Auguri, Donne!
Auguri alle nostre madri, alle nostre sorelle, alle nostre amiche, alle nostre compagne, alle nostre...
Oggi è la Festa della Donna. E' più corretto dire, comunque, che oggi è la Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne.
Oggi è giorno di rilevante importanza e significato, e non soltanto per chi appartiene al gentil sesso.
Le origini di questa ''festa'' non sono chiare. Quella ricordata dai molti è quella che si fa risalire al 1908. Pochi giorni prima di questa data, a New York (o forse Chicago), le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo, pare per volere del proprietario, vennero bloccate tutte le porte della fabbrica e venne appiccato un incendio. 129 donne morirono tra le fiamme.
Da questo evento si sarebbe scelto l'8 marzo come giornata di mobilitazione e lotta per rivendicare i diritti delle donne in tutto il mondo.
Secondo altri invece la nascita della Giornata della Donna si rifà a uno sciopero, organizzato sempre a New York nel marzo del 1857, durante il quale le donne che vi parteciparono furono brutalmente disperse dalla polizia.
Un diverso evento che potrebbe essere legato alla nascita della festa della donna è accaduto in Russia, a San Pietroburgo: un enorme corteo di donne si formò quasi spontaneamente e sfilò per le strade della città russa. Erano madri, mogli e figlie delle migliaia di soldati impegnati nella prima guerra mondiale, che chiedevano a gran voce la fine delle violenze, il ritorno a casa dei loro uomini e la caduta della dittatura zarista.
Indipendentemente dall'origine, l'8 marzo è (e deve esserlo!) un giorno di denuncia. Ancora oggi troppe donne sono vittime di violenza e discriminazione.
Oggi il nostro pensiero va a tutte loro e in modo particolare va a Giuliana Sgrena e alla sua libertà, va alla giornalista francese Florence Aubenas, ancora nelle mani dei suoi sequestratori in Iraq, e a Ingrid Betancourt, da oltre tre anni ostaggio della guerriglia colombiana.
C'è ancora troppo da fare per le donne...
Morire di parto nel III millennio
Mentre le donne occidentali conquistano sempre maggiori spazi, le cose vanno diversamente nel sud del mondo, soprattutto in Africa, e in tutti quei paesi di religione islamica. Secondo l'Unicef nell'Africa Sub-sahariana una donna su 16 ancora oggi muore di parto o durante la gravidanza, mentre nei paesi industrializzati lo stesso rischio riguarda soltanto una donna su 2.800.
Così delle circa 529.000 gestanti morte nel corso del 2000, il 95% vivevano in Africa e in Asia, appena il 4% in America Latina (22.000 donne) e meno dell'1% nelle regioni più industrializzate del pianeta (2.500 donne). Causa di questa catastrofica situazione è sicuramente la mancanza di strutture e di personale qualificato che possa assistere le donne in gravidanza o durante il parto.
La violenza dell'Aids sulle donne
Lo scorso anno oltre tre milioni di esseri umani, tra cui mezzo milione di bambini, sono morti a causa dell'Aids, mentre le persone contagiate o malate sono oltre 39 milioni in tutto il pianeta. Le cifre emergono dal ''Rapporto 2004 sulla diffusione del virus Hiv/Aids'' redatto dall'agenzia delle Nazioni Unite per l'Aids (Unaids) e dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
L'incremento (oltre 3 milioni di unità rispetto al 2003) riguarda soprattutto le donne africane (+ 47%), è l'Africa sub-sahariana, infatti, la regione più colpita dall'epidemia e anche quella con meno strumenti per poterla fronteggiare. Qui le donne spesso sono contagiate perché vittime di violenze sessuali o a causa di comportamenti ad alto rischio del loro partner.
Lo scenario dei villaggi africani maggiormente colpiti dall'Aids è apocalittico: capanne deserte, campi incolti, tantissimi bambini rimasti orfani sconvolti e straniati dagli stenti e dalla malattia. Le madri si ammalano e i bambini - in particolare gli adolescenti - sono costretti ad abbandonare la scuola per prendersi cura dei propri genitori moribondi e poi dei loro fratelli rimasti orfani. Negli anni la ricerca farmacologia ha fatto molti progressi, ma i farmaci in grado di bloccare l'evoluzione dalla sieropositività sono accessibili solo ai ricchi e troppo costosi per gli esigui bilanci di questi paesi.
L'Infibulazione
Oggi, dopo tante battaglie fra i diritti delle donne rientra anche quello di poter controllare e decidere liberamente della propria sessualità. Un diritto questo non garantito in tutti i paesi, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti 130 milioni di donne nel mondo hanno subito mutilazioni genitali e si stima che vengano sottoposte a tali pratiche circa 6000 bambine ogni giorno.
Si tratta di una tradizione culturale che si perde nella notte dei tempi. Il termine infibulazione definisce una procedura di mutilazione nella quale i genitali femminili esterni vengono parzialmente ricuciti. Esistono diverse forme di infibulazione, più o meno cruente, diffuse per la maggior parte
nei paesi dell'Africa sub-sahariana come il Sudan, la Somalia e Mali, ma anche in gran parte dell'Africa occidentale, l'Egitto, le zone meridionali della penisola araba e più raramente in alcune zone dell'Asia sud-orientale. In queste culture non aver subito la mutilazione genitale significa isolamento sociale, in realtà si tratta di una procedura inumana erroneamente ritenuta una pratica che favorisce l'igiene e la purificazione. Le donne non escisse (non mutilate), non sono considerate vere donne, non hanno amici, non hanno diritto a farsi corteggiare, a sposarsi.
Sono almeno 40 i paesi in cui è diffusa la pratica delle mutilazioni sessuali sulle bambine. Ogni anno, due milioni di piccole vittime vanno ad aggiungersi ai 130 milioni di donne che vivono col marchio di questa ferita.
Il problema può apparire lontano per noi occidentali ma in realtà ben 5000 bambine hanno subito questa pratica solo in Italia nell'ultimo anno. Si tratta ovviamente di figlie di immigrati. Il problema è molto delicato perché, pur rispettando la cultura degli altri popoli, resta comunque impossibile accettare e consentire tali pratiche.