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Azzerata la cosca di Bagheria

In manette una trentina di affiliati allo storico mandamento mafioso palermitano. Sequestrati beni per oltre 30 mln di euro

08 maggio 2013

Vasta operazione antimafia dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo e del Ros che all'alba di oggi hanno azzerato i vertici mafiosi di Bagheria. Venti i provvedimenti cautelari nei confronti di persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapine, detenzione illecita di armi da fuoco, scambio elettorale politico mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.
In carcere i capi storici della cosca ma anche il reggente e il cassiere del mandamento e i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia.
Dall'inchiesta, denominata "Argo", che è stata condotta con la collaborazione della Royal Canadian Mounted Police, è emersa l'esistenza di un accordo tra Cosa nostra di Bagheria e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto.

Tra gli indagati anche un candidato della Lega Nord alle ultime elezioni politiche: si tratta del sindaco di Alimena, piccolo centro del palermitano, Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificata poco fa un avviso di garanzia per voto di scambio.
Dall'indagine, coordinata dalla Dda di Palermo, è emerso che alle ultime elezioni regionali, dell'ottobre scorso, Scrivano, che era candidato con la Lista Musumeci, avrebbe contattato persone ritenute vicine a Cosa nostra per avere voti. Il tutto, secondo gli inquirenti, in cambio di denaro. Le indagini confermano così la capacità di Cosa Nostra di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali.

Nell’operazione sono stati sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro. Si tratta di beni mobili, immobili e complessi aziendali tra cui locali notturni della movida palermitana, agenzie di scommesse, imprese edili e supermercati. Tra questi c'è anche il pub 'Villa Giuditta', noto in tutta la città.

Nel corso dell'indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, è inoltre emerso che la 'punciuta' (il tradizionale rito del Gotha mafioso che prevede per i nuovi 'adepti' la puntura del dito indice della mano che l'iniziato utilizza per sparare con una spina d'arancio amaro o, a seconda del clan mafioso, con una spilla d'oro) esiste ancora. Il sangue fuoriuscito viene usato per imbrattare un'immaginetta sacra a cui in seguito viene dato fuoco mentre il nuovo affiliato la tiene tra le mani e pronuncia una sorta di giuramento solenne.
Non solo. Dall'inchiesta emerge anche che è ancora attuale la presentazione dei nuovi affiliati ai mafiosi più anziani. Nel corso di una intercettazione ambientale un 'picciotto' di grosso calibro impartisce 'lezioni' a un uomo d'onore più giovane e gli spiega come vanno trattati coloro che non seguono i comandi. Li paragona a cavalli da trotto: "quando vedi che nella salita fanno le bizze... piglia e colpisci con il frustino... sulle gambe... che loro il trotto non lo interrompono... purtroppo i cavalli giovani così sono".

Le indagini hanno inoltre messo in luce una mafia aggressiva e sempre più camaleontica che, se da una parte continua a vedere nell'imposizione del pizzo la manifestazione più visibile della sua autorità sul territorio, dall'altra è consapevole che, complice anche la crisi economica, è più che mai necessario ricorrere ad altre fonti illecite di guadagno, come, ad esempio, la gestione del gioco d'azzardo.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA]

- Mafia, un patto fra Palermo e Canada di Salvo Palazzolo

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08 maggio 2013
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