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Aumentano in Italia i "nuovi poveri"

Sono 8,3 milioni, il 7% in più del 2010: hanno casa e lavoro ma sono indigenti

18 ottobre 2011

Aumentano in Italia i 'nuovi poveri': persone che hanno una casa, un lavoro e vivono in famiglia ma se la passano male. In quattro anni sono aumentati del 13,8%, con significative differenze nelle diverse macroregioni italiane. Nel Mezzogiorno l'aumento registrato è addirittura del 74%.
E' quanto emerge dal XI Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, curato da Caritas Italiana e Fondazione Zancan. Un Rapporto dal quale risulta un'Italia sempre più povera, non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e della privazione di diritti fondamentali.
"Il perdurare della condizione di povertà di molte persone e famiglie povere - si legge nel Rapporto - dimostra che le politiche di contrasto fin qui attuate non sono riuscite a incidere sul fenomeno. Anziché continuare a insistere su una strada dimostratasi fallimentare, è ora importante segnare un netto cambiamento di rotta".

Le cifre parlano di 8,3 milioni di italiani in condizioni di povertà (dati 2010), pari al 13,8% della popolazione, con un aumento rispetto all'anno precedente, quando erano 7,8 milioni (13,1%). Secondo i dati Istat 2011 - riporta l'indagine - il 2010 ha registrato un lieve incremento nel numero di famiglie in condizioni di povertà: si è passati da 2,657 milioni (10,8%) a 2,734 milioni (11%).
Nel 2010 la povertà relativa è aumentata, rispetto all'anno precedente, tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9 al 29,9%), tra le famiglie monogenitoriali (dall'11,8 al 14,1%), tra i nuclei residenti nel Mezzogiorno con tre o più figli minori (dal 36,7 al 47,3%) e tra le famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro (dal 13,7 al 17,1%).
Ma la povertà è aumentata anche tra le famiglie che hanno come persona di riferimento un lavoratore autonomo (dal 6,2 al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8 al 5,6%). Per queste ultime è aumentata anche la povertà assoluta, passando dall'1,7 al 2,1%.
"Il raggio di azione della povertà economica si sta progressivamente allargando - si legge nel Rapporto - e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie tradizionalmente estranee al fenomeno. Per le nuove famiglie povere, la povertà non è sempre cronica, ma rappresenta una situazione episodica del proprio percorso biografico. Non è il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l'insufficienza del sistema di welfare".

Le nuove situazioni di povertà che si affacciano ai Centri coinvolgono pesantemente l'intero nucleo familiare: tutti i membri della famiglia si trovano a vivere, in modi diversi, una condizione di stress e di sofferenza, anche se le donne e le nuove generazioni si trovano a pagare il prezzo più elevato.
Anche nel Rapporto 2011, le Caritas diocesane continuano a registrare un progressivo aumento del numero di persone che si presentano ai Centri di Ascolto (CdA) e ai servizi. Da una rilevazione su un campione di 195 Centri di Ascolto, in 15 regioni, risulta che nel corso degli ultimi 4 anni (2007-2010), il numero di persone ascoltate è aumentato del 19,8%. L'aumento più elevato si registra nel Sud Italia (+69,3%). L'aumento di minore intensità si registra invece nei Centri di Ascolto del Nord-Est (+3,8%).
Fra le caratteristiche delle richieste ai centri di ascolto Caritas, il Rapporto evidenzia che al primo posto figurano sempre i problemi di povertà economica, seguiti dai problemi di occupazione, i problemi abitativi e, al quarto posto, i problemi familiari. Aumenta inoltre il numero dei cittadini italiani che chiedono aiuto: rispetto al valore base del 2007, si registra un incremento complessivo pari al 42,5%.
In 4 anni è poi aumentata dell'83,1% la richiesta di coinvolgimento di soggetti esterni (gruppi di volontariato, enti pubblici o privati, persone o famiglie, parrocchie, ecc.). Forte anche l'aumento delle richieste di sussidi economici (+80,8%) e di consulenze professionali (+46,1%). Diminuiscono invece le richieste di sostegno socio-assistenziale (-38,6%), ma anche quelle di lavoro (-8,5%); la Caritas, nelle sue risposte, ha visto aumentare il coinvolgimento di soggetti terzi (+90%), segnale di una crescente complessità delle situazioni di povertà. Cresciuta anche l'erogazione di sussidi economici e di beni primari: rispettivamente, + 70 e + 40,8%.
Particolarmente vulnerabili si confermano gli stranieri che rappresentano il 70% delle persone che si rivolgono ai centri. Secondo un campione degli operatori della Caritas, il disagio maggiore è fra gli immigrati che vivono da soli in Italia, quelli di sesso maschile, con età compresa fra i 25 e 44 anni. In genere hanno problemi di lavoro (66,4%) e situazioni di povertà economica (62,5%).

Eppure, secondo Caritas e Fondazione Zancan, le risorse per far fronte al fenomeno ci sono, ma sono male investite: una parte del Rapporto è dedicata all'analisi della spesa sociale e per la povertà da parte dei Comuni italiani. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign]

 

 

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18 ottobre 2011
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