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Berlusconi al processo Mediatrade

Il premier all'udienza preliminare sui diritti tv, dove è accusato di frode fiscale e appropriazione indebita

28 marzo 2011

Questa mattina il tribunale di Milano si presentava blindato. Il motivo? L'arrivo di Silvio Berlusconi all'udienza preliminare sui diritti tv, il 'processo Mediatrade', dove è accusato di frode fiscale e appropriazione indebita.
Accolto dagli applausi dei suoi sostenitori, militanti e simpatizzanti del Pdl riunitisi davanti al palazzo di giustizia, il premier è entrato alle 10 nell'edificio blindato dalle forze dell'ordine, dove si è tenuta l'udienza preliminare davanti al gup Maria Vicidomini.
Costituitesi le parti e stabilito il calendario, l'udienza è stata aggiornata al 4 di aprile, e ne sono state fissate altre due per il 2 ed il 30 maggio. Respinta la richiesta di un azionista, Marco Bava, titolare di una sola azione Mediaset, di costituirsi parte civile contro Berlusconi e gli altri 11 imputati al processo. Nessuna dichiarazione da parte del premier, che si è limitato ad ascoltare senza chiedere di intervenire, stringendo la mano ai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che rappresentano l'accusa nel procedimento Mediatrade.

Il premier era tranquillo, ha detto il suo legale Niccolò Ghedini, non escludendo che nelle prossime udienze il presidente del Consiglio possa essere interrogato: "Non escludo che il premier si farà sentire dal gup o farà dichiarazioni spontanee", ha detto Ghedini. E ai giornalisti che gli chiedevano com'era andata, dato che il premier non veniva in tribunale a Milano da quasi otto anni cioè dalle dichiarazioni al processo Sme del giugno 2003, Ghedini ha risposto ironico: "Ci è mancato tanto".
Uscito dal palazzo di giustizia, Berlusconi si è fermato davanti al gazebo allestito dai suoi sostenitori. "Silvio devi resistere resistere resistere" e "La politica nei seggi elettorali e non nei tribunali", questi alcuni dei cartelli esposti dai militanti del Pdl. "Tutto bene", ha detto ai suoi, "è andata bene, sarò in aula per la prossima udienza". Poi è salito sul predellino dell'auto da dove li ha salutati, sorridendo, prima di allontanarsi protetto da un cordone di forze di polizia.
Non sono mancati disordini e momenti di tensione fuori dal palazzo di giustizia fra i supporter di Berlusconi ed i suoi contestatori. "Dimissioni, dimissioni", hanno scandito i sostenitori di Antonio Di Pietro, mentre dall'altra parte hanno risposto con un "Silvio, Silvio". Alcuni rappresentanti dell'Italia dei Valori reggevano uno striscione con scritto: "Bentornato, dentro ti stanno aspettando". Molti gli agenti di polizia a presidiare le entrate del palazzo, per tenere lontani cronisti e curiosi, e per evitare scontri.

Prima di andare in tribunale, Berlusconi ha parlato del processo sui diritti televisivi e delle sue vicende giudiziarie intervenendo a 'Mattino 5', tornando ad attaccare sinistra e giudici e a definirsi un perseguitato. Il processo Mediatrade "rientra come quelli precedenti in un tentativo che viene fatto per cercare di eliminare il maggiore ostacolo che la sinistra ha nella conquista del potere. Sono accuse infondate e ridicole", ha detto il premier alla trasmissione di Maurizio Belpietro. La procura di Milano "ha dimostrato una volontà persecutoria che non si ferma nemmeno davanti all'evidenza e al ridicolo", ha continuato Berlusconi, precisando: "non mi sono mai occupato" della compravendita di diritti cinematografici. "Dal gennaio 1994, quando sceso in politica, mi sono allontanato dalle aziende che ho fondato. I diritti tv venivano acquistati da una sezione di Mediaset che passavano all'ufficio acquisti i film da comprare", ha detto il presidente del Consiglio.
L'obiettivo dei giudici e della sinistra è "tenere sotto la spada di Damocle il presidente del Consiglio perché è un avversario politico". E ancora: "Il comunismo in Italia non si è mai concluso e non è mai cambiato, cerca di usare qualsiasi mezzo per annientare l'avversario".
Su Mediatrade e sugli altri processi, il premier ha ripetuto: "Sono l'uomo più imputato dell'universo e della storia". I giudici di Milano "sanno bene di non poter arrivare alla condanna, ma vogliono gettare fango su di me o sulle mie aziende", ha insistito il capo del governo, "mi fanno perdere tempo e soldi". Secondo il calcolo del premier, si tratta del 25esimo processo, cui partecipa come imputato: "24 conclusi con archiviazione e assoluzione con formula piena per non aver commesso i fatti - ha aggiunto - Me ne restano sei: cinque civili ed uno penale. In 17 anni sono oltre 1000 i magistrati che se ne sono occupati senza successo".
Quando potrà, ha detto ancora il premier, si presenterà a tutte le prossime udienze processuali, cercando di non sospendere mai i processi, anche se sono "tutti processi assurdi e costruiti sul nulla", ha aggiunto. "Ho più volte giurato sui miei cinque figli e sui miei sei nipoti che nessuno dei fatti su cui la Procura di Milano ha costruito le sue accuse è vero".

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28 marzo 2011
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