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Berlusconi condannato e con l'uveite

Caso "Bnl-Unipol": il Cavaliere condannato per concorso in rivelazione del segreto d'ufficio. Invece, per colpa di un uveite...

08 marzo 2013

Silvio Berlusconi è stato condannato a un anno di carcere. Il collegio della quarta sezione penale presieduto da Oscar Magi ha accolto la richiesta del pm Fabrizio Romanelli e condannato l'ex premier per concorso in rivelazione del segreto d'ufficio per il passaggio di mano dell'intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte nella tentata scalata di Unipol a Bnl.
I giudici hanno anche condannato Paolo Berlusconi a 2 anni e 3 mesi (l'accusa aveva chiesto 3 anni e 3 mesi) per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio. L'editore del 'Il Giornale' è stato invece assolto dell'accusa di ricettazione e, come chiesto dall'accusa dal reato di millantato credito. Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni.

Al centro dell'inchiesta la diffusione della telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte all'epoca della mancata scalata di Unipol alla Bnl. Un'intercettazione (con la famosa frase "Abbiamo una banca") pubblicata da 'Il Giornale', di cui Paolo Berlusconi è editore, il 31 dicembre 2005. Per l'accusa il Cavaliere avrebbe ascoltato il nastro, nella sua villa di Arcore, la vigilia di Natale. Presenti il fratello Paolo e due imprenditori, Roberto Raffaelli e Fabrizio Favata. Sono loro a portare in dono a Berlusconi la telefonata, estratta dai pc della Procura di Milano quando non era ancora depositati agli atti.

"Non ho mai ascoltato conversazioni del genere" altrimenti "me lo ricorderei", le parole di Berlusconi, pronunciate il 7 febbraio 2012, al gup Maria Grazia Domanico. Una versione che non ha convinto né l'accusa né i giudici. Con quella pubblicazione su 'Il Giornale' di una "conversazione particolarmente significativa" coperta da segreto istruttorio "viene danneggiata una persona di sicuro: Piero Fassino, parlamentare e uomo dell'opposizione". Fassino è l'allora segretario Ds e "le elezioni sono dietro l'angolo". Per l'esponente del Pd i giudici hanno stabilito un risarcimento di 80 mila euro, più 10 mila euro di spese legali, contro un milione chiesto dal legale della parte civile. Carlo Federico Grosso, legale della parte civile di Fassino, ha commentato così la decisione dei giudici di Milano: "Rispettiamo la decisione, rispettiamo la cifra, si trattava di un problema di principio, anche rispetto alla richiesta di archiviazione della Procura, e il principio è stato salvato".

Commentando la sentenza, Berlusconi ha affermato: "E' davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent'anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese". "Soltanto una vera e completa riforma della giustizia potrà consentire che ai cittadini italiani - ha sottolineato - non accada ciò che continuamente accade a me da 20 anni e che continuerà ad accadere, poiché sono ben conscio che anche nei prossimi appuntamenti giudiziari non vi sarà spazio per le doverose assoluzioni che dovrebbero essere pronunciate nei miei confronti e che solo in Corte di Cassazione sarà possibile, come accaduto puntualmente ieri, ottenere giustizia". "Per la pubblicazione su un giornale non controllato in alcun modo da me, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell'epoca, mi si condanna - ha osservato - perché avrei prima della pubblicazione ascoltato la intercettazione in oggetto. Mai l'ho ascoltata ma anche se l'avessi ascoltata, e non è vero, tutti hanno escluso che vi sia mai stata una mia compartecipazione a tale pubblicazione".

Il legale del Cavaliere, Niccolò Ghedini, ha sottolineato: "Così come da ovvia previsione, il Tribunale di Milano, presieduto da un giudice che alcuni anni or sono aveva già condannato il presidente Silvio Berlusconi con una sentenza poi riformata in senso assolutorio in appello e in Cassazione e con uno dei giudici a latere che lo aveva condannato pochi mesi or sono nel processo cosiddetto 'diritti', lo ha incredibilmente condannato, contro ogni evidenza processuale e contro ogni dichiarazione dibattimentale".
Per il segretario del Pdl, Angelino Alfano, "è sempre più chiaro che vi è un tentativo di eliminazione di Silvio Berlusconi per via giudiziaria, essendo fallito quello per via elettorale e democratica. Il Popolo della libertà reagirà con tutta la forza di cui dispone - ha assicurato - per difendere la democrazia italiana da questo tentativo di eliminare, per via giudiziaria, il leader politico più votato negli ultimi venti anni".

Intanto oggi, Silvio Berlusconi è stato ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano. Ieri il suo medico personale gli aveva diagnosticato un uveite bilaterale che gli ha fatto saltare i suoi ultimi impegni politici, televisivi e giudiziari.
"La patologia di Berlusconi non rappresenta un legittimo impedimento assoluto e per questo il processo sul caso Ruby deve proseguire", ha sostenuto in Aula il sostituto procuratore di Milano Ilda Boccassini che ha sottolineato come inizialmente, l'uveite bilaterale di cui soffre l'ex premier non sia stata avanzata come primo legittimo impedimento, ma solo attraverso tre successivi certificati medici che rappresentano "un'escalation per fermare l'udienza di oggi. Io, invece, chiedo che venga respinto il legittimo impedimento e si possa procedere".

Con una "breve cronistoria" Boccassini ha spiegato che il primo fax della difesa, datato 6 marzo, annuncia per oggi un legittimo impedimento perché Berlusconi deve "presenziare a una riunione a Palazzo Grazioli", residenza privata del Cavaliere, con i vertici del Pdl.
Ieri un altro fax "annulla il legittimo impedimento per impegni istituzionali" e ne chiede uno nuovo "per condizioni di salute" allegando una "documentazione medica su carta intestata dell'ospedale San Raffaele datata 5 marzo", in cui si parla di "uveite bilaterale e si prescrive un periodo di almeno sette giorni di totale riposo e cura a domicilio". Un secondo certificato medico spiega che "al momento è controindicata qualsiasi attività che prevede fonte di luce intensa".
Nel primo fax, quando viene chiesto il primo legittimo impedimento "non si fa cenno dei motivi medici, sebbene già noti. Nulla viene detto perché Berlusconi ritiene che la malattia non sia da ostacolo" alle sue attività politiche. Un nuovo certificato di ieri, evidenzia come "la mancata adesione" ai consigli medici "può implicare delle complicazioni della patologia". Per l'accusa "è di tutta evidenza che un medico serio avrebbe dovuto evidenziare questi rischi subito" ed è altrettanto "chiaro che la patologia di Berlusconi non possa rappresentare un impedimento assoluto".

I giudici di Milano sono in Camera di Consiglio per decidere sul legittimo impedimento. I legali del Cavaliere sostengono che la patologia di cui soffre Berlusconi è tale da impedirgli la sua presenza in aula. Anche se "il processo a Berlusconi è sempre qualcosa di nuovo, le malattie non hanno un ordine previsto dalla Procura. Ritenevamo legittimo il primo impedimento, poi con l'aggravarsi del suo stato di salute abbiamo fatto presente un impedimento medico", dice il solito avvocato Ghedini.
Invita ad abbandonare "la logica del sospetto" il legale Piero Longo che sottolinea la difficoltà di poter "inventare o esagerare una patologia così da evitare oltre a questa udienza anche un incontro in programma con Monti". Per Longo "il problema è un altro: come sta adesso Silvio Berlusconi? Ha una patologia tale da non poter venire se non a rischio della sua salute? Il tribunale dovrà decidere se è legittimato a non esserci". [Adnkronos/Ign]

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08 marzo 2013
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