Attenzione ai dispositivi sanitari fai da te, si possono correre rischi gravi
Gli ingegneri avvertono: "Bene la creatività e la solidarietà, ma non ci si può improvvisare"
Diventati oggetti ormai rarissimi e per questo ambitissimi, riuscire a trovare una mascherina protettiva di questi tempi è quasi come mettere le mani sul Santo Graal della protezione, e c'è chi se ne approfitta, facendole pagare a caro prezzo e chi è disposto a pagarlo questo caro prezzo.
E siccome la necessità aguzza l’ingegno, in questo ultimo periodo è un fiorire continuo di ricette e tutorial per farsi le mascherine da sé. Tutti a cimentarsi, quindi, con ago filo, elastici, pezze di stoffa, carta da forno, assorbenti (!), filtri di gommapiuma e chi più ne ha più ne metta.
Attenzione però ai dispositivi sanitari fai da te, perché si corrono "rischi gravissimi". Un avvertimento, ai singoli ma soprattutto a quelle realtà aziendali che hanno deciso di dare una mano riconvertendo la propria produzione, che arriva da Ernesto Iadanza, membro della commissione biomedica dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze e docente di ingegneria clinica all'Università di Firenze, nonché presidente della divisione Health Technology Assessment (Hta) della Federazione mondiale ingegneri biomedici.
Va bene l’ingegno, va bene la solidarietà, "ma non ci si può improvvisare". "C'è una grande confusione. Bisogna stare molto attenti, soprattutto a quello che circola sui social network: non si può pensare - afferma Iadanza - di fare un respiratore polmonare usando il filtro di un aspirapolvere o una mascherina chirurgica con la fodera di una divano. Vanno bene le semplificazioni burocratiche concesse per agevolare la produzione di dispositivi in tempi di emergenza, ma bisogna stare molto attenti a ciò che si fa e ricordarsi che per garantire la salute e la protezione delle persone servono le giuste competenze".