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Benedetto XVI ai farmacisti: ''L'obiezione di coscienza è un diritto che vi deve essere riconosciuto''

30 ottobre 2007

''L'obiezione di coscienza è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare direttamente o indirettamente alla fornitura di prodotti che hanno per scopo scelte chiaramente immorali come per esempio l'aborto e l'eutanasia''. Papa Benedetto XVI si è rivolto direttamente ai farmacisti cattolici, invocando per loro quel ''diritto riconosciuto'' che devono pretendere che si rispetti al di la tutto.

All'inizio dell'anno, era stata l'udienza concessa ai vertici delle amministrazioni locali del Lazio, a dare l'occasione al Papa per ribadire il proprio veto verso la pillola RU486. Alla vigilia di due manifestazioni promosse per difendere la legge sull'aborto e i Pacs, il pontefice ammonì che bisogna ''evitare di introdurre farmaci che nascondano in qualche modo la gravità dell'aborto come scelta contro la vita''. Ieri, di fronte ai partecipanti al congresso internazionale dei farmacisti cattolici, Ratzinger ha  ribadito che ''non è possibile anestetizzare le coscienze sugli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona. Il farmacista, importante intermediario tra medici e pazienti, deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, perché ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale e perché i farmaci svolgano davvero il proprio ruolo terapeutico. Qualsiasi ricerca o sperimentazione deve avere come prospettiva un eventuale miglioramento del benessere della persona, e non solo la ricerca di avanzamenti scientifici. Il perseguimento di un bene per l'umanità non può essere fatto a detrimento del bene delle persone trattate''.
In questo contesto, il Papa ha infine ripetuto il suo appello affinché i farmaci salvavita siano garantiti ai Paesi del Terzo mondo che non possono acquistarli: ''E' necessario che le diverse strutture farmaceutiche, i laboratori e i centri ospedalieri abbiano la preoccupazione della solidarietà nell'ambito terapeutico, per permettere un accesso alle cure e ai farmaci di prima necessità a tutti gli strati della popolazione, in tutti i Paesi''.

Pronta la risposta di Federfarma, l'associazione che riunisce le 16 mila farmacie italiane, all'appello del Papa: ''E' un obbligo per i farmacisti, così come previsto dalla legge - ha detto Franco Caprino, segretario dell'associazione -, garantire ai cittadini di trovare in farmacia i medicinali prescritti dal medico''. Caprino ha così voluto sottolineare il ruolo delle farmacie che per altro non possono fare obiezione di coscienza nella vendita di medicinali, come per esempio la pillola del giorno dopo, così come previsto dalla legge. Secondo il segretario di Federfarma, infatti, ''interferirebbe con il lavoro e le decisioni del medico. E costringerebbe i cittadini alla caccia della farmacia in cui si possono acquistare i medicinali 'incriminati'. Una soluzione - ha concluso - che neppure i cittadini capirebbe o accetterebbero''. ''Se non si modifica l'articolo 38 del testo unico delle leggi sanitarie non si può fare altrimenti e i farmacisti sono tenuti, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile''.

 

 

 

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30 ottobre 2007
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