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Bambini e stranieri... Come se fosse una colpa

Dal 2° Rapporto annuale di Save the Children "I minori stranieri in Italia": il 2010 un anno nero per l’integrazione e l’accoglienza

05 febbraio 2011

L'ultima notizia riguardante lo sbarco di clandestini sulle coste siciliane risale a qualche settimana fa. Tredici migranti, tra cui un bambino di 10 anni, sono stati bloccati dai carabinieri, che li hanno intercettati quando avevano già raggiunto terra a Lampedusa (AG). Nessuna traccia dell'imbarcazione usata per la traversata, quindi l'ipotesi investigativa è che i cittadini extracomunitari siano stati abbandonati sottocosta da un peschereccio.

Quindi, gli ultimi disperati che a noi risultano erano tredici tra cui un bambino di 10 anni. Purtroppo, nel nostro Paese, alla crescita della presenza di bambini e adolescenti stranieri - minori non accompagnati, in famiglia, di "seconda generazione" - residenti nel nostro Paese (932.000 di cui 572.000 nati in Italia), corrisponde un  restringimento delle maglie dell’accoglienza e dell’inclusione. E' questa la conclusione a cui giunge il secondo Rapporto annuale di Save the Children su "I minori stranieri in Italia", reso noto nei giorni scorsi.
"Alla domanda su come l’Italia ha provveduto all’accoglienza, integrazione, protezione, istruzione di un milione di minori stranieri che sono sul nostro territorio, la riposta è che il 2010 è stato un anno nel complesso critico, in cui sono stati compiuti molti passi indietro", ha spiegato Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.
La legge 94-2009, più nota come legge sulla sicurezza, si sta rivelando un ostacolo che interrompe o rende più difficile il percorso d’integrazione intrapreso - spesso con grande abnegazione e impegno - da tanti minori stranieri non accompagnati, i cui viaggi verso l’Italia peraltro sono diventati ancora più rischiosi a seguito della ratifica dell’accordo Italia-Libia avvenuta nel febbraio 2009.
La scuola italiana - tradizionale fulcro della integrazione - è sempre più in affanno, e la previsione di un tetto del 30% di alunni stranieri per classe non ha certo contribuito a migliorare la situazione. Il 2010 ha segnato inoltre un periodo di grave difficoltà per centinaia di bambini rom, a causa di sgomberi realizzati senza predisporre misure alternative di accoglienza.
"A fronte di tutto ciò, i dati statistici ci confermano come la presenza di bambini e adolescenti stranieri sia in costante crescita e consolidamento", ha proseguito Raffaela Milano. "Una presenza vitale, se si considera che le nascite di bambini di genitori stranieri fanno sì che il nostro saldo demografico sia positivo. Però è anche una presenza che va accompagnata e sostenuta, perché l’integrazione di un bambino con radici culturali e sociali diverse può essere difficoltosa. E’ urgente fare subito almeno tre cose: dare seguito alle misure sull’integrazione dei minori previste nel Piano nazionale 'identità e incontro'- varato dal Governo nel maggio 2010 che ora deve essere attuato, potendo contare sugli investimenti necessari; rivedere le norme sulla cittadinanza per chi è figlio di genitori non italiani prevedendo il riconoscimento della cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno in modo che possa sentirsi pienamente 'cittadino' del paese in cui è nato e cresce; approntare un programma organico per la protezione dei minori stranieri che vivono le condizioni di maggior rischio. Un segnale positivo è venuto, su quest’ultimo punto, dall’approvazione nel mese di ottobre, da parte del Parlamento, di una mozione unica, sottoscritta da deputati delle diverse parti politiche, volta a rafforzare la tutela dei minori stranieri non accompagnati cui ora è necessario dare seguito".

I MINORI STRANIERI IN ITALIA - Negli ultimi 7 anni il numero di minori stranieri residenti (1) è passato da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 932.000 2 al 1° gennaio 2010, pari all’8% della popolazione minorile italiana. La maggior parte dei minori stranieri residenti - circa 572.000, il 10.4% in più rispetto al 2009 - è nata in Italia. E’ la cosiddetta generazione 2 (G2). Vi è poi un numero crescente di minori, rimasti nella prima infanzia con i nonni nel paese di origine, che raggiunge i genitori in Italia nella prima adolescenza. Parliamo della cosiddetta "generazione 1 e mezzo", un gruppo di minori che può incontrare gravi problemi di inserimento, sia dal punto di vista scolastico che familiare, e che necessita di particolare attenzione e sostegno.
Cremona (27.6%), Lodi (27.3), Brescia (27.2), Mantova (27), Bergamo (26.9), Prato (26.7), Vicenza (26.3), Treviso (26.3), Reggio Emilia (26), Lecco (25.4) sono le prime 10 province italiane con la percentuale più alta di minori stranieri (in rapporto alla popolazione straniera). Nella gran parte di esse l’incidenza della popolazione minorile straniera su quella italiana è superiore al 15%, cioè un minore su 6 è straniero. Una presenza che, stando alle recenti stime dell’Istat (3) è cresciuta ulteriormente nel corso del 2010: 104.000 sono infatti i nuovi nati stranieri lo scorso anno, pari al 18,8% del totale delle nascite.

I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI - Sono almeno 4.438 4 i minori stranieri non accompagnati presenti sul suolo italiano. Il 90% sono maschi, per la gran parte (l’85%) fra i 15 e i 17 anni ma non mancano 12enni, 13enni e 14enni. Il gruppo più numeroso è costituito dai minori afgani (20%), seguito dai minori provenienti dal Marocco (14.7), Egitto (11), Albania (9), Bangladesh (5), Somalia (3.9), Repubblica del Kosovo (3.8), Palestina (3.1), Eritrea (3).
"I ragazzi afgani si confermano un flusso in costante crescita", spiega ancora Raffaela Milano. "Tuttavia va ricordata la presenza del gruppo consistente dei minori rumeni, anche rom, che però non sono più computati perché neo-comunitari". In diminuzione appare invece il flusso di minori provenienti dai paesi del Corno d’Africa - Eritrea, Etiopia e Somalia. Non un buon segno, ma il frutto dell’accordo fra Italia e Libia, a seguito del quale sono state realizzate operazioni di rinvio di migranti, inclusi minori, rintracciati in acque internazionali e diretti verso l’Italia. Save the Children presume che siano centinaia i minori rimasti in Libia senza che si abbia alcuna garanzia circa il rispetto dei loro diritti fondamentali.
Quanto agli altri minori che continuano ad arrivare nel nostro paese, i loro viaggi sono sempre più rischiosi, nascosti dentro Tir o furgoni, nel caso di minori afgani o bengalesi, o su navi da diporto irriconoscibili e non facilmente intercettabili, nel caso di minori provenienti per esempio dal medio-oriente. A gestire i viaggi sono trafficanti che chiedono per ciascun ragazzo 4-5.000 euro. Per ripagare il debito contratto dalle famiglie, i ragazzi sono molto esposti al rischio di sfruttamento o di caduta in circuiti di devianza ed illegalità.

L'IMPATTO DEL "PACCHETTO SICUREZZA" - Per questo motivo, una volta in Italia hanno necessità di essere protetti, accolti e di essere inseriti in un percorso di formazione finalizzato al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma a causa degli stringenti requisiti (5) imposti dalla legge sulla sicurezza per la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, molti minori stranieri arrivati a 17 anni rischiano di vedere invalidato il loro percorso formativo e di integrazione e di ritrovarsi "clandestini" da un giorno all’altro. Corrono questo rischio l’89% dei minori collocati in Sicilia, il 27% dei giovani ospiti delle comunità marchigiane, l’82 % circa dei minori presenti nelle comunità pugliesi (6).

LA SCUOLA E I SERVIZI PER L'INFANZIA - Misure che affievoliscono i processi di integrazione si sono registrate anche in luoghi e istituzioni fondamentali come la scuola. "Save the Children ritiene che la strada da percorrere non possa essere quella delle soglie di sbarramento per gli alunni stranieri nelle classi, ma vi sia bisogno di rafforzare la scuola con risorse e strumenti, affinchè possa giocare a pieno il suo ruolo chiave nei processi di integrazione", prosegue Raffaela Milano. "Sappiamo che la crisi economica ha avuto un grave impatto sulle famiglie con bambini e che le famiglie di origine straniera sono tra quelle più colpite. E’ bene ricordare che quando un capofamiglia straniero resta disoccupato, seppure entrato regolarmente in Italia, rischia automaticamente di commettere il 'reato di clandestinità', e di interrompere in modo drammatico il percorso di integrazione di tutta la sua famiglia, magari avviato da anni. In questo scenario difficile per le famiglie straniere e per quelle italiane, si è inserita la drastica diminuzione delle risorse destinate ai servizi per l’infanzia, quando proprio questi servizi diventano più necessari. Occorre invertire questa tendenza, considerando la spesa per questi servizi, a partire dagli asili nido, non come un costo ma come un investimento irrinunciabile".
E lesivi di diritti fondamentali quale quello alla salute, all’istruzione, alla sicurezza abitativa sono stati altri provvedimenti che hanno interessato specifici gruppi di minori stranieri nel 2010, come i numerosi sgomberi di insediamenti rom avvenuti senza la definizione di percorsi di accoglienza e integrazione. Provvedimenti che hanno contribuito di fatto ad un affievolimento dei diritti dei minori, in violazione dei principi generali dell’ordinamento italiano e degli standard di diritto internazionale.

NOTE:
1: Le informazioni sui minori residenti non sono complete, poiché trascurano gruppi di minori che per diversi motivi non vengono registrati negli elenchi anagrafici. Il numero dei residenti relativo alla componente minorile fotografa solamente alcuni gruppi di minori: a) quelli non comunitari che vivono con i genitori o con i parenti, con regolare permesso di soggiorno e in possesso dei requisiti per l’iscrizione anagrafica, che hanno provveduto a farla; b) quelli comunitari che vivono con i genitori o con i parenti che hanno provveduto all’iscrizione; c) quelli comunitari non accompagnati per i quali il tutore o l’affidatario abbiano provveduto all’iscrizione anagrafica [3]; d) i minori non accompagnati affidati a comunità di accoglienza per i quali il responsabile della convivenza abbia proceduto all’iscrizione anagrafica.
2: Fonte Istat al 1° gennaio 2010
3: Istat, Indicatori demografici 2010.
4: Fonte: Comitato per i Minori stranieri, al 31 dicembre 2010
5: (tre anni di permanenza in Italia o due anni di partecipazione ad un programma di integrazione, oltre al requisito dell’apertura della tutela o dell’affidamento). I requisiti valgono anche per quei minori giunti prima dell’approvazione della legge 94, cioè prima dell’8 agosto 2009.
6: Fonte: Save the Children, agosto 2010.

- Scarica il rapporto di Save the Children in pdf

 

 

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05 febbraio 2011
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