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Bene i tagli alla politica, ma il debito della Regione cresce

Dalla relazione della Corte dei conti: "Nel prossimo triennio il buco della Regione siciliana passerà da 4.684 a 6.606 milioni"

18 novembre 2011

"La Corte dei Conti prende atto che il governo regionale, nella consapevolezza della gravità del momento a causa della situazione economico-finanziaria del Paese che impone anche alla Regione siciliana notevoli sacrifici in termini di riduzione della spesa, ha inteso anticipare attraverso l'emanazione di un apposito atto di indirizzo della giunta, alcune azioni per il contenimento dei cosiddetti costi della politica".
È uno dei passaggi della relazione che Rita Arrigoni, presidente delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, ha illustrato ieri in commissione Bilancio all'Assemblea regionale siciliana, in vista della manovra economica regionale. "Seguire le corrette procedure nella formulazione dei bilanci è una garanzia di per sè: questo, purtroppo, oggi non avviene non solo in Sicilia, ma neppure a livello nazionale".
La Corte ha sottolineato, tra l'altro, i rischi legati alle minori entrate tributarie: "il rallentamento della dinamica delle entrate tributarie, strettamente legata all'attuale andamento non positivo dell'economia, ha comportato una prudenziale stima al ribasso rispetto alle previsioni del 2011: le entrate correnti, infatti, già stimate in 14 miliardi e 689 milioni di euro, vengono imputate al bilancio 2012 per un importo di 14 miliardi e 227 milioni, con riduzione del 2,4% rispetto alle previsioni di esercizio in corso, pari a 14 miliardi e 576 milioni".
"L'onere del debito regionale subirà, nell'arco del triennio 2011/2013, un incremento di oltre il 41% rispetto al 2010: la situazione debitoria della Regione, in termini di stock, passa infatti da 4 miliardi e 684 milioni del 2010, ai 5 miliardi e 638 milioni del 2011, ai 6 miliardi e 125 milioni per il 2012, per finire alla previsione di 6 miliardi e 606 milioni per il 2013".

I magistrati contabili puntano il dito contro una serie di criticità individuate nel bilancio, in particolare rispetto ad alcune previsioni di maggiori entrate per le casse regionali: perplessità vengono espresse, ad esempio, rispetto ai 120 milioni che dovrebbero arrivare dal processo di dismissione di quote di partecipazione in società ed enti. E ancora rispetto ai 750 milioni attesi in tre anni dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare e dalla vendita dei beni dello Iacp ("a riguardo - si legge nella relazione - la Corte sollecita maggiori dettagli informativi, anche procedurali, in considerazione del fatto che analoghe manovre in esercizi precedenti non sempre hanno ottenuto risultati attesi").
La Corte dei conti esprime, infine, dubbi sulla copertura della quota di compartecipazione della Regione al fondo sanitario. La Regione, infatti, considera la quota di compartecipazione al 42,5% mentre la Corte ricorda che questa si è ormai stabilizzata al 49,11%: sono necessari, dunque, altri 635 milioni che la Regione intende ricavare anche dall'accantonamento delle accise sui prodotti petroliferi. Ma su quest'ultimo punto la Corte ha espresso un richiamo: "tale accantonamento non risulta assistito da alcuna clausola di salvaguardia".

Uno dei primi commenti sui contenuti della relazione della Corte dei Conti è arrivato dall'assessore regionale per l'Economia, Gaetano Armao. "La comunicazione della Corte dei Conti della Sicilia sulla manovra finanziaria è perfettamente in linea - come la stessa Presidente Rita Arrigoni ha affermato - con quanto emerge dalle analoghe relazioni sulle manovre finanziarie nazionali. Abbiamo ereditato una situazione di bilancio fortemente squilibrata ed abbiamo avviato con decisione la stagione dei conti in regola. Il risanamento economico intrapreso dal Governo va consolidato con la prossima legge di bilancio. Tuttavia non sono sostenibili i tagli imposti dalle norme del governo Berlusconi che porterebbero al collasso. Stiamo facendo la nostra parte nel risanare, ma occorre gradualità. Questo è quanto chiediamo al nuovo governo nazionale".

In merito alla spesa dei Fondi Comunitari, la Regione siciliana ha attivato tutte le procedure necessarie per evitare il disimpegno automatico delle somme a chiusura dell’esercizio finanziario.
Sulle criticità avanzate dalla Corte rispetto al bilancio, dall’assessorato si ribadisce che essendo stato formulato in base alla normativa vigente, tiene chiaramente in debito conto gli obiettivi di contenimento della spesa imposti dalle recenti manovre finanziari. In particolare in alcuni rilevanti settori, quali ad esempio formazione professionale e il servizio forestale, è intendimento del governo di valorizzarli ricorrendo, ove possibile anche all’utilizzo di fondi extraregionali, tenendo presente gli obiettivi che ci impone la Commissione Europea. In questo modo si raggiungerà il duplice scopo di una maggiore attivazione della spesa comunitaria e di una migliore utilizzazione delle risorse regionali.
Per raggiungere la completa copertura delle spesa sanitaria, dall'assessorato si ribadisce l'opportunità di costituire un tavolo tecnico con il Ministero, per affrontare nel merito gli aspetti della compartecipazione sanitaria, tenuto conto dei significativi risparmi già messi in atto da tre anni attraverso il piano di rientro. Senza questo naturale punto di approdo ogni ulteriore sacrificio chiesto ai siciliani risulterebbe vano perché non inciderebbe sulla questione fondamentale: giungere ad una quota di compartecipazione alla spesa sanitaria sostenibile, in base alle effettive risorse della Regione. I sacrifici imposti dal governo nazionale come si evince dalla relazione, non tengono conto in alcun modo degli sforzi operati in questi ultimi anni dal Governo regionale per la riduzione e il contenimento della spesa.

La Corte ha preso atto positivamente dell’iniziativa che il Governo regionale ha avviato già dal mese di agosto per la riduzione dei costi della politica. Quanto ai debiti della Regione, va precisato che i dati illustrati dalla Corte vanno integrati anche con la quota che la Sicilia ha via via assunto di rimborsare nei prossimi anni, né va dimenticato che la metà del debito si riferisce al risanamento di quello sanitario antecedente il 2005, attribuibile pertanto ai governi dell’epoca. Il debito è comunque sostenibile se raffrontato alla dimensione delle entrate tributarie del bilancio regionale.
"Ho confermato personalmente al Presidente Rita Arrigoni - ha concluso Armao - l'impegno del Governo a continuare sulla strada del rigore fin qui perseguita e di accogliere le proposte che verranno in aula per incrementare la qualità della spesa e venire incontro alle reali e drammatiche situazioni che vivono tanti siciliani anche attraverso iniziative per il sostegno dello sviluppo e il reddito delle famiglie e delle persone fragili".

[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, ANSA, LiveSicilia.it]

 

 

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18 novembre 2011
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