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Attenzione ai cani sciolti

Il ministro dell'Interno analizza le ultime proteste che hanno bloccato l'Italia: "Non temo un'eversione terroristica ma 'cani sciolti' nelle proteste"

30 gennaio 2012

Proteste, cittadinanza, Tav, carceri. Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ospite ieri sera di 'Che tempo che fa', ha parlato di tutti questi temi facendo un po' il punto della situazione.
Non ha nascosco i timori per le manifestazioni che stanno attraversando l'Italia: dagli autotrasportatori, al 'Movimento dei forconi', agli scontri che sono avvenuti davanti a Montecitorio da parte dei pescatori. E ha parlato di "cani sciolti", di movimenti "estemporanei", ma anche infiltrazioni della criminalità organizzata nelle proteste che dalla Sicilia al Nord Italia scuotono da giorni il Paese. Questi i rischi su cui puntare l'attenzione secondo il ministro Cancellieri, che comunque esclude un'escalation verso il terrorismo, nonostante il "brutto segnale di un malessere da curare alla radice" rappresentato dagli attentati a Equitalia. Ad oggi, ha rassicurato il ministro, "non ci sono preoccupazioni rispetto a un'eversione terroristica", ma c'è comunque il "timore che qualche cane sciolto possa inserirsi".
Per il ministro la strada da percorrere è quella del dialogo. "Credo che il dialogo sia alla base di qualsiasi comportamento. Occorre ascoltare perché più ascolti e più capisci le ragioni degli altri. Se si è ascoltato molto è più difficile sbagliare".

"È un momento molto delicato - ha aggiunto il ministro - e la situazione economica rende difficile la vita di tanta gente, ci sono tante incertezze". In questo contesto, ha spiegato, non si può escludere la "preoccupazione per situazioni anche dettate da movimenti estemporanei non facilmente gestibili".
Così come non si può escludere il tentativo da parte della criminalità organizzata di infiltrarsi in movimenti di protesta come quella siciliana dei forconi. "L'allarme di Ivan Lo Bello (il presidente di Confindustria Sicilia)- ha affermato Cancellieri - è sicuramente fondato su dati e su questo sono in corso indagini della magistratura. In questi fenomeni possono verificarsi infiltrazioni".
La lotta alla mafia, ha sottolineato peraltro il ministro, "è la madre di tutte le battaglie" e anche se tanto resta da fare "il fenomeno è stato affrontato molto bene e non siamo all'anno zero". Tra gli impegni del governo, ha annunciato al proposito, "anticiperemo l'applicazione di alcuni aspetti del codice antimafia che dovrebbero entrare in vigore tra tre anni", mentre sono allo studio misure per rafforzare i controlli sui flussi di denaro. "Le banche - ha affermato la titolare del Viminale - hanno già ottime leggi ma le finanziarie sono meno controllate e bisogna rafforzare il controllo sulle transazioni via internet".
Le risorse ricavate dai sequestri nella lotta alla mafia contribuiranno alle spese per la sicurezza "che ha i suoi costi - ha ricordaato il ministro - e questo non è uno dei momenti migliori per spendere: dobbiamo cercare di spendere meglio quello che abbiamo". [Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

Manette al "padroncino" sospettato di mafia. E Ivan Lo Bello vuole le scuse dai Forconi ... - C’è chi vuole annettersi la protesta e chi la vuole "mascariare". E siccome gli uni e gli altri hanno accesso ai canali dell'informazione, sono loro a fare la partita, che è stata invece giocata da migliaia di siciliani alla disperata ricerca di una soluzione ai loro problemi reali. Che sono il carovita, il caro carburante, l’abbandono del Sud.
Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, pretende le scuse perché lo hanno criticato per il suo allarme "antimafia". Quando è esplosa la rivolta dei Forconi, ha rivelato che c'erano infiltrazioni mafiose nel movimento. Siccome qualche giorno fa hanno messo dentro uno degli autotrasportatori, che era in combutta con i Casalesi, è convinto di essere stato insultato dal dissenso (LEGGI).
Nessuno gli ha spiegato che gridare alla mafia quando la gente scende in piazza – e sono contadini, studenti, agricoltori ad essere scesi in piazza - significa regalare a quanti non vogliono vedere né sentire come stanno le cose, di poterlo continuare a fare impunemente. Un movimento si può reprimere in tanti modi, criminalizzarlo è il modo più usato.
Al presidente della Confindustria sarebbe spettato di illustrare, con argomenti che lui conosce meglio di tanti altri, qual è lo stato dell’arte. Avrebbe dovuto spiegare perché è esplosa la rivolta che danneggia l’economia siciliana, e invece si è rappresentato, forse non ne è consapevole, come il nemico dei manifestanti. E magari non lè è per niente.
Un errore comunicazionale? No, non solo; è ormai da una vita che la Sicilia si dibatte fra la mafia che non la fa respirare e l’antimafia che fa di tutta l’erba un fascio e finisce con l’arruolare nell’esercito delle cosche anche quelli che rispettano la legge o sono semplicemente incazzati per le difficoltà che incontrano nel fare il loro mestiere.

Lo Bello non ha strumentalizzato l'antimafia, intendiamoci, ma ha istintivamente ripetuto atteggiamenti che in passato hanno colpevolizzato oltre il dovuto la Sicilia. Occorre accortezza quando si maneggia la comunicazione.
Il presidente della Confindustria per il ruolo che ha, deve fare sapere quanta ragione e quanto torto hanno gli autotrasportatori, i pescatori, gli artigiani, gli imprenditori siciliani. E' legittimo che difenda la sua categoria, gli imprenditori, le prime vittime della protesta, ma se individua nei manifestanti una pericolosa controparte, si dà la zappa ai piedi. C’erano piccoli imprenditori in piazza, non solo disoccupati, precari e giovani.
La piattaforma dei Forconi è confusa, prevale il qualunquismo e l’antipolitica, ma che cosa ci si può aspettare dalle protesta "spontanea", esterna alle forze sociali e ai movimenti politici? La rivolta, con i suoi presidi, i blocchi e i cortei, ha sostituito, malamente forse, il vuoto dei partiti, incapaci di esercitare il ruolo di mediazione per il quale sono nati, e delle istituzioni, devastate da faide, intrighi, maneggi e furberie.
Manca l’etica della responsabilità. Come si fa a mettersi in testa al movimento dopo avere governato per quasi venti anni? Per essere credibili bisogna avere le carte in regola, come predicava, inascoltato, Piersanti Mattarella. Possiamo perdonare ai Forconi la lotta dura senza una piattaforma razionale delle rivendicazioni, ma non possiamo certo perdonare quanti si schierano con i "rivoltosi" dopo avere assistito inerti allo sfascio.
Quanto alla mafia nel cuore della rivolta, è uno sfregio indecente nei confronti di migliaia di persone che non c’entrano niente con l’autotrasportatore mafioso, assicurato alle patrie galere da tutori dell’ordine solerti. Il fatto che sia saltato in sella alla protesta, nel tentativo di strumentalizzarla, non è un caso unico né raro. Anche la politica ha fatto la stessa cosa.
Non c’è protesta che non subisca infiltrazioni, come dimostra la retata dei manifestanti No Tav, su cui pendono accuse pesanti. Nessuno osa sospettare la gente della Val di Susa, di terrorismo o brigatismo. E' lecito chiedere lo stesso atteggiamento quando sono i siciliani a manifestare?

Invece che aspettarsi le scuse, Ivan Lo Bello dovrebbe meglio spiegare che cosa occorre fare, e subito, per uscire dalla crisi, sedendosi ad un tavolo con coloro che abitano le stanze dei bottoni. Ha un ruolo che ne fa un interlocutore privilegiato della pubblica amministrazione. E' diventato controparte del governo, che critica aspramente (qualche volta a ragione), e si è rappresentato come controparte di chi protesta contro il governo. Ma l’impresa siciliana non è "classe dirigente"? Subisce la politica e i provvedimenti delle istituzioni? Non fa lobby, se ne sta in disparte?
E a proposito di sospetti. E' proprio certo il presidente della Confindustria che la sua categoria, gli imprenditori siciliani, non abbiano mele marce nel suo interno? Ha mai sentito parlare di movimento di terra e di autotrasporto "malato", di cemento leggero ed altro? E’ il settore più "delicato" dell’appalto pubblico.
Si lasci a chi sa quel che dice, alle polizie e all’autorità giudiziaria, il compito di informare i cittadini, ed i manifestanti, del rischio di contagio e infiltrazioni. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

- Dietro ai forconi e dietro la forza d'urto (Guidasicilia.it, 19/01/12)

- Contro la ribellione del Movimento... (Guidasicilia.it, 20/01/12)

 

 

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30 gennaio 2012
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