Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Atti di forza e di puntiglio

Ddl intercettazioni in aula il 29 luglio. Oggi la protesta dei giornalisti a piazza Navona a Roma

01 luglio 2010

Il Ddl sulle intercettazioni sarà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, forse il 28, ma comunque al termine dell'esame da parte di Montecitorio della manovra economica. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. La proposta di calendarizzazione del provvedimento l'ha fatta la maggioranza, l'opposizione ha espresso opinione contraria e il presidente Gianfranco Fini ha "preso atto dell'opinione prevalente dei gruppi".
La decisione ha dato luogo a una accesa polemica. "Il provvedimento non verrà mai votato a luglio, potrebbe esserlo in agosto: una cosa priva di logica - ha detto il capogruppo del Pd Dario Franceschini - E' una scelta che comprime i tempi per l'esame della manovra, una forzatura che intasa il calendario parlamentare. Anche perché, sono pronto a scommettere, il provvedimento cambierà e decideranno di votarlo a settembre".
A Franceschini ha replicato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto: "Non c'è nessuna prova di forza. Le intercettazioni sono state in commissione 14 mesi, sono in terza lettura, sono in corso le audizioni. E' nell'ordine delle cose che arrivi in aula a luglio e, con i tempi contingentati, si potrà votare ad agosto. Il termine forzatura è assolutamente improprio".
Michele Vietti, capogruppo dell'Udc, ha spiegato: "Noi siamo stati sempre disponibili, ma farne una questione di puntiglio, irrigidendosi sul calendario con la forzatura del voto in agosto, rischia anche l'irrigidimento politico. Maggioranza e governo vogliono fare a braccio di ferro, ma sappiamo che la legge sarà cambiata, tornerà al Senato e non potrà essere votata ad agosto. Non si capisce il senso di questa forzatura. Mi auguro che maturi ragionevolezza".

E' "irragionevole" calendarizzare a fine luglio il Ddl sulle intercettazioni, ha fatto notare dal canto suo lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini in occasione della capigruppo di ieri mattina, parlando di "un puntiglio". Fini, comunque, difficilmente avrebbe potuto fare altrimenti. Il presidente della Camera, infatti, ha preso atto nel corso della capigruppo dell'"opinione prevalente" dei gruppi parlamentari in quel senso.
A lanciare l'allarme sul ddl è il presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, secondo il quale "si può giustificare che da molte parti si affermi che si pone in pericolo la libertà di stampa". Illustrando nella Sala della Lupa a Palazzo Montecitorio la Relazione sull'attività del 2009, alla presenza del presidente della Camera, il Garante per la Privacy - con riferimento diretto al disegno di legge in discussione in Parlamento, osserva che "si sposta oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela alla riservatezza, tutto a favore della riservatezza". Anche se subito dopo aggiunge che l'allarme sulla libertà di stampa in pericolo "presenta qualche eccesso giacché - spiega Pizzetti - in ogni caso la scelta compiuta non incide su qualunque altro ambito di esercizio della libertà di stampa e, anche rispetto alle attività giudiziarie, riguarda solo la pubblicazione dei testi delle intercettazioni, essendo gli altri aspetti, contenuti negli altri provvedimenti, conoscibili per riassunto".
Quanto alle sanzioni previste per gli editori, il Garante sottolinea che "esse comportano necessariamente un loro maggiore intervento rispetto alla pubblicazione delle notizie" e in tal senso "la scelta compiuta da questo disegno di legge costituisce una discontinuità significativa" visto che "la legge sulla stampa approvata in attuazione della Costituzione ha consapevolmente distinto la responsabilità e il ruolo dell'editore da quello del direttore, mettendo i direttori al riparo da ogni condizionamento diretto da parte dell'editore, anche in ragione del fatto che questi nel nostro paese ben raramente sono editori puri". Ecco allora che "il risultato complessivo delle scelte fatte nel testo ora in discussione in Parlamento - osserva Pizzetti - è quello di aver dato al Paese una sorta di regime della libertà di stampa a due velocità, specialmente nel rapporto con il rispetto della riservatezza". Infatti, "nel limitato ambito del ddl, ogni violazione da parte della stampa relativa alle intercettazioni è sanzionata penalmente e la responsabilità è condivisa con l'editore" mentre "per tutto il restante ambito nel quale si dispiega la libertà di informazione e si ripropone il delicato equilibrio fra il diritto a informare e ad essere informati e la tutela della riservatezza, tutto resta come prima". Per il Garante della Privacy, "sarebbe stato più opportuno rinunciare alla creazione di questa sorta di doppio regime e continuare ad affidare tutto alla nostra Authority e ai giudici, eventualmente prevedendo che il Garante prima di decidere senta i rappresentanti dei giornalisti e degli editori".

Intercettazioni e manovra, oggi proteste piazza e sciopero toghe - Intercettazioni, tagli agli stipendi dei magistrati e alle forze dell'ordine: per il Governo e per la maggioranza di centrodestra, quella di oggi è una giornata bollente sul fronte delle contestazioni in materia di giustizia e sicurezza. I magistrati scioperano contro la manovra, i sindacati di polizia raccoglieranno firme contro i tagli al comparto sicurezza, i giornalisti scendono in piazza contro il ddl intercettazioni, evento clou una manifestazione a Roma in piazza Navona sostenuta anche da partiti, movimenti, associazioni.
Nonostante la determinazione del centrodestra, che ha imposto per il 29 luglio l'approdo del ddl intercettazioni nell'aula della Camera, il provvedimento continua a catalizzare critiche. Il presidente dell'Anm Luca Palamara ha ribadito, in audizione alla Camera, che questo testo "è inemendabile" e che "mette in ginocchio l'attività investigativa e la lotta alla criminalità". Di rilievo, nella giornata di oggi, anche l'audizione del procuratore antimafia Piero Grasso: "Talune modifiche - ha osservato - hanno peggiorato il ddl intercettazioni, soprattutto per quel che riguarda le indagini su mafia e terrorismo". Duro il sindacato dei giornalisti Fnsi: per il segretario, Franco Siddi, la calendarizzazione del ddl alla Camera è un "atto di forza". Confermate le manifestazioni di domani e la giornata del silenzio del 9 luglio (scioperano i quotidiani l'8 e tutte le altre testate il 9). "Inizia da qui - ha spiegato Siddi - la resistenza civile che proseguirà fino alle estreme conseguenze, con la creazione di strumenti e canali per spezzare il silenzio di Stato se la legge sarà approvata". Posizione condivisa da Enzo Iacopino e Giancarlo Ghirra, rispettivamente presidente e segretario dell'Ordine dei giornalisti. "Davanti a norme di questo tipo, se tali diventeranno, c'è il dovere della disobbedienza civile", ha affermato Iacopino, mentre Ghirra ha sottolineato che "la libertà d'informazione è un diritto dei cittadini".

Le intercettazioni danno lavoro a 1.500 persone - E' un'attività che in questi ultimi anni ha dovuto vedersela con molte e rapide innovazioni, da Skype all'IPad, e che dà lavoro, in tutto il Paese, a oltre 1.500 persone, per lo più giovani e super specializzati: è quella svolta dalle società di intercettazioni che lavorano come partner tecnologici di Procure, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia.
Il profilo dell'intercettatore del Terzo Millennio, come spiega a Labitalia Elio Cattaneo, amministratore delegato e presidente di Sio Spa una delle principali aziende del settore con sede a Como, è ben diverso dal generico 'ascoltatore' con cuffie alle orecchie e penna in mano. "Il requisito minimo per lavorare con noi - dice - è quello del titolo di perito informatico, ma oltre il 50% dei nostri dipendenti ha una laurea (breve o magistrale) in ingegneria informatica o elettronica oppure è laureata in matematica". Insomma, chi lavora nel settore delle intercettazioni "deve essere un buon programmatore, qualità valida - sottolinea il presidente di Sio Spa - tanto per chi lavora in banca quanto per chi lavora con noi".
Le società investigative, infatti, precisa Cattaneo "si occupano di fornire la tecnologia all'Autorità, ma sia chiaro: le intercettazioni le svolge solo la Polizia giudiziaria". La Sio Spa, quindi "non viene a conoscenza dei contenuti, della fonia, ma si occupa - dice ancora l'imprenditore - di 'costruire' una tecnologia su misura, installarla e assistere la Polizia da un punto di vista tecnico e operativo". E la ricerca continua, assicura Cattaneo, è alla base del successo aziendale nel settore delle investigazioni. "In Italia abbiamo la migliore tecnologia del mondo, forse perché - ipotizza l'imprenditore - da noi c'è una forte criminalità organizzata e quindi dobbiamo continuamente 'inventarci' nuovi sistemi per localizzare e intercettare". Ma per arrivare a questo primato e mantenerlo "occorre tanta ricerca - avverte Cattaneo - e tanta formazione, che noi facciamo anche alle Forze dell'Ordine e anche a distanza". E a questo proposito Cattaneo esprime anche qualche preoccupazione, dovuta al credito maturato dalle società di intercettazioni dal 2003 a oggi nei confronti del Ministero della Giustizia. "Lo stesso ministro Alfano - spiega - l'ha quantificato in circa 500 milioni di euro, maturato complessivamente in 7 anni e da non confondersi con il costo annuale delle intercettazioni, come ha erroneamente detto qualcuno. Un credito così alto, non riscosso, non fa che frenare lo sviluppo e la ricerca".
"Le tecnologie per intercettare non si comprano all'estero
- ricorda - bisogna costruirsele in casa e per di più, negli ultimi 5 anni, sono aumentati notevolmente non gli intercettati, ma le tracce da seguire per ogni persona, i 'bersagli' come si chiamano in gergo: ora c'è Skype, gli indirizzi e-mail, Facebook, Twitter e, ultimo arrivato, l'IPad, per il quale stiamo cercando la tecnologia di intercettazione".
A questo aspetto si riconduce anche la questione del reale numero di intercettati in Italia, su cui Cattaneo dice: "Sto ai dati ufficiali del Ministero della Giustizia, che indica in oltre132.384 i 'bersagli' intercettati, ossia i numeri di telefono seguiti. Ma se pensiamo a quanti canali di comunicazione, oltre ai normali telefoni, usiamo normalmente, io dico che gli intercettati veri, reali, non sono oltre 30 mila". E anche da un punto di vista economico dice Cattaneo, "il trend del settore è stato caratterizzato negli ultimi tempi, da una diminuzione dei costi, compensata da un aumento di volumi. Aumento però - precisa Cattaneo - da non intendersi come aumento degli intercettati, ma come aumento appunto dei canali di comunicazione da seguire".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Apcom.net, Labitalia]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

01 luglio 2010
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia