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Attraversando il Mediterraneo

A Lampedusa è trascorsa una notte senza sbarchi. A Mazara del Vallo 17 migranti sono stati gettati in mare. A Ragusa, da un barcone incagliato sono scappati tutti

20 maggio 2011

E' trascorsa senza sbarchi la notte a Lampedusa dopo l'arrivo, ieri, di 708 immigrati. I primi 208 erano approdati direttamente sulla costa dell'isola senza essere stati precedentemente avvistati; mentre gli altri 500 si trovavano a bordo di un natante intercettato dal servizio di pattugliamento aereo della Guardia di finanza intorno alle 10,30 nel Canale di Sicilia (LEGGI). Rimasti fermi a circa venti miglia da Lampedusa per un'avaria al motore, dal quale si è innescato anche un principio d'incendio, i cinquecento extracomunitari partiti dalla Libia sono stati trasbordati su sei motovedette di fiamme gialle e Guardia costiera. Tra i profughi erano presenti anche 32 donne, due delle quali incinte, e 9 bambini. I migranti sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola.

Nel mare di Mazara del Vallo, invece, sono stati trovati tre cadaveri. Ieri notte erano stati fermati dalle forze dell'ordine 14 immigrati giunti sulle coste siciliane, a Torretta Granitola, frazione di Campobello di Mazara (TP), dopo essere stati abbandonati da un barcone a poca distanza dalla riva. Gli immigrati, alcuni dei quali di nazionalità tunisina, avevano riferito che mancavano all'appello tre persone. Immediate le ricerche in mare, compiute con un gommone e da una motovedetta delle Capitanerie di porto, che hanno portato al ritrovamento prima di un cadavere in mattinata e poi di altri due nel primo pomeriggio nei pressi della foce del fiume Arena.
Secondo una prima ricostruzione della Guardia costiera, i migranti sono stati costretti all'alba a gettarsi in acqua: in quattordici - tutti i giovani tra i 25 e i 30 anni - hanno raggiunto a nuoto Contrada Granitola. Qui hanno raccontato però che sul gommone erano di più. "Siamo stati buttati a mare, eravamo in 17" hanno spiegato. Nessuna traccia degli scafisti, fuggiti a bordo della loro imbarcazione. Ai poliziotti, che hanno effettuato una prima identificazione, i migranti hanno detto d'essere partiti da un porto tunisino dopo avere pagato agli scafisti, anche loro tunisini, tra i mille e i millecinquecento euro l'uno.
Uno dei 14 tunisini gettati in mare ha riconosciuto una delle tre vittime: è il fratello di 27 anni.
Il giovane, 22 anni, tra le lacrime ha detto che il congiunto non sapeva nuotare bene e non è riuscito a raggiungere la costa distante circa 100 metri dal punto dove sono stati calati in acqua.
I cadaveri delle tre vittime sono stati portati nell'obitorio del cimitero comunale di Mazara del Vallo dove è stata effettuata una ispezione cadaverica da parte del medico legale.

Infine, questa mattina, un barcone con una settantina di migranti, tra i quali numerosi minori, è stato intercettato sulle coste del ragusano da una motovedetta della Guardia di finanza in contrada Casuzze, nei pressi di Marina di Ragusa.
La carretta, un vecchio peschereccio di 15 metri probabilmente egiziano, si è arenata nei pressi della spiaggia consentendo a numerosi migranti di raggiungere la riva a nuoto e di far perdere le proprie tracce. Fino ad ora sono stati rintracciati 46 extracomunitari che sono stati accompagnati a Pozzallo. Sono in corso le ricerche di fuggitivi.

"Non rimpatriate mio figlio" - "Sono qui da dieci giorni per cercare di evitare che mio figlio venga espulso. Non c'è motivo per un simile provvedimento. Chiedo aiuto alle autorità, ai ministri competenti, non rimandatelo indietro". È l'accorato appello di Mohamed Fadel, 59 anni, tunisino residente in Francia, che si trova a Lampedusa dal 9 maggio dopo aver saputo che il figlio era arrivato sull'isola tre giorni prima, il 6, su un barcone carico di migranti. Il giovane trentenne, Daghari Fadel, è nel centro di accoglienza dell'isola e il padre vuole evitare che venga espulso perchè per anni non avrebbe più la possibilità di tornare in Europa, oltre ai soldi del viaggio gettati e al rischio corso.
"Sono un imprenditore del settore ortofrutticolo - dice Moahamed - Vendo frutta agli ospedali, alle scuole, ai collegi. Ho altri cinque figli che vivono tutti in Francia, siamo integrati. Daghari viveva in Tunisia e non aveva problemi. L'ho lasciato lì per prendersi cura di mia madre, sua nonna, che è molto anziana. Gli mandavo i soldi, stava bene. Non c'era ragione che affrontasse questo viaggio così pericoloso e in quella maniera".
Quando Mohamed ha visto il figlio, sull'isola, gli ha dato due ceffoni. "Non pensavo che la rivoluzione desse alla testa ai nostri ragazzi e non pensavo che la cacciata di Ben Alì spingesse mio figlio a volere una vita diversa", aveva detto.
Il problema del genitore è che chi viene espulso dall'Europa non può chiedere il visto alle autorità del Paese Nordafricano per rientrarvi oltre ai problemi per le leggi europee. "È una macchia che devo evitare a tutti i costi - dice Mohammed - per questo chiedo aiuto a chiunque. Sono qui tutto il giorno davanti al centro di accoglienza ma non mi lasciano entrare. La polizia mi dice da giorni 'stai tranquillo, stai tranquillo' ma non accade nulla. Non voglio che mio figlio venga caricato su un aereo e rimpatriato. Ditemi cosa devo fare per evitarlo e lo farò".

[Informazioni tratte da TMNews, Adnkronos/Ing, Repubblica/Palermo, Lasiciliaweb.it]

 

 

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20 maggio 2011
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