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Bella addormentata

Su un argomento incandescente e apassionante, un film forse un po' troppo prudente

11 settembre 2012

Noi vi segnaliamo...
BELLA ADDORMENTATA
di Marco Bellocchio

Sullo sfondo della drammatica vicenda di Eluana Englaro - in coma vegetativo per 17 anni e morta il 9 febbraio 2009, per interruzione dei suoi supporti vitali - si snodano le storie di diversi personaggi collegati emozionalmente al caso. L'approvazione o meno di una legge manda in crisi un senatore, diviso tra la fedeltà al partito o alla sua coscienza; e, aggiunto a questo, la figlia Maria si batte strenuamente per la vita di Eluana protestando di fronte alla clinica in cui è ricoverata. Ma Maria, ironia della sorte, si innamorerà proprio del 'nemico' Roberto, schierato dalla parte di chi è a favore della morte della ragazza. Parallelamente, scorre sia la vicenda di una grande attrice che, sostenuta dalla fede, spera vivamente nella guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile; sia quella della disperata Rossa, che decisa a morire cerca di superare le obiezioni poste da un giovane medico, di nome Pallido.

Anno 2012
Nazione Italia, Francia
Produzione Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenez per Cattleya, Rai Cinema in collaborazione con Friuli Venezia Giulia Film Commission, Babe Film
Distribuzione 01 Distribution
Durata 110'
Regia, Soggetto Marco Bellocchio
Sceneggiatura Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Fotografia Daniele Ciprì
Con Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Gian Marco Tognazzi, Roberto Herlitzka
Genere Drammatico


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"La colpa di Beppe Englaro fu di voler compiere alla luce del sole e nel rispetto della legge quello che ogni giorno si fa in silenzio in molte famiglie. Restituire la dignità della morte alla figlia Eluana, già persa alla vita da 17 anni. Staccare la spina di un accanimento terapeutico senza senso e senza speranza per Eluana, che serviva ad altri per altri scopi. E’ la scelta compiuta in tempi recenti dai due uomini più amati della chiesa, Carol Wojtyla e Carlo Maria Martini. Ma la chiesa, come tutti i poteri italiani, dei quali rimane l’archetipo, non è interessata tanto al rispetto autentico della legge morale, quanto al pubblico atto di sottomissione. Per averlo rifiutato, papà Englaro ha pagato un prezzo enorme. Gerarchie e associazioni cattoliche non hanno esitato a mettere in campo una propaganda infame, a usare disabili nelle manifestazioni con cartelli appesi al collo ("uccidi anche me!"), al linciaggio quotidiano ("boia", "assassino") di un padre provato da un lungo calvario. Non si sono vergognati neppure di sfruttare il potere mediatico e il grottesco magistero morale di un noto organizzatore di festini, incidentalmente presidente del Consiglio. Un abisso di degrado insomma di una chiesa già percorsa da una furibonda lotta di potere, come si rivelò poi dagli scandali.

Con tali premesse, si sarebbe potuto temere dall’autore di "i pugni in tasca" e "L’ora di religione" un eccesso di furia indignata. A sorpresa invece "Bella addormentata" ha il difetto di apparire troppo prudente. Preoccupato di "non offendere nessuno", Bellocchio intreccia storie e personaggi con una strana ansia da par condicio. In termini giuridici, si chiama eccesso colposo di legittima difesa. Non che qualcuno possa sbandierare verità assolute in questi casi. Ma alla fine i personaggi della finzione appaiono al di sotto della tensione del conflitto reale, che esplode nelle immagini di cronaca splendidamente montate. Lo splendore del cinema di Bellocchio riemerge in scene indimenticabili, come il bagno da basso impero dei senatori, oppure in figure laterali, il capo banda berlusconiano interpretato dal grandioso Roberto Herlitzcha, che distribuisce psicofarmaci per sedare i rari sussulti etici. A parte la scrittura, tutto è straordinario, regia, fotografia di Ciprì, montaggio di Francesca Calvelli, il portentoso gruppo di attori, tanto più quando i personaggi risultano meno credibili. Per esempio il politico interpretato, al solito magnificamente, da Toni Servillo. In vent’anni da cronista non mi è mai capitato di imbattermi in un parlamentare berlusconiano non tanto in preda a una crisi di coscienza, questo è capitato, ma totalmente immerso in un universo morale tanto limpido e coerente, quasi kantiano. Ma il cinema serve anche a inventare mondi paralleli."
Curzio Maltese, "la Repubblica"

"Il dibattito polemico in Italia sull'eutanasia fa da sfondo a Marco Bellocchio nella sua stimolante esplorazione della vita, dell'amore e della politica, "Bella addormentata." Situato nel 2009, quando il paese è stato diviso dalla lotta per la sorte della comatosa Eluana Englaro, la regia utilizza quattro storie per attivare il dibattito sulla sacralità della vita. Oggetto di dispute politiche, "Bella addormetata" ha numerose scene di enorme potenza, anche se la rimozione di un filo inutile di trama permetterebbe un sondaggio più profondo."
Jay Weissberg, "Variety"

"Con intelligenza e la complessità tipici, il regista Marco Bellocchio intreccia tre storie intorno al tema politicamente caldo dell’eutanasia, trasformandolo in un vero dramma nazionale italiano e in un avvincente narrazione per un pubblico sofisticato. Rifiutando di offrire risposte facili o prospettive, Bella addormentata è diretto in modo che non ha bisogno di prendere una chiara posizione sulla questione, perché, come tutti i lavori del regista, non ha alcun interesse a convincere la gente di qualcosa, ma ha un grande interesse ad illuminare la società contemporanea italiana."
Deborah Young, "Hollywood Reporter"

"Su un argomento incandescente e passionale come il caso Englaro, Bellocchio ha fatto invece un film che si sforza di ragionare. E’ questa la prima evidente qualità di Bella addormentata, dove gli ultimi giorni di vita di Luana fanno da sfondo a una serie di storie che si intrecciano (…) Così che lo spettatore si ritrova sullo schermo non il muro contro muro, ma piuttosto le tante tessere di un mosaico che deve ricostruire, mentre sullo sfondo un perfetto utilizzo del materiale del repertorio si incarica di ricordare la realtà di quei giorni (…) Dimostrando ancora una volta la capacità di leggere l’Italia e la su cronaca con una libertà che non tradisce la verità ma anche con una linearità che non annulla la complessità."
Paolo Mereghetti, "Il Corriere della Sera"

"Bella addormentata (…) un’opera destinata a suscitare probabili polemiche da destra e da sinistra per la libertà con cui, staccandosi dalla cronaca, interiorizza in dialettico dramma di coscienza il dibattito etico-politico intorno al caso di Eluana Englaro. Ambientato ai primi di febbraio del 2009, i giorni dello stacco dalle macchine, il film intreccia alcune storie principali: quella del senatore Pdl Toni Servillo (al solito attore magnifico), lacerato perché contrario alla linea del partito, e di sua figlia Alba Rohrwacker che invece è una fanatica pro movimento per la vita; di Isabelle Huppert, la cui figlia è in coma, che pur miscredente si rifugia nella religione e prega sperando nel miracolo; mentre la terza bella addormentata è la tossica Maya Sansa, salvata dal suicidio dal medico P.G. Bellocchio. Nella intonatissima fotografia di Daniel Ciprì questo concertato di voci crea un affresco stimolante e contraddittorio che implica comunque una chiara presa di posizione e che il regista padroneggia con raffinata sensibilità di scrittura."
Alessandra Levantesi Kezich, "La Stampa"

"Bellocchio e i suoi sceneggiatori, Veronica Raimo e Stefano Rulli, hanno atteso tre anni per tentare un esperimento artistico difficilissimo. Bella addormentata non è un film di ricostruzione storico-cronachistica, ma non è neanche uno di quei film in cui si finge di “parlare d’altro” (…) partendo da un contesto concreto, ricostruito con la precisione del film-inchiesta, Bellocchio gioca una scommessa artisticamente estrema, e la vince 100 per 100. la scommessa è: inventare 4 storie, montate in parallelo."
Alberto Crespi, "l'Unità"

Premio Brian alla 69ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2012) -  Fabrizio Falco ha ottenuto il Premio Marcello Mastroianni (anche per "È stato il figlio" di Daniele Ciprì).

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11 settembre 2012
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