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Berlusconi farà causa allo Stato e si rivolgerà al tribunale di Strasburgo

Davanti a quella che la Procura di Milano chiama "evidenza della prova" il Pdl compatto difende il Cavaliere

10 febbraio 2011

La procura di Milano ha inoltrato ufficialmente al gip la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi per entrambi i reati contestati nella vicenda Ruby: la concussione e la prostituzione minorile. I magistrati del capoluogo lombardo ritengono "sussistere l'evidenza della prova", condicio sine qua non per imboccare quell'autostrada prevista dal codice che permette di saltare l'udienza preliminare.

E il premier torna ad attaccare i pm. "Sono dei processi farsa, accuse infondatissime" ha attaccato il Cavaliere in conferenza stampa a Palazzo Chigi. E ancora: "Queste pratiche violano la legge, vanno contro il Parlamento, la procura di Milano non ha competenza territoriale né funzionale". Il premier è convinto del fatto che la concussione non ci sia, non esista, sia "risibile", e spiega di essere intervenuto "perché preoccupato di un incidente diplomatico internazionale". "Sono cose pretestuose - ha aggiunto -, a me spiace che queste cose abbiano offeso la dignità del Paese e hanno portato fango all'Italia".
Berlusconi ha apostrofato l'inchiesta e gli ultimi risvolti giudiziari che lo riguardano come "una vergogna, uno schifo". "Alla fine nessuno pagherà - dice il capo del governo -, alla fine come al solito pagherà lo Stato. Farò una causa allo Stato visto che non c'è responsabilità dei giudici", ha annunciato il presidente del Consiglio. Le indagini dei giudici milanesi, secondo Berlusconi, "hanno solo una finalità di disinformazione mediatica. Io non sono preoccupato per me, sono un ricco signore che può passare la sua vita a fare ospedali per i bambini del mondo...", ha concluso il premier, annunciando che il governo farà qualcosa proprio per introdurre "una responsabilità dei magistrati".

Ma cosa contiene la richiesta di rito immediato presentata dalla Procura di Milano al gip? "A seguito di attenta ricognizione dei problemi di diritto e di scrupolosa analisi dei precedenti, - ha scritto il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati - questo ufficio ha ritenuto di non doversi discostare dalla linea costantemente seguita a Milano (come negli altri uffici giudiziari) in tema di richiesta di giudizio immediato anche per i reati connessi, essendo pienamente assicurate le garanzie di difesa".
A sostegno della richiesta di rito immediato, i pm meneghini hanno inviato 782 pagine di documenti. Molte carte, ha spiegato Bruti Liberati, riguardano le copie di richiesta di intercettazione e il contenuto delle fonti di prova "ma non c'è molto di più - ha aggiunto - rispetto a quanto contenuto nell'invito a comparire" che era di circa 600 pagine. Per le telefonate intercettate in cui parla il presidente del Consiglio, la procura di Milano non chiederà comunque l'autorizzazione alla Camera. Come ha spiegato Bruti Liberati, infatti, la richiesta non verrà avanzata in quanto tali conversazioni sono "irrilevanti ai fini dell'inchiesta" e dunque le "quattro o cinque" conversazioni telefoniche con il Cavaliere presenti nell'inchiesta "saranno distrutte". "Non le abbiamo nemmeno fatte trascrivere e non chiederemo alla Camera l'autorizzazione per il loro utilizzo" ha ribadito il procuratore.

Oltre alla richiesta di giudizio immediato per il premier, i pm hanno inviato al gip una memoria in cui ritengono non sussistere l'ipotesi "di reato ministeriale". "È stata trasmessa al gip una memoria nella quale, a seguito dell'esame degli atti ricevuti dalla Camera e da quelli depositati dalla difesa, si espongono le ragioni per le quali questo ufficio ritiene che in ordine alla concussione non sussiste ipotesi di reato ministeriale" ha spiegato, in una nota, il procuratore capo Bruti Liberati sottolineando così come la procura ritenga che la competenza sia del tribunale di Milano e non del tribunale dei ministri.
Nel frattempo, la procura dei minori ha iscritto nel registro degli indagati Ruby, la giovane marocchina al centro dell'inchiesta sulle feste ad Arcore, per aver fornito false generalità. Lo ha riferito proprio Bruti Liberati, precisando che l'episodio si riferisce allo scorso maggio, quando la ragazza fu portata in questura dove fornì informazioni false, con riferimento alla sua data di nascita, spacciandosi per un anno più grande di quello che era.

"A Milano si sta consumando un caso gravissimo di uso politico della giustizia in un Paese come l'Italia che pure negli ultimi 17 anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico". Queste le parole contenute nel documento dell'ufficio di presidenza del Pdl stilato ieri al termine della riunione a palazzo Grazioli e comunicato dal portavoce Daniele Capezzone. Nel documento si parla di "dispiegamento di mezzi senza precedenti" da parte della Procura di Milano che ha sottoposto "ad illegittimo controllo l'abitazione del capo del governo", metodi che "evidenziano quale pericoloso conflitto ormai vi sia tra l'autorità giudiziaria e la sovranità popolare". Per il partito di maggioranza, dunque, sono venuti meno i contrappesi nei rapporti tra i poteri dello Stato e "l'applicazione arbitraria di principi astratti come l'obbligatorietà dell'azione penale e l'affermarsi della 'giurisprudenza creativa' rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura trasformando di fatto l'ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile" e privato i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto "a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo".
La decisione della Procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato contro Berlusconi, nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera, "denota - si legge in uno dei passaggi contenuti nel documento - disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche, e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato".
Per il Pdl "la Procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in spregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico, calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico", e si cita in particolare il caso della richiesta di giudizio immediato reso noto in concomitanza con l'annunciato consiglio dei Ministri sul rilancio dell'economia.
La tempistica calibrata si registrerebbe anche in relazione alla potenziale "dirompenza istituzionale" delle iniziative giudiziarie, come nel caso dell'invito a comparire notificato all'indomani di una sentenza della Corte Costituzionale che avrebbe potuto contribuire al ripristino di un equilibrio tra poteri dello Stato.
"Il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale - si legge nel documento - mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza, che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo". "A tal proposito - continua il documento - dispiace rilevare la assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del garante per la privacy rispetto al diritto costituzionalmente protetto che tale autorità è chiamata a tutelare".
L'ufficio di presidenza del Popolo della libertà esprime "pieno sostegno al presidente Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell'Occidente" e stabilisce di "avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune inziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell'Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero dei cittadini". Il riferimento cronologico è evidentemente all'avviso di garanzia giunto nel novembre 1994, ma anticipato a mezzo stampa, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando presiedeva il vertice internazionale di Caserta.

Durante l'ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli, hanno riferito alcuni presenti, Berlusconi è tornato a difendere la sua estraneità alle accuse dei pm di Milano. In particolare si sarebbe soffermato sugli sms inviati dalla soubrette Sara Tommasi. "Mi dispiace, questa ragazza, come avete visto, si sta rovinando la sua vita con le sue stesse mani", avrebbe detto. Il premier avrebbe spiegato poi che oggi, in occasione delle celebrazioni della 'Giornata del ricordo' al Quirinale, incontrando il capo dello Stato Giorgio Napolitano non ha escluso che avrebbe potuto parlare con lui dell'inchiesta sul caso Ruby. Ma fonti del Colle hanno precisato che al Quirinale non risulta alcun incontro, né richiesto, né fissato, tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e Berlusconi.

Oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha spiegato che il governo potrebbe decidere di presentare un esposto alla Corte europea dei diritti dell'uomo denunciando la presunta violazione della privacy di Silvio Berlusconi da parte dei magistrati milanesi titolari dell'inchiesta, ricordando che "c'è una giurisprudenza molto ricca in materia". Una causa che, ha precisato il ministro, non sarebbe "un rimedio straordinario" perché "quando un cittadino si sente danneggiato ha diritto a rivolgersi al giudice competente per ottenere tutela". Precisando poi questa possibilità il responsabile della Farnesina ha chiarito che nelle vicende che vedono coinvolto il premier, "c'è una violazione della privacy che può essere portata non solo davanti a un tribunale italiano, ma credo anche dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo".
L'idea di procedere contro la procura milanese per via giudiziaria non sembra però convincere tutto il governo. "Fatemi qualche domanda interessante", ha replicato ad esempio il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ai giornalisti che gli chiedevano un commento sull'annuncio fatto ieri da Silvio Berlusconi di voler fare causa allo Stato.
L'iniziativa del premier incontra inoltre l'ironia dell'opposizione. "Boutade per boutade: se il presidente del Consiglio intende far causa allo Stato, dopo che la procura di Milano ne ha chiesto il giudizio immediato, allora anche cittadini hanno diritto di fargli causa", dice Nino Lo Presti, parlamentare di Futuro e libertà . "Il motivo? Il capo del governo - spiega - con la sua condotta, sta provocando danni all'immagine dell'Italia".

[Informazioni tratte da Corriere.it, Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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10 febbraio 2011
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