene dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, che parla, in particolare, degli "inconvenienti che l'utilizzazione di informazioni non corrispondenti alla realtà economico-sociale può determinare in sede di applicazione di sofisticati strumenti di accertamento quali il 'nuovo redditometro'".
Il nuovo redditometro, si legge nel rapporto conclusivo della Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria, è di "grande rilievo strategico, avendo innovato profondamente l'accertamento del reddito delle persone fisiche". Le modifiche normative introdotte, si sottolinea, "mirano ad accrescere la capacità dell'amministrazione finanziaria di accertare il reddito dei contribuenti e, in particolare, delle persone fisiche, al fine di indurle a ottemperare correttamente gli obblighi fiscali". Grazie al redditometro, secondo il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, la strategia di lotta all'evasione fiscale "verrà potenziata nell'immediato". Si tratta di uno strumento che "si concentra sulla spesa effettiva del contribuente" e, a differenza del passato, "abbandona il ricorso alla presunzione di disponibilità di pochi beni". I controlli saranno meno di 40.000 all'anno.
Le modifiche introdotte con il nuovo strumento di accertamento sintetico, spiega la commissione, "si caratterizzano sia per le significative novità di carattere procedurale che permettono una maggiore incisività dell'azione di controllo, pur nel rispetto delle disposizioni contenute nello Statuto del contribuente, sia per un'evoluzione, al passo con i tempi, delle modalità di riscontro della sperequazione tra la capacità di spesa dimostrata dai contribuenti e il reddito dichiarato". La commissione annuncia inoltre che "è in corso di realizzazione anche un progetto che ha l'obiettivo di individuare, e assegnare, un punteggio di rischio per ogni contribuente". L'obiettivo, si sottolinea, è quello di rafforzare gli attuali strumenti di analisi e di selezione dei contribuenti sulla base di specifici parametri (area geografica, anno d'imposta, perdite nel triennio) e fornire ad ogni parametro un punteggio di rischio di evasione. "Si tratta - assicura la commissione - di un salto di qualità nell'attività di analisi e selezione dei contribuenti che si concretizza nell'applicazione di un risk score generalizzato per ogni contribuente".
Uno dei fattori di criticità su cui l'Agenzia delle Entrate sta ancora intervenendo, si sottolinea, è costituito dalla "scarsa capacità di dialogo tra le numerose banche dati esterne che alimentano periodicamente l'anagrafe tributaria". Diventa quindi "fondamentale intervenire sulla qualità dei dati".
E proprio la qualità dei dati è un aspetto che "sta particolarmente a cuore" alla Corte dei Conti. Su questo fronte, secondo Giampaolino, "occorre il massimo impegno dei tecnici e delle amministrazioni, evitando un uso disinvolto dei dati". "E' di comune esperienza - secondo Giampaolino - l'esistenza di situazioni nelle quali le titolarità formali di oneri e servizi, quali utenze, canoni di locazione, ecc., non corrisponde a coloro che ne sopportano l'onere finanziario". Le ragioni possono essere varie e "non necessariamente correlate ad intenti evasivi". Per la magistratura contabile "è evidente che questi casi, tutt'altro che infrequenti, occorrerà che gli uffici procedano con grande attenzione, allo scopo di adeguare le risultanze delle banche dati alle effettive titolarità soggettive".
Per il presidente della Corte dei Conti si deve "auspicare una profonda riflessione sull'impiego del sistema informativo della fiscalità, allo scopo di poterlo utilizzare quale fondamentale leva per la tax compliance, in grado di contribuire in modo decisivo alla riduzione dell'evasione, dei costi di adempimento per i contribuenti e dei costi di gestione per le amministrazioni". In sostanza, secondo Giampaolino, è necessario "orientare sempre più il sistema informativo della fiscalità alla gestione del rapporto con i contribuenti ed alla effettiva semplificazione degli adempimenti". La Corte dei Conti ricorda di aver sottolineato più volte che le banche dati "possono essere un formidabile strumento di tax compliance, soprattutto se utilizzate in un'ottica persuasiva, tale da guidare il comportamento del contribuente nella fase dell'adempimento. Sotto tale profilo il sistema attuale appare insufficiente".
La protezione dei dati personali, spiega la Corte dei Conti, è "estremamente importante" e rende ancora "necessari sistemi e percorsi distinti". Tuttavia "non devono costituire alibi per una ritrosia nella condivisione di dati", nei confronti di Istituzioni normativamente abilitate a conoscerli. La Corte dei Conti sottolinea quindi di essere "molto sensibile al riguardo, proprio per le esigenze di corrispondere adeguatamente alla propria funzione istituzionale". Del resto la logica 'a rete' che, spiega il presidente, "nel quadro del federalismo significa collegamenti capillari sul territorio, implica l'incremento della condivisione dei dati per poter effettivamente realizzare le funzioni attribuite dall'Ordinamento".
Una maggiore semplificazione e la predisposizione in appositi modelli di informazioni, già in possesso dell'amministrazione fiscale, spiega la magistratura contabile, come indica l'esperienza internazionale, "favorisce la tax compliance, diminuendo il livello degli errori e delle omissioni, non sempre dovuti a scarsa comprensione o capacità e smontando l'alibi di un sistema complesso, faticoso e poco decifrabile". In sostanza, occorre puntare ad una "ulteriore evoluzione del sistema informativo, allo scopo di poterlo utilizzare quale fondamentale leva per la tax compliance, in grado di proporre al contribuente le informazioni disponibili, delle quali egli deve tenere conto in sede di adempimento fiscale".
La magistratura contabile sottolinea anche i limiti della situazione attuale: "Difficoltà a integrare i sistemi centrali e territoriali realizzando una piena cooperazione informatica tra centro e periferia, scarsa utilizzazione delle informazioni disponibili, esigenza di un concreto scambio bidirezionale tra i sistemi". Non vi è dubbio, secondo Giampaolino, "come iniziative settoriali e non coordinate tra i diversi livelli di governo non abbiano giovato all'efficienza e all'economicità del sistema informativo della fiscalità e, più in generale, dei sistemi informativi della pubblica amministrazione". [Adnkronos/Ign]
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