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Australiana e... cattiva

Già si parla di influenza e di vaccinazione. Ma per il Codacons però è ancora troppo presto

16 settembre 2008

Quest'anno l'influenza parlerà australiano e sarà più cattiva. E' la previsione degli esperti riuniti a Vilamoura, in Portogallo, per la Terza Conferenza europea sull'influenza.
Sulla base dei numeri registrati nell'emisfero Sud, dove l'epidemia stagionale fa le sue 'prove generali' in estate per poi sbarcare nel Vecchio Continente in inverno, gli specialisti si attendono infatti una stagione intensa: in Australia, avvertono, i casi confermati in laboratorio sono stati tre volte superiori rispetto agli ultimi 5 anni. Colpa di una nuova variante particolarmente aggressiva del virus influenzale, l'A/Brisbane/10/2007 H3N2, che insieme ad altri due ceppi anch'essi nuovi (l'A/Brisbane/59/2007 H1N1 e il B/Florida/4/2006) comporrà la ricetta del vaccino antinfluenzale 2008-2009 dettata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Un siero che, per la prima volta da 20 anni, ha rinnovato completamente i propri ingredienti.
 
"La prossima pandemia di influenza potrebbe essere imminente" è il monito lanciato dall'Oms, che avverte: "In corso di pandemia i sistemi sanitari nazionali rischiano di essere sopraffatti". Modelli predittivi stimano infatti che, durante un'epidemia globale, i soli Paesi industrializzati potrebbero ritrovarsi a fare i conti con 57-132 milioni di pazienti da visitare e 1-2,2 milioni di ricoveri in ospedale. Per evitare il tilt, "questo è il momento di agire", dicono gli specialisti.

Il rischio di un'epidemia globale di influenza rientra ormai da alcuni anni nell'agenda degli esperti. Sono infatti passati 40 anni dall'ultima pandemia, nata a Hong Kong nel 1968, che seguiva quella Asiatica del 1958 e la famigerata Spagnola del 1918. Le parole d'ordine per prepararsi ad affrontare la prossima maxi-emergenza, dunque, sono prevenzione e 'allenamento': fare scorta di farmaci antivirali e di cosiddetti vaccini prepandemici - insegna l'Oms - per somministrarli ai milioni di pazienti attesi nei primi mesi di pandemia, quando ancora le aziende farmaceutiche non avranno distribuito sufficienti dosi di vaccino pandemico. Perché un siero ad hoc, ricordano gli specialisti, si potrà produrre soltanto quando, a pandemia dichiarata, le autorità sanitarie internazionali fotograferanno l'identità del supervirus responsabile.

Da alcuni dati diffusi in questi giorni in Portogallo emerge che gli italiani snobbano l'influenza. A vaccinarsi contro il virus dell'inverno è solo un connazionale su 4, e il 66% non si è mai sottoposto all'iniezione preventiva. Solo in Italia il 'mal d'inverno' uccide tra le 7.500 e le 8.500 persone ogni anno, con 250-500 mila morti nel mondo e un numero di persone infettate compreso fra 300 milioni e un miliardo (5-15% della popolazione globale). Nell'Ue, poi, il Centro per il controllo e prevenzione delle malattie (Ecdc) stima che le vite perse a causa dell'influenza vadano da 40 mila a 220 mila: più delle vittime della strada (40 mila decessi per incidenti nel 2001).
Si ricorda che la vaccinazione è raccomandata a tutti gli over 65 e i malati cronici, ma "anche ai bambini di età superiore ai 6 mesi e ad altri gruppi in cui è riconosciuto il vantaggio della vaccinazione in termini di rapporto costo-beneficio", spiega Giancarlo Icardi, responsabile del Dipartimento di Igiene dell'università di Genova. Il periodo giusto per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre, ricorda Icardi, invitando tuttavia a non dimenticare le comuni regole dell'igiene (lavarsi spesso le mani) e del buon senso (per esempio non fumare, o evitare per quanto possibile ambienti chiusi e sovraffollati). [Adnkronos Salute]

Codacons: "E' ancora troppo presto per vaccinarsi" - Come ogni anno si lancia il solito allarme sull'influenza, ogni anno si annuncia che metterà in ginocchio milioni di italiani. Tuttavia le nefaste previsioni vengono puntualmente smentite dai fatti. "Che sia perché dalla vendita del vaccino c'è chi ci guadagna milioni di euro? - si domanda Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons - Peccato che negli ultimi anni il vaccino si sia rivelato inefficace per moltissimi cittadini, determinando uno spreco di denaro non indifferente".

Ogni anno le aziende farmaceutiche per aumentare i ricavi e battere la concorrenza, mettono in commercio troppo presto il vaccino - accusa l'associazione -. La conseguenza è che chi acquista queste primizie spesso finisce per ammalarsi lo stesso.
Tanasi ricorda che per le categorie effettivamente a rischio il vaccino è disponibile gratuitamente; chi, quindi, è costretto ad acquistare il vaccino in farmacia è bene che valuti l'opportunità di tale acquisto con il proprio medico di fiducia - conclude Tanasi - tutti i vaccini, infatti, hanno effetti collaterali ed è per questo che occorre sempre fare un'analisi costi-benefici. "Per questo diciamo no alla vaccinazione di massa e sì alla vaccinazione per le categorie a rischio indicate dal ministero della Salute. Tra le "categorie a rischio", ricordiamo che vi sono gli anziani e i bambini che soffrono di particolari patologie croniche, ma anche coloro che, per lavoro, si trovano a contatto con molte persone nell'arco della giornata". [www.codacons.it]

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16 settembre 2008
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