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Berlusconi e la "dittatura dei giudici"

L'eroico e un po' matto premier contro lo strapotere dittatoriale della magistratura

14 marzo 2011

"La stella polare della nostra azione è fissata nei cinque punti programmatici. Fedeli al programma elettorale, stiamo tenendo fede a tutti gli impegni assunti. E finalmente abbiamo approvato anche la riforma della giustizia". E' quanto ha sottolineato Silvio Berlusconi in un messaggio ai 'Promotori della libertà'.
Una riforma che, secondo il premier, "restituirà ai cittadini la fiducia nella giustizia", una fiducia che "oggi è zero". "Una riforma che ho definito epocale - ha ricordato - perché è rivolta a creare le condizioni per restituire ai cittadini la fiducia in un servizio fondamentale dello Stato quale deve essere la giustizia giusta, che si ottiene attraverso un giusto processo, il processo dove l'accusa e la difesa sono poste sullo stesso piano di fronte a un giudice finalmente terzo, finalmente indipendente dal pm".
Una riforma, quella approvata nei giorni scorsi dal governo, che "non è una legge ad personam - ha puntualizzato Berlusconi - non è una riforma per una persona o contro una persona, perché non si applica ai processi in corso e quindi l'opposizione non potrà dire che si applica ai miei processi".
"Questa volta - ha avvertito il Cavaliere - indietro non si torna, anche se noi, con lo spirito liberale che ci muove, saremo sicuramente aperti a integrazioni e a miglioramenti che potranno anche esserci suggeriti dai nostri oppositori purché non si snaturi l'impianto complessivo della riforma". "Io sono convinto - ha affermato - che il testo che presentiamo al Parlamento sia un testo molto equilibrato, che metterà alla prova l'effettiva credibilità della sinistra e la sua disponibilità al dialogo".

"Questa riforma può rappresentare davvero un passo avanti fondamentale per il rafforzamento della nostra democrazia. Chi questa volta si tirerà indietro non avrà nessuna giustificazione" ha ammonito ancora il presidente del Consiglio che cita Alexis de Toqueville, che "diceva: 'Tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici'. Ecco con questa riforma noi cercheremo di evitare che questo ci accada e voi dovete darci una mano per spiegarlo a tutti gli italiani".
Berlusconi ritiene che "se nessuna impresa straniera viene più a investire in Italia, il primo motivo è proprio l'assenza di un processo affidabile e di durata ragionevole" ed è tornato anche a puntare il dito contro Fini e i suoi, "giustizialisti e statalisti", che "si sono messi sempre di traverso, in accordo con le correnti di sinistra della magistratura". "Ora che Fini e i suoi non sono più con noi - è tornato a ribadire - la maggioranza - anche se più limitata nei numeri - è più coesa e determinata e questo ci consentirà di portare in Parlamento una riforma costituzionale della giustizia assolutamente equilibrata e moderna". Anche se "nei prossimi giorni e nelle prossime settimane dovremo rispondere ai numerosi attacchi che la sinistra e le toghe rosse hanno già iniziato a rovesciarci addosso nel tentativo di ostacolare ed evitare questa riforma". "Noi - ha attaccato - siamo un grande partito riformatore che si deve confrontare con una opposizione conservatrice che non fa l'interesse del Paese per fare il male di Berlusconi".
Il primo intervento, ha detto il premier, "sarà la separazione delle carriere tra la magistratura giudicante e l'ordine degli avvocati dell'accusa, che sarà sancita con l'istituzione di due Csm, entrambi presieduti dal capo dello Stato, con un eguale numero di consiglieri togati cioè di magistrati e di consiglieri laici, cioè consiglieri nominati dal Parlamento". In questo modo, ha sottolineato Berlusconi, "si porrà fine allo strapotere delle correnti politicizzate della magistratura, che hanno trasformato il Consiglio Superiore della Magistratura in una specie di Terza Camera politica sempre pronta a criticare il governo e il Parlamento e ad intervenire addirittura con commenti sulle leggi in discussione alle Camere".
Poi, "il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale rimarrà ma dovrà essere applicato secondo i criteri che saranno previsti dal Parlamento ogni anno. L'obbligatorietà si è ormai trasformata in un'assoluta discrezionalità dei pm, che perseguono preferibilmente le ipotesi di reato con alta visibilità mediatica e contro i nemici politici". "Con la riforma - ha spiegato ancora - sarà il Parlamento a indicare le priorità su cui intervenire con l'azione penale. Terza innovazione: in applicazione del principio che la legge è uguale per tutti, anche i magistrati dovranno rispondere sul piano civile del loro operato, e quindi degli eventuali gravi errori commessi".
Secondo Berlusconi, "se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la storia recente dell'Italia sarebbe stata diversa". Insomma, il Cavaliere non ha dubbi: "Non ci sarebbe stata quella esondazione della magistratura dagli argini costituzionali che ha portato ad annullare un'intera classe di governo nel 1992-93, che ha causato l'abbattimento del nostro primo governo nel 1994, che ha determinato anche la caduta di un governo di sinistra a causa della loro improvvida proposta di riformare la giustizia avanzata dal ministro Mastella, così come non si sarebbe potuto portare avanti il tentativo tuttora in corso di eliminare il governo in carica per via giudiziaria. Lo dico con il massimo della serenità e dell`oggettività, perché questi sono fatti ormai consegnati alla storia".

Silvio Berlusconi, collegandosi poi per telefono con Torino, durante la presentazione del candidato sindaco del centrodestra Michele Coppola, ha detto: "Tutte le persone sagge e con la testa sulle spalle mi hanno detto 'non presentare adesso la riforma della giustizia perché altrimenti chissà cosa ti fanno' io invece avendo ritenuto di aver raggiunto una maggioranza in grado di farla ho detto non mi importa niente. Sono coraggioso e temerario, forse anche un po' eroico e matto e ho detto variamo subito questa importante riforma e così abbiamo fatto nel Consiglio dei ministri straordinario di giovedì".

Agli attacchi di Berlusconi, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha risposto in un'intervista a Sky Tg 24: "In Italia non c'è una dittatura dei giudici". "Anche se nobilita la cosa citando Tocqueville, dice che c'è una dittatura dei giudici che - rimarca il presidente della Camera - non credo in Italia ci sia".
"Berlusconi ha bisogno di un capro espiatorio e si sa che a volte eccede...", ha detto poi commentando le affermazioni di Berlusconi secondo cui la riforma della giustizia sarebbe stata ostacolata in passato dallo stesso Fini. "Se vuole dare a me la responsabilità, me la prendo", ha aggiunto Fini. E comunque, ha ricordato il presidente della Camera, le ipotesi di riforma della giustizia formulate in passato "non andavano nella direzione giusta e non facevano l'interesse del Paese".
Mentre su questo testo sembra che Fli sia possibilista, come ha confermato lo stesso Fini: "E' vero che non è ad personam, ma certi punti vanno chiariti", ha spiegato infatti il presidente della Camera. Che auspica un confronto "senza pregiudizi" sulla riforma della giustizia ma "con diffidenza e cautela su alcune questioni" come l'obbligatorieta dell'azione penale. Secondo il leader di Fli è "giusto" dunque sedersi al tavolo anche perché, osserva, "ha ragione Berlusconi quando dice che non è ad personam. In Parlamento poi si discute e si entra nel merito, anche perché quella che è uscita dal Cdm è solo una cornice e bisogna discutere perché ci son diverse questioni da chiarire".
Sulla modificabilità della Costituzione Fini dice che "non è intangibile" ma che la Carta non può essere cambiata "a colpi di maggioranza". "Io non dico che la Costituzione sia intangibile. La Costituzione può essere modificata - spiega -. Il problema è: come? A colpi di maggioranza o cercando maggioranza condivise? Io credo che le riforme che riguardano le regole comuni debbano essere fatte con ampie maggioranze".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

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14 marzo 2011
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