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Aumentano anche in Sicilia i casi di ''dislessia infantile'', non una malattia ma un disturbo da comprendere

17 ottobre 2006

In Sicilia, così come in tutta Italia, non c'è classe elementare che non abbia almeno un bambino con difficoltà a leggere e a scrivere, una difficoltà che sempre più spesso risulta essere dislessia infantile. Sono soprattutto i maschi a soffrire di questo disturbo, il rapporto è di 4 a 1.
I dati poco confortanti sono emersi durante il convegno sui ''Disturbi dell'apprendimento'' organizzato a Roma dall'istituto di Ortofonologia e che si è tenuto sabato e domenica scorsi.

La dislessia è una sindrome che ha la sua maggiore manifestazione nella difficoltà dei soggetti colpiti a leggere e a scrivere. Tali difficoltà non possono essere giustificate dal loro livello generale di intelligenza (sempre nella norma), di istruzione o da problemi di vista o di udito. Dato che leggere è un complesso processo mentale, la dislessia ha svariate espressioni. Questa sindrome sembra strettamente legata alla morfologia stessa del cervello. La dislessia non è una malattia o un problema mentale. La definizione più recente, approvata dall'International Dyslexia Association è la seguente: ''La dislessia è una disabilità dell'apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio, che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di una adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica nella lettura che può impedire una crescita del vocabolario e della conoscenza generale''. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica la dislessia e gli altri disturbi specifici di apprendimento come disabilità per cui non è possibile apprendere i principi di lettoscritura-matematica nei normali tempi e con i normali metodi di insegnamento.

In Italia, nelle regioni del Sud, Sicilia compresa, su cento bambini in 34 hanno difficoltà di apprendimento. Di questi, in 10 sono dislessici veri e propri; 12 sono bambini con difficoltà scolastiche legate piuttosto ad un disagio ambientale, scolastico o familiare; e 12 sono bambini che, alla fine della seconda elementare, riescono da soli a superare e risolvere le difficoltà.
Nell'anno scolastico 2005-2006 i bambini che in Sicilia hanno frequentato la scuola dell'infanzia sono stati 154.841. A partire dall'anno scolastico 2003/2004 è stato possibile iscrivere alla scuola dell'infanzia anche bambini che compivano i tre anni entro il 28 febbraio dell'anno in corso. In Sicilia nell'anno scolastico 2005/2006 i bambini iscritti alla scuola dell'infanzia in anticipo (meno di 3 anni) sono stati 8.446. La provincia con più bambini iscritti alla scuola dell'infanzia è quella di Palermo (35.634), Catania (34.969), Messina (19.166), Agrigento (14.657), Trapani (13.693), Siracusa (12.353), Ragusa (9.868), Caltanissetta (9.061) ed Enna (5.440). La provincia con il maggior numero di iscritti con meno di 3 anni, quella di Catania mentre quella con il minor numero di iscritti ''anticipati'' quella di Enna.

''Ogni bambino - dice Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva dell'Istituto di Ortofonologia di Roma - dovrebbe frequentare la scuola materna: sbaglia chi ritiene che i bambini devono andare direttamente alla scuola elementare. Il distacco dalla famiglia aiuta quel processo di indipendenza e di maturità che, se non è portato a compimento, può innescare quelle difficoltà di apprendimento''.
Per quanto riguarda la scuola primaria nel 2005/2006 gli alunni in Sicilia sono stati 277.734. La provincia con più bambini iscritti alla scuola primaria è quella di Palermo (71.154), Catania (63.007), Messina 31.126), Agrigento (25.214), Trapani (23.609), Siracusa (20.759), Ragusa (16.977), Caltanissetta (16.364) ed Enna (9.524).
''La scuola elementare - dice Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'età evolutiva dell'Istituto di Ortofonologia - è il momento in cui i bambini si trovano a fare i conti con un nuovo sistema di apprendimento: c'è l'ansia da prestazione, bisogna imparare e ricordare, comprendere, interiorizzare e, con la lettura e la scrittura, esternare. Ed è proprio in questo momento che si accendono i campanelli d'allarme. E per quel bambino che non ha compiuto correttamente il processo di maturità e di organizzazione arriva, inesorabile, la diagnosi di dislessia''.

Se il problema della dislessia non viene compreso nei primi anni di vita da chi ha la responsabilità dell'educazione del bambino dislessico, le conseguenze possono risultare di una certa gravità. Se il bambino dislessico è sottoposto a un metodo d'apprendimento usuale, egli riuscirà solo con un grande dispendio di energia e concentrazione a ottenere risultati che per i suo compagni e per il suo maestro sono quasi banali. L'età migliore per intervenire è quella prescolare, periodo in cui gli interventi specifici hanno un'elevata possibilità di successo. I problemi maggiori nascono quando i bambini dislessici non vengono compresi, essi passano per fannulloni o addirittura per stupidi. Questo li porta spesso a perdere la propria autostima, a depressione, ansia, a crisi d'identità e, purtroppo, molto spesso a rigettare in toto il mondo della scuola, rinunciando, in questo modo, a molte possibilità che la loro intelligenza non standard gli consentirebbe.

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17 ottobre 2006
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