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Autonomia democratica di centrodestra?

Il Partito democratico sempre più vicino al Mpa (che appoggia Berlusconi) per il nuovo governo siciliano

20 settembre 2010

Domani il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, dovrebbe fare sapere ai siciliani quali novità, quali nomi e quali sorprese ha riservato nel quarto "esperimento" governativo (è sempre bene ricordare che trattasi del quarto governo Lombardo in soli due anni, ndr).
Dalla riunione dello stato maggiore del Pd siciliano, che si è tenuta ieri mattina a Palermo, si è capito che il Pd è oramai proponto a dare il suo via libera alla nuova giunta regionale guidata da Raffaele Lombardo. Il segretario regionale Giuseppe Lupo, i segretari provinciali e i parlamentari regionali e nazionali eletti nell'isola si sono confrontati in maniera informale e il traguardo per il raggiungimento dell'accordo tra i democratici e il leader del Mpa è dietro l'angolo.
"È stato un dibattito utile - ha detto Lupo - nei prossimi giorni ci incontreremo con le parti sociali per discutere insieme dei punti del programma di governo. In ogni caso dopo le dichiarazioni di Lombardo previste martedì in aula a palazzo dei Normanni convocheremo la direzione regionale del partito".
Secondo indiscrezioni all'Ars dopo la presentazione della giunta il dibattito dovrebbe essere rinviato di una settimana. Per Lupo: "E' necessario verificare la possibilità di definire una coalizione alternativa al Pdl per dar vita ad un programma di governo che affronti emergenze e sostenga le riforme".

Nel corso del dibattito le diverse anime del partito hanno espresso le loro posizioni. Tra i favorevoli al sostegno al governo vi sono il capogruppo del Pd all'Ars, Antonello Cracolici, il senatore Giuseppe Lumia e l'ex segretario Francantonio Genovese. Contrario il senatore Enzo Bianco. Perplessità sono state espresse dai parlamentari Mirello Crisafulli e Angelo Capodicasa.
"Quello che Raffaele Lombardo si accinge a fare è una delle più spregiudicate operazioni politiche della storia siciliana". Così il senatore del Pd Enzo Bianco commenta le mosse del governatore. "Lombardo e il suo movimento politico - continua Bianco - stanno comodamente nel governo Berlusconi e si accingono a votare il 28 settembre l'ennesima fiducia; pare che abbiano promesso eterna fedeltà anche alle prossime elezioni politiche. Stanno infarcendo la giunta regionale di personaggi politici che di tecnico non hanno nulla, spesso allegramente riciclati. Le forze politiche che avevano candidato Lombardo lo hanno abbandonato. Oggi non c'è una maggioranza politica, ma un esercito di Franceschiello di deputati regionali raccolti uno a uno". "Spiace - prosegue Bianco - che una larga parte del Pd, contro tutte le deliberazioni assunte negli organi del partito e contro la linea largamente maggioritaria venuta fuori dalle primarie, si accinga a sostenerlo. Si tratta di un clamoroso errore, di una inaccettabile spregiudicatezza di cui il Pd rischia di pagare un prezzo salato nel suo già difficile rapporto con l'opinione pubblica. Noi non ci stiamo, noi siamo per la coerenza. Presto chi oggi sbaglia si renderà conto della gravità dell'errore e di che personaggio è colui al quale si regala una boccata di ossigeno".
Secondo il deputato regionale del Pd, Giovanni Barbagallo, il suo partito ha dieci ragioni per non sostenere il futuro governo di Raffaele Lombardo: "Per coerenza nei confronti degli elettori; perché fa parte del governo Berlusconi; perché non è estraneo al sistema di potere costruito dal centrodestra; perché la paralisi amministrativa alla Regione è stata determinata, in gran parte, dalle scelte sbagliate operate da Lombardo in materia di personale e di nomine dei direttori generali; perché non sono stati adottati provvedimenti concreti per il lavoro, lo sviluppo economico, il sostegno alle famiglie e i soggetti più deboli; perché non sono state spese risorse finanziarie dell'Ue; perchè sono stati nominati consulenti esterni senza alcuna giustificazione; perché le proposte del Pd approvate con la finanziaria regionale sono rimaste inattuate; perché non sono stati approvati provvedimenti significativi per la riduzione dei costi della politica e perchè non si può modificare il sistema clientelare con un protagonista di questo sistema stesso".
"Per queste ragioni
- spiega Barbagallo -, ma anche per l'assenza di scelte programmatiche chiare, non ci sono le condizioni politiche per un sostegno del Pd al quarto governo Lombardo. A oltre due anni dall'inizio della legislatura non è stata ancora approvata nessuna legge di settore".

La realtà politica siciliana si conferma, dunque, piena di stranezze, di ambiguità e assurdi tentativi sperimentali, dove si conoscono i problemi reali, si moltiplicano sulla carta i preparativi per trovare possibili soluzioni, ma poi queste all'ultimo non vengono mai trovate, anzi, puntualmente si riesce soltanto ad aggravare le problematiche.
Nell'assurda realtà politica ha pienamente trovato spazio l'ultima idea di Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, già creatore del Pdl Sicilia (entità alla quale diversi osservatori attribuiscono la colpa dello sfascio del Pdl nazionale), oggi fondatore del "Partito del Popolo Siciliano". Circostanza quest'ultima che, dopo le tensioni Pdl-finiani, si registra 

come un'altra frattura all'interno della maggioranza.
"E' arrivato il momento di rendere concreto il nostro lavoro degli ultimi due anni. Abbiamo il dovere di fare qualcosa per la nostra Sicilia e per tutto il Sud Italia. L'intervista al Corriere, pur essendo corretta, mette insieme due frasi, entrambe vere, ma non una conseguenza dell'altra: lascio il Pdl per dedicarmi interamente alla Sicilia e al Sud e non perché il partito è in mano al ministro La Russa" ("il Pdl attuale è incompatibile con i siciliani e io sono incompatibile con Ignazio La Russa", aveva detto nell'intervista). Gianfranco Micciché ha affidato alle pagine del suo blog 'Sud' due commenti per chiarire alcuni passaggi della sua intervista pubblicata sabato dal 'Corriere della Sera'. "Non chiederò a nessuno di uscire dai gruppi del Pdl di Camera e Senato - spiega - Berlusconi non ha assolutamente nulla di cui trattare con me, non ha neanche bisogno di chiedermelo, perché sa che la mia posizione è del tutto diversa da quella di chi ha fatto altre scelte, sa - aggiuge - che sono più berlusconiano di lui. In Parlamento noi siamo nel Pdl e ci restiamo. In Sicilia facciamo il partito del popolo siciliano, perché convinti che sia la strada giusta per quella rivoluzione siciliana che non si è ancora compiuta, anzi non è nemmeno cominciata. Facciamo il partito - conclude - solo nell'interesse del popolo siciliano".

Per il capogrupo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto però non è questo "il momento di iniziative locali e parcellizzate". "Micciché - ha detto Cicchitto - ha dato molto politicamente a Forza Italia, può dare ancora molto al Pdl. Casomai il problema nostro è di aprirci al confronto con i moderati, i riformisti che esistono anche al di fuori del centrodesta più che parcellizzare e localizzare delle vicende che hanno uno spessore politico maggiore".
Il ministro dei Trasporti Altero Matteoli dice di aver parlato con Micciché "per cercare di capire che cosa intende". Poi ha spiegato: "In questa sua proposta che farà agli elettori siciliani, non mette in dubbio la sua collocazione con Berlusconi e nel centrodestra. Io auspico che ovviamente questo non accada, e anche da questo punto di vista, non c'è comunque una spaccatura perché non si condivide il programma o la leadership di Berlusconi".
Per Alessandra Mussolini (Pdl) si tratta comunque di "un'evoluzione che complica il quadro nazionale". "D'altronde - ha commentato con l'Adnkronos - il clima è questo da quando c'è stato lo scontro tra Berlusconi e Fini".
Ottimista Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia di Catania e co-coordinatore del Pdl in Sicilia. "Micciché è un alleato prezioso per il Pdl e il partito di cui ha annunciato la nascita rafforzerà l'alleanza".
Diversa l'analisi del finiano Carmelo Briguglio. "Se dovesse fondare una formazione autonomistica regionale di centrodestra, spero che non ci perderemo di vista. La sua uscita dal partito conferma la crisi del modello politico del Pdl", ha affermato l'esponente di Fli.

Intanto, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlando al Corriere della Sera, ha ipotizzato le ragioni che hanno spinto Miccichè a definirlo, in un’intervista allo stesso giornale, "volgare e fascista". "C’è una strategia militare che si chiama 'falso scopo': in pratica tu hai un obiettivo preciso ma fingi, per distrarre l’avversario, di attaccarne un altro". Miccichè, dice La Russa "in Sicilia è fuori dal governo che sta allestendo Lombardo, poi ha rotto con il suo caro amico Cuffaro, ha litigato con il locale Pdl lealista e pure con i finiani... non so – ha aggiunto – magari Miccichè ha necessità di restare sui giornali con una certa ambiguità".
La Russa ha fatto sapere di aver accettato le scuse di Miccichè arrivate a stretto giro dalla pubblicazione delle sue dichiarazioni, "perchè me l’ha insegnato mio padre". Tuttavia, il ministro ha raccontato anche di aver ricevuto diverse telefonate di solidarietà, tra cui quella del premier Silvio Berlusconi: "Non dico i suoi giudizi", ha aggiunto. Del resto, ha osservato La Russa, "un anno fa lo difesi: in fondo, tra i leader siciliani del partito era l’unico rimasto a bocca asciutta, visto che poi Renato Schifani era diventato presidente del Senato e Angelino Alfano ministro della Giustizia". Infine La Russa ha affermato di non credere che il partito di Miccichè possa portare via voti al Pdl e si mostra perplesso sulla stessa nascita del partito del popolo del Sud, annunciata dal sottosegretario.

Per chiudere, soltanto oggi, l'allucinante cronaca politica della Trinacria, volgiamo dare un po' di numeri... Dai dati di un sondaggio telefonico effettuato dal 14 al 16 settembre su un campione di mille persone, realizzato da "Crespi ricerche" per Clandestinoweb se si votasse oggi in Sicilia il Popolo delle Libertà otterrebbe il 18% (contro il 46,6% delle Elezioni Politiche 2008 e il 36,4% delle Europee 2009); il Pdl Sicilia è dato al 17%; il Movimento per l'Autonomia al 16% (alle Politiche 2008 aveva preso il 7,7% e alle Europee 2009 il 15,6%); il Partito Democratico si fermerebbe al 15% (contro il 25,4 delle Politiche 2008 e il 21,9 delle Europee 2009), l'Udc sarebbe oggi votato dal 10% degli elettori (alle Politiche aveva preso il 9,4% e alle Europee l'11,9%), al 10% anche l'Italia dei Valori (alle Politiche aveva preso il 3,4% e alle Europee il 7,9%), Sinistra, Ecologia e Libertà otterrebbe il 6% (aveva preso il 2,1% alle Europee), la Destra avrebbe un gradimento del 2,2%, mentre Rifondazione Comunista si fermerebbe all'1% (alle Politiche aveva ottenuto il 2,6% e il 2,2% alle Europee).
I dati sono stati diffusi al convegno regionale sul buongoverno e l'etica promosso dall'associazione Camelos, in corso a Calampiso (San Vito Lo Capo, Trapani). Al convegno Camelos di Calampiso sono stati resi noti anche i dati di un sondaggio realizzato sempre da "Crespi ricerche" e relativo alla fiducia nel Presidente della Regione, Raffaele Lombardo: il governatore otterrebbe oggi la fiducia del 55,4% degli elettori, contro il 55,9% di un analogo sondaggio effettuato a luglio.
Fra i politici siciliani più graditi, i dati resi noti da Crespi Ricerche rilevano che il più popolare oggi sarebbe il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (55), al secondo posto Gianfranco Miccichè e Stefania Prestigiacomo (53).

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Corriere.it, La Siciliaweb.it]

- Un "diabolico" laboratorio politco (Guidasicilia.it, 18/09/10)

 

 

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20 settembre 2010
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